A proposito del XVI Congresso del PCC

Il prossimo ottobre si celebrerà il XVI Congresso del Partito comunista cinese. Nell’impostazione del dibattito precongressuale si mantiene ovviamente la continuità della linea politica tracciata nella 3ª sessione dell’XI CC, quella che ha consacrato nel 1977 il trionfo della linea di Deng impostata sulle riforme economiche, l’apertura ai mercati esteri e la modernizzazione del paese, in rettifica o radicale mutamento delle scelte scaturite negli ultimi anni della vita di Mao.

Sarà tuttavia un Congresso importante perché sancirà il passaggio della direzione dalla terza alla quarta generazione dei quadri del PCC, coloro i quali si trovano attualmente negli anni cinquanta della loro vita ed hanno fatto le prime esperienze politiche proprio negli anni della rivoluzione culturale. E siccome le idee camminano con la testa e le gambe degli uomini, i quadri della quarta generazione, avendo in prima persona la responsabilità della linea politica dovranno dirigerla secondo le loro capacità personali di orientamento e di gestione.

La terza generazione, ascesa alla direzione dopo i fatti di Tianamen del 1989, chiude il suo mandato concretizzando la svolta del 1977 e facendo avanzare il paese sulla via della modernizzazione. Proprio nel 1989, iniziava il crollo dei paesi dell¹est europeo e dell’Unione Sovietica, ed il CC del PCC, correggendo alcune scelte errate degli anni ’80, sia nell’economia che nella politica, fondate sul liberalismo borghese ed imputate alla direzione di Hou Yubang e Zao Ziyang, sollevava il paese da una crisi sociale e lo portava ad ampliare il suo peso nelle relazioni internazionali.

La crescita economica, in più di venti anni, è stata notevole; tuttavia nuovi problemi si sono determinati che sono attenzionati dal dibattito congressuale a livello provinciale. In particolare, gli squilibri economici regionali e di conseguenza la necessità di incrementare gli investimenti nello sviluppo delle regioni occidentali e sud-occidentali, i gravi dissesti territoriali ed ambientali, la crescita caotica e l’inquinamento delle grandi città, l’evidente stratificazione sociale con la formazione di una nascente classe borghese e con i relativi problemi di stabilità sociale che in futuro si potranno determinare se il Partito non avrà il pieno controllo della situazione che ha lasciato determinare per portare avanti il "disegno strategico del 1977", la riduzione della disoccupazione e la garanzia di un reddito minimo ad ogni cittadino, eliminando del tutto la soglia di povertà, che seppur ridotta negli ultimi venti anni, rimane intorno ai 50 milioni di abitanti e distribuita soprattutto nelle regioni più povere.

Nell’aspetto teorico del dibattito congressuale il nucleo centrale è rappresentato dall¹intervento di Jang Zemin all’80° anniversario del PCC (1 luglio 2001) in cui si parlava della triplice rappresentatività come questione preminente e decisiva per realizzare il "socialismo secondo le caratteristiche della Cina": 1) sviluppare le forze produttive progressiste, praticando la ricerca scientifica e l’apertura all’esterno per introdurre le innovazioni scientifiche e tecnologiche che servono; 2) orientare la cultura d’avanguardia tenendo conto del processo storico della civiltà cinese e sulla base della teoria marxista-leninista, del pensiero di Mao e di Deng; 3) rispondere agli interessi fondamentali della maggioranza del popolo.

La quarta generazione dovrà di conseguenza completare il "processo di modernizzazione" e proseguire nella realizzazione della prima fase della costruzione di una società socialista, la cui ultimazione è prevista per la metà di questo secolo. Come è noto, i tempi di riferimento dei progetti della direzione cinese sono diversi da quelli che in Europa siamo abituati a seguire nei nostri schemi mentali, sia individuali che collettivi, i quali sono basati su piani di programmazione che il nostro orizzonte culturale non impegna per tempi superiori ad un decennio e così le verifiche sono riferite a questi tempi. I cinesi, invece, programmando per periodi molto lunghi dovranno adeguare ad essi i parametri di verifica che superano non solo un periodo di direzione politica, ad esempio un ventennio circa, come la terza generazione, bensì la vita attiva media di un cittadino.

Ma, a parte i problemi economici e sociali di lungo termine, la quarta generazione sarà chiamata ad affrontare immediamente l’impellente questione internazionale, vale a dire come contrastare il tentativo dell’imperialismo americano di impostare gli affari mondiali per mantenere la sua egemonia accresciuta con il crollo del Patto di Varsavia, come consolidare le relazioni d’amicizia con i paesi avviati al socialismo e minacciati dall’imperialismo americano (la Republica Popolare Democratica della Corea e Cuba) o limitrofi dei confini cinesi (Vietnam, Laos, Cambogia), nonché come sviluppare le relazioni con la Russia e con gli altri paesi dell’ex Unione Sovietica firmatari dell’accordo di cooperazione economica, scientifica e militare di Shanghai, considerato che la Russia ha altresì firmato di recente il patto di associazione con la Nato e fa parte a tutti gli effetti del G8.

Per altro verso, la Cina dovrà completare il processo di unificazione nazionale, rimanendo ancora non risolta la questione di Taiwan, mentre di rimando a vista d’occhio da qualche anno rinasce sul piano politico il militarismo giapponese che crea tante preoccupazioni ai popoli asiatici e l’imperialismo americano estende le sue basi militari quasi ai confini del territorio continentale cinese, mentre nel versante oceanico progetta la costituzione di una Nato asiatica con Giappone, Corea del Sud, Filippine, Taiwan, ed Australia (che aspira a diventare una grande potenza, almeno regionale!) ed altri paesi. Ed infine, nel processo di apertura verso l’estero, come consolidare le relazioni economiche e politiche con l’Unione Europa, se quest¹ultima diventerà un grande stato multinazionale con più di 300 milioni di abitanti e con il maggior P.i.l. del mondo, e disputerà la competizione economica e quindi politica e militare con gli Usa. Dal dibattito e dal risultato del Congresso avremo motivo successivamente per ritornare a discutere.

Giuseppe Amata
12 luglio 2002

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