Ciò che l'Ottobre ha significato
Nina Andreeva per l'85º anniversario

Ottantacinque anni fa, il 7 novembre 1917 (25 ottobre secondo il vecchio calendario), scoppia in Russia la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, che annuncia a tutto il mondo una nuova era di sviluppo dell’umanità, l’era del passaggio dal capitalismo al comunismo, l’era delle rivoluzioni socialiste e dei movimenti di liberazione nazionale, l’era della dittatura del proletariato

La rivoluzione fu il risultato dell’enorme lavoro del partito dei bolscevichi, guidato da Vladimir Ilic Lenin, per la preparazione della classe operaia della Russia zarista e dei suoi alleati, gli strati semiproletari delle città e delle campagne, all’attacco vittorioso contro l’autocrazia e la borghesia.

La costituzione e la crescita del partito bolscevico, avanguardia del proletariato, suo dirigente, maestro e guida nella lotta per il rovesciamento del potere del capitale e l’instaurazione del potere proletario, avvennero nel corso di un’aspra lotta di classe. Già al secondo congresso del POSDR (1903) nel partito si svolse una dura battaglia fra i menscevichi ed i bolscevichi sui problemi della costruzione del partito e del suo ruolo d’avanguardia, sulla funzione ed i compiti del proletariato nella rivoluzione democratico-borghese e nella sua trasformazione in rivoluzione socialista, sull’atteggiamento nei confronti della guerra imperialistica, sulla combinazione delle forme e dei metodi di lotta legali e non legali, sugli alleati del proletariato e sul rapporto con i contadini, sul loro ruolo nella battaglia di classe, sulla dittatura del proletariato, ecc.

V.I. Lenin, guida geniale e maestro del proletariato russo e dei lavoratori di tutto il mondo, giunse alla conclusione che nell’era dell’imperialismo la rivoluzione proletaria socialista non avrebbe avuto un carattere istantaneo, né si sarebbe realizzata d’un colpo in tutti o nella maggioranza dei paesi capitalistici più avanzati, ma, per lo sviluppo ineguale del capitalismo nella sua fase suprema, sarebbe avvenuta in alcuni o addirittura in un solo paese, in quanto anello più debole della catena imperialistica. I lavori in cui Lenin sviluppò la teoria marxista dello stato, della dittatura del proletariato e della rivoluzione rappresentano un contributo magistrale alla dottrina del marxismo, funsero da fondamento teorico per il passaggio del partito e di tutto il proletariato alla preparazione pratica e immediata della rivoluzione socialista, del suo esito vittorioso.

La borghesia ed i grandi proprietari terrieri, rovesciati ma non rassegnati alla perdita del loro potere, scatenarono una sanguinosa guerra civile contro il popolo lavoratore. E in loro aiuto accorsero 14 stati imperialistici, che intervennero militarmente contro la giovane Repubblica Sovietica. Ma l’Esercito Rosso operaio e contadino, organizzato da Lenin e dal partito dopo la rivoluzione e strettamente legato al popolo, sgominò senza esitazioni i nemici interni ed esterni del paese dei Soviet. V.I. Lenin aveva previsto che "non sarà mai vinto quel popolo, i cui operai e contadini abbiano compreso, percepito e visto, nella loro maggioranza, che essi difendono il loro potere, il potere sovietico, il potere dei lavoratori, che difendono la causa la cui vittoria assicurerà ad esse e ai loro figli la possibilità di godere di tutti i beni della cultura, di tutti i frutti del lavoro umano".

Dopo sette anni di prima guerra mondiale e poi di guerra civile l’economia della Russia Sovietica era totalmente distrutta. Nel 1920 la produzione della grande industria era diminuita di 7 volte rispetto a quella del 1913. Il partito decise allora di sostituire la politica del "comunismo di guerra" con la nuova politica economica (NEP), che consentiva il libero commercio e persino l’attività privata in agricoltura e nella piccola e media industria, mentre lasciava allo stato i settori decisivi: la grande industria, le banche, i trasporti, le comunicazioni. Ma già un anno dopo Lenin proclamò la necessità di cessare il ripiegamento e cominciare a riordinare le forze. Però la seconda fase della NEP, quella offensiva contro gli elementi capitalistici delle città e delle campagne, fu portata avanti dal partito senza Lenin, sotto la direzione del suo più insigne discepolo, Iosif Vissarionovic Stalin.

In questo stesso periodo, il 30 dicembre 1922, fu costituita l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, primo stato plurinazionale degli operai e dei contadini della storia fondato sui principi leninisti della politica nazionale, sui principi di uguaglianza delle nazioni e dei gruppi etnici, di aiuto reciproco, amicizia e fratellanza di tutti i popoli del paese.

Sotto la direzione di Stalin, il partito realizzò l’industrializzazione del paese, la collettivizzazione dell’agricoltura e la rivoluzione culturale.

Va detto che nel nostro paese la costruzione del socialismo avvenne nelle condizioni di un’aspra lotta di classe. Stalin aveva avvertito che "non è mai successo, né mai succederà che le classi al tramonto abbandonino volontariamente le loro posizioni senza tentare di organizzare una resistenza. Non è mai successo né mai succederà che l’avanzamento della classe operaia verso il socialismo in una società di classe possa avvenire senza lotta e senza scossoni. Al contrario, l’avanzamento verso il socialismo non può non comportare una resistenza degli elementi sfruttatori contro questo avanzamento, e la resistenza degli sfruttatori non può non comportare un inevitabile inasprimento della lotta di classe. Perciò non si può addormentare la classe operaia con discorsi sul ruolo secondario della lotta di classe".

Alla fine degli acni ’30 erano già state costruite nel nostro paese le basi del socialismo. Era stata eliminata la proprietà privata degli strumenti e dei mezzi di produzione e la proprietà sociale si era affermata dappertutto, erano state soppresse le classi sfruttatrici nelle città e nelle campagne e si era posto fine allo sfruttamento dell’uorno da parte dell’uomo. La struttura sociale della società si componeva di due classi amiche, la classe operaia e i contadini dei colcos e dei sovcos, più lo strato sociale degli intellettuali. Erano state liquidate la disparità di diritti fra le nazioni ed i gruppi etnici e l’arretratezza delle periferie. L’amicizia e la fratellanza dei popoli dell’URSS, l’assistenza e l’aiuto reciproci, un entusiasmo mai visto del lavoro liberato dallo sfruttamento, un clima di ottimismo sociale e sicurezza del futuro connotavano la società sovietica della metà degli anni ’30 del XX secolo. Le conquiste del socialismo vennero sancite dalla Costituzione dell’URSS approvata il 5 dicembre 1936, che il popolo sovietico ha giustamente chiamato la Costituzione Staliniana. I ritmi di edificazione del socialismo sbalordirono il mondo intero. Dal 1913 al 1936 il volume della produzione industriale crebbe nel nostro paese di ben 9 volte(!). Nel medesimo arco di tempo l’industria dei principali paesi capitalistici, USA, Inghilterra, Germania e Francia ristagnò intorno al livello prebellico, superandolo di appena il 20-30%. II mondo capitalistico cercava una via d’uscita dalla crisi generale che l’aveva colpito a cavallo degli anni ’20 e ’30 nello scatenamento di una nuova guerra, la seconda guerra mondiale.

La Grande Guerra Patriottica del nostro paese contro la Germania fascista rappresentò una prova severa per il popolo sovietico, per il sistema socialista. Sotto la direzione del Partito Comunista leninista dei bolscevichi con alla testa Stalin, il popolo sovietico, le Forze Annate Sovietiche annientarono il tracotante aggressore aspirante al dominio mondiale, liberarono i popoli dell’Europa dal giogo fascista, salvarono il mondo intero dall’asservimento al fascismo. Nei paesi dell’Europa orientale e in Cina, in Corea e Vietnam vinsero le rivoluzioni socialiste. Si formò il sistema socialista mondiale. Iniziò la seconda fase della crisi generale del capitalismo.

In appena quattro anni dopo la fine del conflitto il nostro paese guarì le ferite della guerra, ricostruì l’economia nazionale completamente distrutta e con passo fermo si proiettò nel futuro. Di fronte al partito e allo stato si posero i problemi del passaggio graduale dalla società socialista alla società comunista. Tutti questi problemi furono dettagliatamente analizzati da Stalin nel suo fondamentale lavoro "Le questioni economiche del socialismo nell’URSS". Ma la morte di Stalin, il 5 marzo 1953, interruppe il cammino sicuro del popolo sovietico verso il comunismo.

L’ascesa al potere nel partito e nello stato del gruppo piccolo-borghese neotrotzkista di Chruscev e dei suoi sostenitori, la sfrenata campagna antistalinista scatenata da Chruscev al XX congresso del PCUS hanno inciso in maniera estremamente negativa sullo sviluppo del nostro paese, riportandolo indietro. Sullo sfondo di una chiassosa campagna propagandistica per "il ritorno alle norme e ai principi leninisti della vita dei partito" si operò in realtà il distacco dai principi basilari del marxismo-leninismo nello sviluppo dell’economia del nostro paese, nella costruzione del partito e dello stato. Il partito si trasformò da avanguardia della classe operaia, quale era stato negli anni di Lenin e Stalin, in "partito di tutto il popolo" e cominciò pertanto a smarrire il suo carattere proletario, di classe. Lo stato della dittatura del proletariato fu sostituito dallo "stato di tutto il popolo", il che portò nel partito e nel paese alla perdita del ruolo guida della classe operaia e diede il via ad uno strisciante arretramento del paese verso il capitalismo. L’introduzione nell’economia socialista del profitto in forma monetaria come criterio determinante della crescita economica ad opera della dirigenza kosyginiano-brezneviana gettò le premesse economiche per il ripristino del modo capitalistico di produzione, diede inizio alla formazione dell’economia illegale ed all’accumulazione originaria del capitale da parte di elementi criminali. La perdita del carattere proletario di classe del partito e dello stato determinò la degenerazione dell’uno e dell’altro, il che alla fine portò alla conquista del potere da parte della direzione traditrice gorbacioviana. Sull’onda delle disquisizioni intorno alla "perestrojka" si portò avanti un processo di transizione del paese sui binari capitalistici, assunse un ritmo accelerato l’opera di smantellamento dell’economia socialista e di distruzione dell’URSS. Un’astiosa campagna antistalinista, antileninista, antisocialista e antisovietica, orchestrata dai mass media, un nazionalismo sfrenato, i conflitti interetnici e le guerre locali provocati ad arte completarono la nefasta impresa. Il 13 dicembre 1991 la troika di traditori formata da B. Elzin, L. Kravciuk e S. Sciuskevic firmò il trattato di Belovegie che segnò l’abbattimento giuridico del primo stato operaio e contadino della storia, I’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Le riforme capitalistiche effettuate negli stati "indipendenti" costituitisi nel territorio dell’ex URSS, in pratica nelle ex repubbliche sovietiche, hanno prodotto una mostruosa stratificazione di classe della società, la formazione della classe borghese e un clan di oligarchi che si sono appropriati del patrimonio nazionale del paese con la privatizzazione di imprese, di interi settori produttivi e delle risorse naturali. La classe operaia è stata trasformata in una massa di schiavi salariati, in proletariato.

La Russia, l’Ucraina e le altre ex repubbliche sovietiche sono state riportate indietro di parecchi decenni quanto a sviluppo economico, trasformate in appendici coloniali per la fornitura di materie prime agli stati imperialistici occidentali altamente sviluppati. Negli stati "indipendenti" della CSI i veri padroni sono il dollaro americano, il capitale straniero e le strutture economico-finanziarie e politico-militari da essi controllate, il FMI, la Banca Mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, ecc. I regimi al governo negli stati "indipendenti" obbediscono pedissequamente alle indicazioni di Washington e del Dipartimento di Stato USA, conducono una politica di genocidio dei loro popoli. La popolazione russa diminuisce di un milione di persone all’anno, quella ucraina di mezzo milione; lo stesso avviene anche nelle altre repubbliche.

Con la liquidazione dell’URSS è stato distrutto inoltre l’intero sistema di sicurezza internazionale venutosi a creare dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti sono diventati l’unica superpotenza. Senza il contrappeso dell’URSS, dell’invincibile Esercito Sovietico e dei paesi del Trattato di Varsavia, le cui Forze Armate erano una sicura garanzia della pace in tutto il mondo, i militaristi degli USA e della NATO si sono arrogati il diritto di colpire impunemente con bombe e missili gli stati sgraditi all’imperialismo americano, calpestando brutalmente lo Statuto delle Nazioni Unite e il diritto dei popoli alla sovranità e ad uno sviluppo indipendente.

Fin dagli anni ’80 del XX secolo l’imperialismo USA e tutto il sistema capitalistico mondiale sono precipitati nell’ennesima crisi economica generale e soltanto la distruzione dell’URSS con il conseguente drenaggio dalle ex repubbliche sovietiche delle loro ricchezze nazionali per centinaia di miliardi di dollari all’anno ha potuto rinviare il crollo incombente di questo sistema. Ma adesso il capitalismo mondiale sta di nuovo entrando nella spirale della crisi e, come al solito, l’imperialismo cerca una via d’uscita nello scatenamelo di guerre e conflitti armati. L’aspirazione degli USA al dominio mondiale, la loro politica di globalizzazione secondo il modello imperialistico, minacciano di scatenare una nuova guerra mondiale. L’11 settembre dello scorso anno l’imperialismo USA, pur di avere mano libera, ha messo in atto una grossolana provocazione, distruggendo i simboli del suo stesso dominio, le torri gemelle del WTC e seppellendo sotto le loro macerie migliaia di persone. Con il pretesto della lotta al "terrorismo internazionale" gli USA hanno compiuto una vera e propria carneficina in Afghanistan, il paese più povero del mondo, e stanno introducendo unità e reparti mobili nelle repubbliche dell’Asia Centrale spianando ai militaristi americani la strada delle aggressioni armate contro Iraq, Iran, RDPC, Cuba, Siria e Libia: il Presidente USA G. Bush ha provocatoriamente incluso questi paesi nel cosiddetto "asse del male". Le forze annate USA e britanniche hanno già in programma per l’immediato lo scatenamelo della nuova, ennesima guerra all’Iraq, nel tentativo di rovesciare il regime sgradito di Saddam Hussein ed insediare nel paese un regime vassallo filoamericano. Intanto il blocco della NATO si avvicina sempre più ai confini della Russia, la cui dirigenza cede agli USA una posizione dopo l’altra.

I folli piani globalistici dell’imperialismo possono essere impediti solo dalla lotta rivoluzionaria dei popoli per l’abbattimento del potere del capitale e l’instaurazione del potere dei lavoratori.

L’URSS non è il passato, è la rinascita futura della nostra Patria. 74 anni di potere sovietico sono una esperienza inestimabile di costruzione della società nuova negli interessi dei lavoratori, per il loro bene e per lo sviluppo della persona umana. Questa esperienza sarà ben presto richiesta dalla Storia, poiché l’imperialismo agonizzante sta spingendo l’umanità verso l’autodistruzione. Soltanto sulla via della lotta per il socialismo l’umanità può salvare se stessa dalle fiamme della guerra termonucleare mondiale che tutto distruggerà, conservare la vita sulla terra e raggiungere nuovi e più alti traguardi nel proprio sviluppo.

Come ha detto V.I. Lenin, la rivoluzione proletaria è "l’unica cosa in grado di salvare la cultura morente, l’umanità morente".

Sta in questa preziosa esperienza di costruzione del mondo nuovo il valore imperituro della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre.

Nel fare gli auguri per l’85° anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre ai comunisti del nostro paese e dell’intero pianeta, a chiunque si batta per il socialismo sulla terra, noi bolscevichi invitiamo a serrare più strette le nostre file poiché la nostra forza risiede nell’unità.

Dobbiamo sempre ricordare che "quali che siano le difficoltà in cui sorge il nuovo ordine, per quanto possano essere dure le prove e persino le sconfitte subite dalle singole Repubbliche sovietiche, nessuna forza al mondo potrà mai riportare indietro l’umanità" (V.I. Lenin, Opere complete, vol. 38, p. 372).

Viva le imminenti Rivoluzioni Socialiste del XXI secolo!

Comitato Centrale
Partito Comunista Pansovietico dei Bolscevichi
(Segretario generale Nina Andreieva)

Fonte: http://acpb.chat.ru/85.html

[traduzione di Stefano Trocini]

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