Comunismo e ambientalismo

Cari compagni,

(...) La spinta controrivoluzionaria di massa si è esaurita, come è noto, da diversi anni ed il movimento di opposizione in ogni paese si va organizzando. Ma il disegno del capitale finanziario di spingere indietro la classe operaia e gli altri lavoratori tecnici o manuali, incrementando la massa del pluslavoro assoluto e relativo è sempre lo stesso sancito nei vertici del G-7 a partire dagli anni ’80, anche se ha perduto il consenso di massa conquistato con l’inganno a cominciare dalle lotte sindacali in Polonia e negli altri paesi dell’est europeo. Le contraddizioni interimperialistiche sono aumentate e l’egemonismo USA, che l’ha fatta da padrone negli ultimi due decenni del secolo XX sull’arena internazionale, comincia a perdere colpi. Molti popoli e diversi gruppi dirigenti di Stato o di popoli in lotta difendono la loro civilizzazione e non si vogliono uniformare al pensiero unico globalizzato. Molte cose, dunque, bollono in pentola, ma bisogna saperle mescolare, dosare la cottura per servire un pasto appetitoso ed energetico, anziché pura e semplice brodaglia. Mi riferisco in particolare alle lotte antiglobalizzazione ed ai movimenti antagonistici che si stanno formando. Tutto ciò mi rafforza nella convinzione che il comunismo non si può separare dall’ambientalismo, come ebbi modo di scrivere nella mozione presentata al Comitato Politico Nazionale del PRC in occasione del III Congresso (diversi anni addietro!) intitolata proprio "Per un partito comunista ed ambientalista; per un un partito di quadri e di massa" che Bertinotti e Cossutta hanno occultato ed impedito che si diffondesse; mentre, a loro volta, molti compagni di area hanno storto il naso di fronte a questo "ibrido" tra comunismo ed ambientalismo. Ricordo che la rivista "La via del comunismo" l’ha pubblicata, senza il titolo, forse perché a qualche compagno saccente e superideologo il titolo suonava male.

Sono anni perduti, mentre altri gruppi sono nati o stanno nascendo partendo da esperienze diverse e portando le loro posizioni. Noi siamo rimasti indietro e visto che non siamo stati in grado di creare un movimento di massa cosciente, almeno adoperiamoci nella teoria e nella pratica per trasformare il movimento spontaneo, che si sta allargando in ogni paese del mondo, in movimento cosciente.

In tal senso ricercare l’unità di coloro che a partire dagli anni ’60 ci siamo definiti m-l è, permettemi di dire, un discorso storicamente superato. Valido in quella fase storica, non più attuale da oltre un decennio. Il mondo è troppo cambiato da allora, sia nel contesto economico, sia in quello politico. Infatti si è assistito ad una crescita, caotica a volte, delle forze produttive, alla distruzione nello stesso tempo di altre forze produttive come effetto della rivoluzione tecnologica ed informatica, ai disastri storici come approdo finale della linea revisionistica in Urss ed altri paesi, alla riorganizzazione dell’imperialismo dopo le sconfitte in Vietnam ed in altri paesi negli anni ’70, alla sperimentazione delle nuove ricerche biologiche nel settore umano, animale e vegetale, finalizzate esclusivamente al processo crescente di mercificazione capitalistica, con grande sottrazione di risorse energetiche agli eco-sistemi e quindi violando gli equilibri energetici consolidati, di cui sono apparsi già ed aumenteranno secondo la legge esponenziale i mutamenti genetici, ambientali e climatici incontrollati.

Di questo bisogna prendere coscienza, dibattere ed intervenire, partendo dal proprio livello storico raggiunto, sviluppandolo, confrontandolo con le esperienze altrui per acquisire una visione internazionalista dei problemi di comune interesse e trasformare (o rovesciare che dir si voglia!) il modo capitalistico di produzione. In tal senso intendo l’idea juche ed in sintonia con i principi dell’internazionalismo proletario, che non sono in conflitto perché visti su un piano storico concreto e non ideale oppure burocratico-organizzativo, come a volte in passato, con il risultato di effetti negativi.

Cari saluti e arrivederci

Giuseppe Amata

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