Nuove scelte di Bush
e politica egemonica Usa

I primi atti della presidenza dì G. Bush junior segnano un cambiamento della politica americana, rispetto al periodo di Bill Clinton, in direzione di un tentativo di rafforzamento dell’egemonia americana nel mondo.

Ovviamente, ciò non significa che l’America di Clinton non ricercasse l’egemonia. Solo che questa ricerca avveniva, quando possibile con mezzi economici, compresi i blocchi, mediazioni e compromessi diplomatici; diversamente con l’uso della forza e le aggressioni militari, vedi Iraq, Jugoslavia, ecc.

Tuttavia, nonostante le aggressioni o le subdole politiche di infiltrazione sulla base del principio divide et impera, l’America che Clinton ha consegnato a Bush non scorge un orizzonte mondiale libero da antagonismi alla sua potenza egemonica tale da potersi considerare l’incontrastata dominatrice del XXI secolo, per come pensava dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica e del sistema di alleanze da essa realizzato.

Ciò per vari motivi e non ripeterò quanto scritto in precedenza in altri articoli. Riepilogherò piuttosto dicendo che:

1) i popoli ed i governi hanno resistito sia alle aggressioni, come in Iraq ed in Jugoslavia, sia alla politica dei blocchi economici, come nella Repubblica Popolare Democratica della Corea ed a Cuba;

2) la Repubblica Popolare Cinese si è opposta all’egemonismo americano e si oppone decisamente allo scudo spaziale americano, mentre la sua economia si è notevolmente rafforzata e modernizzata, pur presentando diverse contraddizioni (altre volte discusse);

3) la Russia di Putin in politica estera ha definitivamente abbandonato le sciagurate scelte eltsiniane dei primi anni ’90 e sta impostando sia una nuova politica di difesa militare in risposta all’allargamento della Nato ed allo scudo spaziale americano, sia una politica estera sulla falsariga delle precedenti alleanze del periodo sovietico, dopo la normalizzazione delle relazioni con la Cina: i viaggi di Putin in Corea del Nord, Cuba, Vietnam, India, Iran, in Europa ed in altri paesi lo attestano;

4) l’Unione Europea, nonostante la presenza di molti suoi paesi nella Nato, per la forza economica che rappresenta si scontra con gli interessi americani per un suo rilancio nell’arena economica mondiale, tant’è che paesi come la Francia, in sede Onu, hanno votato in modo espressamente diverso dagli Usa.

Esaminiamo gli atti di Bush che denotano palesemente rettifiche rispetto al periodo precedente:

a) una decisa accelerazione al progetto di scudo spaziale ed in generale alla politica di riarmo;

b) la vendita di armi sofisticate a Taiwan per rafforzare in quel paese tutte le spinte all’indipendenza dell’isola e quindi per contrapporre Taiwan alla madrepatria;

c) il sostegno alle posizioni più oltranziste nella Corea del Sud per scoraggiare il dialogo tra le due Coree e per impedire la normalizzazione delle relazioni tra RPDC ed Usa, avviata con la vìsita di una delegazione nord-coreana a Washington e della Albright a Piong Yang;

d) trame oscure con il Giappone e tentativo di contrapporre il Giappone alla Cina, fomentando direttamente od indirettamente in Giappone la revisione dei giudizi storici sulle aggressioni dell’imperialismo nipponico nel continente asiatico;

e) una decisa opposizione a che sia Russia che Cina giochino un ruolo attivo nelle relazioni internazionali in dìrezione di un mondo multipolare;

f) il tacito appoggio ad Israele nella politica di repressione del popolo palestinese e quindi la violazione degli accordi di pace promossi con la mediazione di Clinton; anzi, con la decisione di portare la sede dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme est si appoggia apertamente la polìtica di Sharon;

g) il rigetto dell’accordo di Kyoto sull’emissione delle sostanze inquinanti nell’atmosfera e quindi la contrapposizione con l’Unione Europea;

h) la trivellazione dei pozzi in Alaska, con gravi danni agli ecosistemi, ed un forte sostegno alle multinazionali del petrolio, nonché a quelle del tabacco, che sono state in prima fila come sponsor nella sua elezione a presidente, dopo i diversi ricorsi giudiziari.

Perché Bush compie questi gesti, pur sapendo che troverà opposizione da ogni versante?

Molti giornalisti occidentali che analizzano i fenomeni in superficie sostengono che Bush rappresenta la tendenza isolazionista presente nella società americana. Come a dire che questi settori rifiutano l’economia globalizzata.

Ovviamente, nulla è più falso di questo assunto, in quanto l’America ha guadagnato posizioni dì forza nel mercato internazionale proprio sul trionfo della globalizzazione economica e del pensiero unico, fondati sulla difesa dei loro interessi, spacciati come diritti universali. Il teorema che hanno costruito è noto: chi impedisce i loro interessi viola i diritti umani. Tuttavia, pensare che la mondializzazione fa svanire le antiche contraddizioni imperialistiche, analizzate correttamente a suo tempo da Lenin, e impone il superamento delle guerre imperialistiche, perché ogni guerra si svolge solo ed esclusivamente sul terreno economico, è illusorio e disarmante per i popoli.

La spiegazione della politica di Bush va cercata proprio nell’aumentata contraddizione tra grandi potenze che possano nel medio e lungo termine mettere a repentaglio la supremazia americana e nel fatto che l’economia capitalistica si svolge secondo un’onda ciclica e la cresta dell’onda, in questo momento, volge verso la discesa, cioè la recessione o quanto meno la stagnazione.

A scanso di equivoco desidero al riguardo sottolineare, come scritto altre volte, che non sarà la crisi economica, anche se di estrema gravità a spazzare dallo scenario storico la formazione sociale capitalistica, quanto invece principalmente la contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione. Che questa contraddizione sia matura è attestato dalla gravità della questione ambientale che nell’essenza esprime il fatto che il capitalismo si riproduce distruggendo le forze produttive. Tali sono infatti le risorse naturali, oltre la forza lavoro e gli strumenti di produzione. Una nuova formazione sociale, socialista, non è l’idealizzazione dei rapporti sociali, bensì una società che coniugherà correttamente energia, economia e ambiente. Ovviamente per la trasformazione occorrono i fattori soggettivi, cioè la coscienza della classe rivoluzionaria che deve attuare il cambiamento, guidata dalla sua avanguardia organizzata. Ed in tal senso, dopo le sconfitte degli anni ’80 e dei primi anni ’90, c’è mancanza di fiducia nella forza di questa classe sia nella singola coscienza di ogni suo elemento sia molta confusione, ripetizione, dogmatismo o spontaneismo tra chi si opera per organizzarla. Ma questo è un discorso di altra sede.

Riprendiamo il discorso interrotto sul perchè delle scelte di Bush, dicendo in conclusione che gli Usa, per sfiancare i loro avversari nella competizione, vogliono alzare il ritmo della corsa, pensando di avere più fiato degli altri ed in ogni caso per non permettere a chi nel momento presente, vedi Russia, si trova economicamente in affanno di prendere respiro per sostenere ‘velleità’ future di grande potenza. Non dimentichiamo che in termini di arsenali, la Russia è la seconda potenza mondiale, mentre in termini di competizione economica gli Usa vogliono indebolire l’Europa dopo la nascita dell’euro ed il desiderio di conquistare nuovi mercati.

Catania, 30 marzo 2001
Giuseppe Amata

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