Sostegno a Milosevic

La manifestazione del 28 giugno 2003 a L'Aja

I

l 28 giugno 2003, secondo anniversario del sequestro e rapimento del presidente Slobodan Milosevic da Belgrado per consegnarlo all’illegale Tribunale dell’Aja per la ex Jugoslavia e, per i serbi, giorno di San Vito (ricorrenza della storica battaglia di Kosovo Polie del 1389 contro gli ottomani), si è svolta all’Aja una manifestazione pubblica di protesta contro il Tribunale e di sostegno alla battaglia per la liberazione di Milosevic e degli altri jugoslavi arbitrariamente detenuti.

La manifestazione è stata organizzata dalle sezioni europee del Comitato internazionale per la difesa di Milosevic.

Hanno partecipato circa 250 persone da Germania (la rappresentanza più consistente), Paesi Bassi, Gran Bretagna, Austria, Francia, USA, Italia, Irlanda, Canada, Belgio, Jugoslavia, Bulgaria, Grecia. Bandiere jugoslave soprattutto con la stella rossa e altre (anche una della ex Repubblica democratica tedesca!) hanno espresso il carattere internazionale dell’iniziativa, che deve molto del successo ai sostenitori olandesi, guidati da Wil Van der Klift.

Davanti alla sede del Tribunale, di cui è stata da tutti sottolineata l’illegalità e il concreto comportamento contrario anche ai diritti dell’uomo, hanno parlato Van der Klift, Gavrilovic (Gran Bretagna), Valkanoff (Bulgaria), Mraovic (Francia), Bernardini (Italia), Collon (Belgio), Varkevisser (Paesi Bassi). Sono state lette le richieste ufficiali al Tribunale e all’ONU. Ha fatto seguito una marcia di alcuni chilometri sino al penitenziario di Scheveningen e qui hanno preso la parola, oltre ad alcuni dei precedenti, Hartmann (Germania), Krsljanin (Jugoslavia), Kelly (Irlanda), Cottin (USA), Verner (Germania). Si è data lettura della lettera a Milosevic, immediatamente consegnata alle autorità del carcere.

E’ stato giustamente notato che si tratta di un primo passo, in apparenza modesto ma sostanzialmente rilevantissimo, in un clima generale che ha visto la demonizzazione massmediatica della Serbia e di Milosevic in particolare, che rende difficile persino solo parlarne, anche con grandi masse di ispirazione "democratica" e di "sinistra". Gravissimo è stato il cedimento, sino alla collusione, di quelle forze (anche "comuniste") che hanno proclamano "né con la NATO né con Milosevic" e hanno esultato - "Belgrado ride" - di fronte al colpo di stato, ormai dimostrato, che ha avuto luogo in Jugoslavia e alla barbarica traduzione al carcere dell’Aja del presidente Milosevic, avvenuta dietro promessa di danaro. E quindi tacciono e non danno il reale significato né alla fascistizzazione e al disastro sociale della (residua) Jugoslavia, come degli altri paesi della ex (grande) Jugoslavia, né al valore storico di nemesi che ha avuto in sorte, da chiunque attivata, il Giuda Djindjic, colui che ha consegnato Milosevic; ma neppure, dall’altro lato, al comportamento eroico, nel pieno e oggi dimenticato senso del termine, dello stesso Milosevic avanti a quella Corte da Santa Alleanza che siede all’Aja per selezionare accortamente, e "costruire", i "crimini" da perseguire e i "criminali" da trattare secondo copioni in tutta logica pre-scritti: primo fra tutti Slobodan Milosevic, antesignano della lotta alla globalizzazione, da lui per tempo riconosciuta come la veste attuale dell’imperialismo. Il presidente jugoslavo, al di là dell’indegno silenzio dei media, continua a controbattere con efficacia l’azione del Tribunale e dei "testimoni" a suo carico.

A lui, agli altri jugoslavi ingiustamente carcerati, alle lotte in Jugoslavia va tutta la nostra solidarietà, come quella espressa all’Aja (e nello stesso giorno a Mosca, Parigi, Belgrado…) e la più decisa ripulsa contro quei pilateschi "comunisti" che, invece di confrontarsi con le lotte reali di chi affronta in concreto il mostro imperialistico e di far vedere e vivere il legame che unisce queste lotte, inseguono modelli astratti di "democrazia" mutuati dall’ideologia borghese e che nulla hanno a che fare con i bisogni effettivi dei popoli nelle loro espressioni proletarie (non borghesi), primo fra i quali è quello dell’indipendenza.

Proprio per questo dobbiamo fare appello per la concreta solidarietà: Milosevic e i suoi avvocati jugoslavi (che fungono da consulenti esterni e da coadiutori per lui) devono sopportare gli enormi costi della macchina giudiziaria.

L’appello dell’Associazione Sloboda di Belgrado è leggibile in inglese al sito: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2612.

Il conto bancario:
Peter Betscher/ICDSM;
n. 102013409;
Banca: Volksbank Darmstadt;
coordinate bancarie (BLZ): 508 90 000;
causale: "defense".

Aldo Bernardini

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