Due passi avanti e uno indietro

Sul piano politico la vera vittoria americana dopo l’occupazione militare dell’Iraq è stata la disunione dell’Europa. Le divergenze tra i leaders europei, tra chi proponeva come Chirac e Schroeder una linea autonoma dall’egemonismo Usa, e chi, al contrario, come Aznar e Berlusconi, si subordinavano alla volontà di Bush e mettevano in campo uomini e mezzi militari per la "pacificazione" dell’Iraq, ha vanificato in un sol colpo più di venti anni di laboriose trattative e iniziative politiche di costruzione europea. Discorso a parte merita Blair, che come tutti i precedenti dirigenti inglesi, ha sempre affiancato con proprie truppe gli Usa, diventando la quinta colonna in Europa (non dimentichiamo che De Gaulle non voleva l’Inghilterra nella nascente Europa, perché rappresentava una contraddizione reale con il suo disegno politico di emancipazione dagli Usa!). Questa è la realtà e non si può far finta che tutto è come prima, secondo laretorica ufficiale sulla costruzione europea.

Ora gli Usa, dopo aver realizzato la guerra di aggressione in Iraq con l’intento di controllare le risorse petrolifere, dividere l’Europa per impedirne il suo rafforzamento e le scelte autonome in sintonia con Russia e Cina, nonché per ricattarla con il possesso delle fonti energetiche, hanno ritenuto opportuno non forzare più la mano e riannodare, invece, il dialogo con tutti i paesi che si sono opposti all’invasione.

L’occasioni di dialogo sono state due: il vertice del G/8 in Francia, nel quale Chirac ha invitato pure la Cina ed altri paesi; il 300° anniversario della fondazione della città di S. Pietroburgo. Ovviamente le divergenze di fondo tra Stati Uniti e Inghilterra da una parte e Francia, Germania, Russia e Cina dall’altra sono rimaste. I toni però si sono abbassati, anche perché, in precedenza, nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stata trovata una formula di accordo sulla situazione in Iraq, riconoscendo ad Usa ed Inghilterra lo status di potenze occupanti, e non quello di potenze che hanno liberato il paese dalla "dittatura di Saddam". Resta però il fatto che Russia, Cina, Francia e Germania hanno ritirato dal loro linguaggio i toni polemici del periodo precedente il conflitto, ritenendo utile la collaborazione economica e commerciale con gli Usa.

Tuttavia, anche questo nuovo approccio risulterà di breve periodo, perché gli Usa, rimetteranno in moto la loro macchina da guerra sia per normalizzare l’Iraq, scosso da azioni di guerriglia, sia per allargare il conflitto ad altri paesi, determinando così un nuovo strappo con le altre potenze, nel tentativo di mantenere la loro egemonia sul piano mondiale conquistata dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Insomma ormai appare chiara la strategia americana: fare due passi avanti e poi uno indietro; l’importante è mantenere la tabella di marcia prevista con la cosiddetta "guerra infinita". Viene da pensare, che Bush e servizi CIA abbiano lasciato il campo libero ai terroristi per eseguire i loro tremendi piani, proprio per avere il conforto dell’opinione pubblica americana nelle guerre infinite che pensano di scatenare, così come scrisse Vidal nel libro "L’età dell’oro" per F.D. Rooswelt, il quale dai servizi informativi sapeva che il Giappone si apprestava a bombardare alcune basi americane in Asia ed ha rallentato l’informazione alla sua marina per l’immediata allerta, proprio per trovare la giustificazione di intervento nella seconda guerra mondiale, dopo le sue promesse elettorali che gli Usa, sarebbero intervenuti in guerra soltanto se attaccati.

10 luglio 2003
Giuseppe Amata

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