Cos'è l'Europa

L'opinione di un barbaro nordico

(da "Liberazione" del 24/12/2000)

Caro compagno Bertinotti,

Qualche tempo fa discutemmo nel gruppo unito della sinistra del Parlamento Europeo sul futuro dell’Europa. Ricordo che gli argomenti erano la conferenza dei governi a Nizza, e forse anche l’ampliamento della UE, dato che le due questioni sono strettamente collegate. Comunque ricordo che nel tuo intervento dicesti alcune cose che mi sorpresero e che in seguito mi sono tornate spesso in mente.

Ciò che più mi sorprese fu quello che dicesti sull’unità europea. Lo sentii tramite un interprete, dato che non capisco l’italiano. Ciò dà spesso luogo a malintesi, per cui posso aver frainteso il tuo discorso. Mi pare che tu abbia detto che l’unificazione dell’Europa è il grande compito di tutti noi, e che l’Europa deve essere - o diventare - un "soggetto". E’ questo "soggetto" che mi ha colpito in modo particolare, perché per essere un soggetto l’Europa deve essere un’entità omogenea, organica, con una unica volontà e finalità. Ne deduco quindi che secondo te l’Europa deve diventare un soggetto storico-politico. Mi pare che tu abbia anche parlato di cultura e civiltà. Se ho capito bene, pensi che l’Europa unita dovrà essere la vera espressione dello sviluppo della cultura e della civiltà europea. Ricordo benissimo di essermi sentito in quel momento un barbaro nordico, incapace di partecipare e di comprendere la tua visione umanistica.

Scusami, se esagero nell’interpretare le tue parole, ma mi è venuta in mente la critica di Althusser al "soggetto centrale" come inteso in Hegel ed in alcune tendenze di ispirazione gramsciana. Althusser era molto critico nei confronti di questo pensiero di unità e totalità, che riteneva non marxista, non scientifico e idealistico.

Né tu né io siamo filosofi di professione, e non credo che tu pensassi alla filosofia, quando parlavi della destinazione storica dell’Europa. Ma penso che si possa ugualmente andar di pari passo con la filosofia e sostenere che ogni discorso sull’Unione Europea e sull"’Europa" (questo concetto astratto!) come soggetti storici sia non marxista e politicamente errato per la sinistra.

Si può naturalmente avere la visione di un’Europa futura così integrata e culturalmente amalgamata che la si possa descrivere come un "soggetto" attivo, pressappoco così come si poteva nel 1917 nutrire il sogno di uno stato unitario socialista destinato a superare ogni forma di sfruttamento e prossimo a trasformarsi in "società comunista". Ma in questo caso parliamo veramente di utopie e dimostriamo di non aver imparato gran ché dagli ingenui errori dei nostri antichi compagni.

Guardando all’Europa di oggi - io vedo soprattutto contraddizioni: non solo tra classi, stati, regioni e gruppi etnici, ma anche tra i singoli individui, prigionieri dell’eterna battaglia per la sopravvivenza nella concorrenza del mercato. Secondo me c’è una decisiva contraddizione politica tra i grandi stati dell’Unione, che cercano di mantenere e rafforzare una posizione di dominio, e quelli più piccoli e più deboli. Questa tendenza è molto evidente nel rapporto con i paesi candidati dell’Europa dell’Est, obbligati a cedere in svariati campi, ed è confermata dalla crescente reticenza degli stati membri piccoli e dal loro tentativo di formare un fronte unito contro la pressione dei due paesi centrali, Francia e Germania e dei loro più stretti alleati, tra i quali includo senz’altro il tuo paese, I’ltalia.

Nel Parlamento Europeo ci imbattiamo ogni giorno in questa ideologia unitaria che sta alla base della politica di convergenza e la giustifica - una politica che comporta praticamente la costrizione dei paesi piccoli e periferici ad un progetto unitario storicamente "necessario". Invece della cooperazione tra stati e del federalismo, si vuole la dissoluzione dei singoli paesi in una costellazione di potere egemonica, la cui asse sia l’alleanza Germania-Francia. Attualmente questi due paesi vogliono rafforzare costituzionalmente la loro posizione, e allo stesso tempo vogliono essere sicuri che l’amp!iamento dell’Unione non minacci, ma rafforzi la gerarchia del potere della nuova Europa.

Nel XIX secolo l’Europa fu sconvolta dalle armate di Napoleone e dal processo di unificazione tedesca, dopodiché nacque l’Europa degli stati nazionali in cui viviamo tuttora. Ora, si dice, bisogna compiere un altro passo storico, creare cioè lo stato unitario europeo su modello francese, ma con l’aggiunta di un principio cattolico di sussidiarietà.

Questo lo capisco benissimo, ma non capisco come mai tu e parecchi altri miei compagni appartenenti a partiti di opposizione marxisti nei grandi paesi europei a quanto pare la pensiate allo stesso modo.

Permetti una semplificazione: i partiti di sinistra, soprattutto nei grandi paesi, da una parte sostengono l’idea di un’Europa unitaria e dall’altra sono profondamente critici nei confronti delle politiche economiche, militari, estere, commerciali, sociali e del mercato del lavoro dei loro governi, cioè di tutte le politiche comunitarie concrete che l’Unione Europea ha sviluppato e continua a sviluppare.

Non posso non domandarmi perché lo facciano. Devo pensare che carezziate il vecchio sogno della pace egemonica, o che siate ingenuamente convinti che la classe dominante europea rappresenti una forma di civiltà più elevata e migliore di quella delle classi dominanti degli stati nazionali?

Spero che tu voglia continuare la discussione iniziata durante la riunione del nostro gruppo parlamentare, e rispondere a tutte queste considerazioni preoccupate che il tuo intervento ha provocato.

Herman Schmid

Svedese, membro del "Yanster Partiet" (Partito della Sinistra Svedese), è deputato al Parlamento Europeo e membro del Gruppo della Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica (GUE/NGL).

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