La mobilitazione reazionaria
ha assunto un carattere di massa

La recente manifestazione nazionale promossa dalla destra a Roma merita alcune osservazioni:

1) per la prima volta nella storia della nostra Repubblica la destra conservatrice e reazionaria (FI, AN e Lega Nord) registra un successo notevole portando in piazza a manifestare contro il governo di centro-sinistra vasti settori sia del ceto medio produttivo e professionale che degli strati popolari e giovanili delle aree metropolitane, delle periferie urbane e delle province influenzati e diretti dalla destra (in particolare dalle organizzazioni della destra nazifascista);

2) al successo nella mobilitazione sociale della destra corrisponde, tuttavia, un insuccesso nella capacità di aggregazione politica, poiché, di fatto, il distacco dell'UDC, che ha scelto di non partecipare alla manifestazione di Roma e ha organizzato una propria iniziativa a Palermo, ha reso evidente il fatto che la Casa delle libertà non esiste più;

3) le parole d'ordine che hanno caratterizzato la manifestazione sul terreno della protesta antifiscale, dell'anticomunismo viscerale e, in generale, dell'odio per il diverso – dall'immigrato extracomunitario, in particolare arabo-islamico, all'omosessuale e al transessuale – sono l'espressione di quell'“Italia profonda”, un tempo antigiacobina e sanfedista, poi fascista e mussoliniana, oggi populista, anti-antifascista e berlusconiana, che appartiene alla 'lunga durata' della storia di un paese che non ha conosciuto la Riforma, che è stato dominato dai preti e dagli stranieri e che, eccezion fatta per il Risorgimento e per la Resistenza, ha generato soltanto guerre civili e controrivoluzioni;

4) Forza Italia, con il suo tendenziale inglobamento di Alleanza Nazionale e della Lega Nord, conferma sempre di più la sua natura organica di incubatrice del fascismo, come indica anche il legame sempre più stretto, palesato dalle parole d'ordine della manifestazione di Roma, fra liberismo, nazionalismo e imperialismo;

5) il carattere eterogeneo e potenzialmente conflittuale, sul piano sociale, politico, ideologico e territoriale, dello schieramento formato dalla destra conservatrice e reazionaria richiede un forte collante, assicurato, almeno per ora, dalla figura di Berlusconi identificato quale “salvatore della patria”;

6) per il governo e la maggioranza di centro-sinistra la manifestazione di Roma è un campanello di allarme che indica, da un lato, la capacità di mobilitazione di un vasto blocco di opposizione sociale egemonizzato dalla destra e, dall'altro, mostra che la legge finanziaria dell'attuale governo, se è in contrasto con le più impellenti necessità delle masse lavoratrici, è sin troppo avanzata rispetto agli interessi storicamente cristallizzati di un blocco reazionario di tipo cileno. In effetti, a parte lo scatenarsi della protesta degli strati sociali intermedi (tassisti, farmacisti, avvocati, piccole e medie imprese), i cui privilegi corporativi (e il cui potere di prezzo) sono stati lievemente intaccati dalla modesta liberalizzazione introdotta dal decreto Bersani (“gente che si lamenta senza soffrire”, per usare un'efficace definizione dei sindacalisti tedeschi), ciò che non si comprende è quali vantaggi ritraggano i lavoratori dipendenti, ancora una volta vittime e non beneficiari di una legge finanziaria che è priva di qualsiasi respiro progettuale ed è tutta inscritta in un'arida e feticistica contabilità di tipo ragionieristico, attenta unicamente al rispetto dei saldi globali e delle compatibilità di bilancio nell'attuazione delle misure di secca riduzione della spesa pubblica e sociale, che, insieme con l'ulteriore spostamento dei fondi-pensione verso la speculazione finanziaria, sono i veri assi strategici di questa manovra.

Pertanto, le dichiarazioni di Prodi sulla volontà di perseguire contestualmente i tre obiettivi del risanamento, della crescita e dell'equità si infrangono contro la dura realtà dei meccanismi di accumulazione e di sfruttamento del grande capitale, che inibiscono strutturalmente di perseguire tutti e tre gli obiettivi: dunque, o il risanamento e l'equità, ma non la crescita, o la crescita e l'equità, ma non il risanamento, o il risanamento e la crescita, ma non l'equità. Quest'ultima sembra essere la combinazione più probabile, se non prevarranno, stravolgendo l'impianto della manovra, i furibondi appetiti delle diverse e avverse corporazioni del ceto medio famelico (questa autentica peste della società italiana) e se ad essa concederà margini di agibilità la timida e incerta ripresa del ciclo capitalistico mondiale, costretta a misurarsi, nella metropoli imperialistica statunitense, con le conseguenze della sovraccumulazione, con il vaso di Pandora dell''imposta di guerra', con l'approssimarsi dello scoppio della bolla speculativa immobiliare e con il crescente indebitamento delle imprese e delle famiglie.

In buona sostanza, chiudendo il cerchio del ragionamento, quale conclusione trarre sul 'che fare' rispetto sia a questa imponente manifestazione della destra conservatrice e reazionaria sia all'attuale governo? Occorre, a mio giudizio, passare oltre i corni del dilemma, che sono rappresentati, per un verso, dall'opportunismo di sinistra (abbattere il governo Prodi, spianando la strada alla riconquista del potere governativo da parte di un coacervo di forze, che è l'espressione, al di là delle forme politico-organizzative transeunti, di un blocco reazionario esteso e saldamente radicato nella società) e, per un altro verso, dall'opportunismo di destra (difendere questo governo costi quel che costi, quasi fosse l'ultima Thule di una politica progressista). Questo governo non è un governo dei lavoratori, ma può essere, su alcuni terreni e in alcuni momenti, un governo per i lavoratori (così come può essere, su altri terreni e in altri momenti, un governo contro i lavoratori): in questa ancìpite situazione, la tattica corretta non può che essere quella del sostegno articolato con l'opposizione. Una tattica che è stata giustamente applicata con la grande manifestazione nazionale del 4 novembre scorso contro il precariato; una tattica che deriva organicamente da quel 'programma minimo', adeguato alla fase attuale e ai rapporti di forza esistenti, che è incentrato sulla parola d'ordine della difesa del 'valore della forza-lavoro'.

Infine, per quanto riguarda la risposta delle forze popolari, democratiche e progressiste alla mobilitazione reazionaria delle masse promossa dalla destra - penso, in particolare, ai sindacati confederali e ai sindacati di base, alle associazioni ricreative, ai partiti antifascisti, alle amministrazioni dirette da tali forze, ai centri sociali -, occorre agire su tre piani: un approfondimento analitico della costellazione economico-sociale, politico-istituzionale e ideologico-culturale in cui la mobilitazione reazionaria delle masse s'inserisce; la mobilitazione militante e di massa per la difesa della legalità democratica; l'azione politica e culturale nelle scuole e nel territorio intorno ai temi dell'uguaglianza, del rifiuto di ogni forma di razzismo e discriminazione, della democrazia progressiva e della centralità dei lavoratori.

Eros Barone

Mornago, 4 dicembre 2006.


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