Cari compagni, invio un intervento in cui espongo, confrontandomi con la
proposta di Giulietto Chiesa, dieci tesi per la ricostruzione di una
posizione comunista in Italia.
Fraterni saluti.
Eros Barone
Come risolvere un'equazione con due incognite:
ricostruire una posizione di classe, proletaria e comunista,
e costruire un vasto fronte democratico e popolare
contro la guerra e in difesa della Costituzione
La proposta "Per costruire una nuova aggregazione di tutte le forze democratiche e di sinistra", avanzata da Giulietto Chiesa, è giusta, importante e necessaria, ma parziale. Essa, come è stato rilevato dalla redazione di Aginform, merita certamente di essere seguita con attenzione, poiché segna una netta rottura rispetto al clima di disarmo, smobilitazione e cancellazione della stessa tradizione della sinistra, che si sta cercando di imporre con il governo neocentrista di Prodi e con la pressoché totale acquiescenza delle sinistre (non 'radicali' ma) trasformiste e opportuniste.
Tuttavia, tale proposta mette il carro davanti ai buoi, ossia afferma la priorità della costruzione di un vasto fronte democratico e popolare contro la guerra e per la difesa della democrazia rispetto alla priorità della ricostruzione del partito comunista. Pur distinguendo fra priorità logica e priorità cronologica, fra tattica e strategia, resta incontestabile il fatto che nessuna forma di movimentismo, per quanto generoso e combattivo esso sia, potrà surrogare la teoria e la prassi di un partito comunista che si batte contro le guerre imperialiste e per il socialismo. La ricostruzione di una posizione di classe, proletaria e comunista, nel nostro paese resta il 'porro unum necessarium', da cui non si può prescindere, anche se vanno evitate concezioni schematiche. Vorrei, dunque, dare, su questo tema cruciale, alcune essenziali indicazioni, che spero possano essere oggetto di dibattito e di approfondimento fra tutti coloro che a tale tema sono interessati.
Enuncio pertanto, in forma schematica, dieci tesi in cui definisco gli assi della ricostruzione di una posizione di classe, proletaria e comunista, nel nostro paese:
- 1) la contraddizione centrale è oggi quella fra imperialismo e lotta antimperialista, laddove la tendenza alla guerra contiene, e nel contempo ne è il prodotto, quella della competizione e del conflitto interimperialista;
- 2) la nascita di enormi masse di lavoratori impiegati nelle fabbriche in Asia e in America centrale e meridionale pone in luce la permanenza della contraddizione capitale-lavoro salariato e dimostra il carattere meramente retorico e mistificante della tesi sulla scomparsa della classe operaia: al contrario, è sempre più evidente, come afferma il "Manifesto del partito comunista", che il capitalismo svolge la funzione dell'"apprendista stregone" che suscita forze distruttive che non è in grado di dominare e, in tal modo, gènera i propri becchini;
- 3) alla crescente acutizzazione delle contraddizioni del capitalismo fa riscontro la ripresa di un movimento internazionale di forze comuniste che pone al centro della sua elaborazione e della sua azione il problema del superamento della società capitalistica e della costruzione di un socialismo adeguato alle condizioni del ventunesimo secolo e capace di trarre le necessarie lezioni dalle vicende del socialismo del ventesimo secolo, peraltro grandiose e ricche di preziosi insegnamenti;
- 4) gli avvenimenti economici, politici, militari e culturali, cui assistiamo, riportano all'ordine del giorno la necessità del socialismo, mentre la crisi dello sviluppo capitalistico, accompagnata dalla polarizzazione della ricchezza, dall'impoverimento di massa, nonché dalla crescente insicurezza e dalla snervante precarietà sociale che ne derivano, costituisce la base oggettiva dei nuovi processi rivoluzionari in cui i comunisti devono sapersi inserire per svolgere il loro ruolo di avanguardia organizzata del proletariato;
- 5) i partiti che oggi si definiscono comunisti (Prc e Pdci) sono in realtà, a causa della degenerazione socialdemocratica e neoliberale che li ha investiti dall'esterno e corrosi dall'interno, partiti parlamentaristici che svolgono funzioni di opposizione elettorale e cercano (ma non sempre) di caratterizzarsi per la loro 'diversità sociale' all'interno di coalizioni egemonizzate da forze della sinistra borghese;
- 6) tale processo degenerativo dovrebbe indurre ad una seria riflessione coloro che hanno sopravvalutato il grado di permeabilità di questi partiti rispetto a posizioni autenticamente comuniste e che non si rendono ancora conto che si sta chiudendo la fase aperta nel 1991 con la Bolognina e con il cambiamento del nome del PCI; occorre, inoltre, sottolineare che la presenza, dentro la sinistra, di una cultura anticomunista sempre più diffusa ostacola fortemente lo sviluppo di un metodo e di una teoria capaci di superare il movimentismo e la pura protesta: quel movimentismo e quella protesta che sono, per dirla con Mao, come i palloni che, quando piove, si afflosciano;
- 7) il berlusconismo, rispetto al quale l'attuale governo di centrosinistra ha marcato una discontinuità propagandistica ma non sostanziale, dimostra che le tendenze alla crisi hanno uno sbocco di destra che può rivelarsi quanto mai pericoloso: ciò pone il problema della tattica con cui le forze comuniste e di classe, che operano attualmente in una situazione di debolezza, debbono affrontare tali congiunture (da qui nasce l'importanza della proposta di costruire un vasto fronte democratico e popolare contro la guerra imperialista e per la difesa della democrazia);
- 8) occorre procedere alla formazione di un'area teorico-politica comunista che sia in grado, a livello dell'analisi e della strategia, di misurarsi con le nuove contraddizioni della fase che stiamo vivendo e che si proponga, operando perlomeno su una dimensione continentale, di costruire forme organizzate e permanenti di solidarietà fra i comunisti e fra i settori della classe lavoratrice collocati nei diversi paesi, contrastando le spinte verso la competizione interna suscitate sul piano culturale e politico dalla borghesia attraverso la 'guerra di civiltà', il razzismo, la manipolazione dell'informazione ecc.;
- 9) occorre che, da una parte, tale area sia autonoma rispetto tanto alla sinistra governativa quanto rispetto al movimentismo economicista e, dall'altra, assuma le lotte per la pace, le lotte del lavoro, per la difesa della democrazia, contro il precariato e sull'immigrazione, come i terreni a partire dai quali ricostruire, senza cadere nelle secche del politicismo e dell'economicismo, non solo una posizione di classe, ma altresì una politica di classe;
- 10) proprio a causa delle difficoltà che nei paesi imperialisti si frappongono alla formazione di una coscienza di classe, assume ancora più importanza la costruzione di una soggettività che concretamente si dispieghi all'interno delle organizzazioni di massa esistenti e che implichi una capacità di analisi e di elaborazione teorica, una capacità di accumulazione delle forze sociali e politiche e, infine, una capacità di organizzazione e di azione politica generale: i nodi strategici con cui tale soggettività 'in progress' è chiamata a misurarsi sono quelli della costituzione dei blocchi imperialisti, delle tendenze alla guerra, del ruolo dello Stato nei paesi imperialisti e periferici, della composizione di classe internazionale, dell'aristocrazia salariata (base dell'opportunismo nel movimento operaio) e, infine, di un bilancio complessivo sul movimento comunista del '900.
Eros Barone
Mornago, 13 aprile 2007