DA BAGDAD A PECHINO
obiettivi e regole del dominio imperialista

In questi ultimi anni siamo stati abituati ad un linguaggio pieno di neologismi per definire la nuova situazione internazionale, in cui campeggia in primo luogo la parola globalizzazione senza però che ne sia definito il contenuto concreto. Questo avviene perchè si vuole sfuggire ad una analisi più precisa di ciò che effettivamente è avvenuto dopo il crollo dell'URSS e dei paesi socialisti dell'Est europeo a livello di progetti imperialisti da parte delle forze vincitrici della guerra fredda. La guerra del Golfo prima e la guerra contro la Serbia ora hanno però messo in evidenza ruoli e progetti del'imperialismo e sufficientemente chiarito i termini della nuova situazione.

Senza voler semplificare la situazione e tenendo conto di tutte le variabili e i fattori che possono intervenire a modificare la tendenza in atto, si può dedurre che gli STATI UNITI e con essi la NATO hanno predisposto due linee di 'lavoro' con cui gestire le relazioni internazionali. La prima di queste linee ha un contenuto tecnologico e si basa sulla predisposizione di un dispositivo militare integrato in grado di distruggere gli obiettivi prefissati. Sulla base di un nuovo MEIN KAMPF il regno del male è tutto ciò che non rientra negli interessi della nazione americana, e come dimostrano le vicende irachene e yugoslave, gli STATI UNITI hanno deciso, senza più remore di sorta, di mettere a ferro e a fuoco le situazioni non omologate. Ciò avviene con uno sviluppo di tecnologie militari che tendono a produrre effetti devastanti, mantenendo al sicuro i punti di attacco e il territorio nazionale dell'aggressore. In linea teorica si tende ad impostare una guerra senza perdite che per forza di cose aumenta il potere distruttivo dell'aggressore.

Anche senza le fanfare e i riti nazisti, la pericolosità dell'imperialismo USA non ha nulla da invidiare ad essi rispetto al grado di menzogna usato per preparare gli interventi armati, al potere distruttivo degli apparati militari usati nei confronti di popoli e nazioni, alla mancanza di ogni remora morale.

Gli USA sono allo stesso livello della Germania nazista e a volte lo superano dal momento che essi non hanno da invocare come attenuante nessuna VERSAILLES. Quello che muove gli USA è un puro calcolo di potere mondiale e di controllo economico, quel cinismo che deriva dalla borsa valori e dalle multinazionali. Il più pericoloso, dunque.

La scelta del'Iraq e della Jugloslavia come banco di prova della nuova strategia non è stata occasionale. In ambedue i casi si è trattato di paesi che intendevano mantenere in piedi interessi nazionali non compatibili con quelli USA e nel caso della Jugoslavia anche con quelli dell'Europa occidentale.

Il fatto che non si trattasse di paesi rivoluzionari, ma anzi di paesi che in passato avevano collaborato senza problemi col blocco occidentale non è stato sufficiente a garantirli dalla tempesta di missili e di bombe che si è abbattuta su di loro. Quello che era compatibile in un altro contesto storico, diventa incompatibile nella nuova realtà. Questo non hanno capito Saddam Hussein e Milosevic per tempo.

La guerra contro l'Irak e la Jugoslavia e' stato anche un avvertimento internazionale, un modo per mettere in chiaro che non era più tollerabile disobbedire al NUOVO ORDINE MONDIALE. Un monito dunque, ma a chi?

L'accanimento contro obiettivi come l'Irak e la Serbia, palesemente gonfiati nelle loro potenzialità, ha un senso solo se si pensa che in una delle due linee di lavoro strategico degli USA, dopo quella tecnologica c'è quella geopolitica che riguarda paesi come la Russia, la Cina, l'India. Bombardando Bagdad o Belgrado, gli USA già pensano a Mosca, a Pechino. Nella strategia degli Stati Uniti c'è difatti la previsione che si dovranno affrontare punti di crisi più grossi.

Una volta messe a tacere situazioni di pericolo regionali che potrebbero creare complicazioni in MEDIO ORIENTE o nei BALCANI si può con più decisione fare i conti con realtà continentali come la Cina e la RUSSIA.

E l'Europa come rientra in questo contesto?

I fatti stanno dimostrando che sia dal punto di vista economico che militare non esiste nessuna sostanziale diversificazione tra USA e Europa in questa fase. I governi della UE hanno deciso di affrontare sia militarmente con la NATO che dal punto di vista economico con un rapporto di collaborazione-concorrenza con gli americani la gestione imperialista del nuovo ordine mondiale.

Il dibattito urgente che occorre fare, sulla base di queste sommarie considerazioni sulla situazione, riguarda le prospettive di lotta delle forze antimperialiste. A nostro parere siamo entrati in una fase qualitativamente nuova dello scontro, dove l'imperialismo non non ha più regole e quindi tende a generalizzare e a omogeneizzare la sua capacità di controllo militare costringendo tutte le forze in campo a misurarsi con questo problema. Ormai, come ai tempi del nazismo, da questa situazione non si può uscire senza che l'intera impalcatura venga distrutta.

Da questo ordine mondiale si può uscire solo con un nuovo ordine momdiale, il che presuppone una globalizzazione dello scontro e la definizione, per i comunisti, di un asse strategico su cui muoversi.

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