Cronaca di una manifestazione antimperialista

Secondo il "Corriere della Sera" del 14 dicembre, 800 persone hanno partecipato, all’Istituto "Galilei" di Roma, alla manifestazione per il sostegno della resistenza irakena, organizzata da un comitato informale su iniziativa del campo antimperialista di Assisi unito ad altre forze. L’aula dell’Istituto, sempre piena, ha una capacità di circa 400 persone: il calcolo del giornale abbraccia verosimilmente le persone che hanno circolato intorno alla manifestazione.

Non solo fra i relatori, ma neppure nel pubblico in sala, per lo meno visibilmente, vi erano le demonizzate presenze "nere" evocate da una forsennata campagna (del tutto analoga, sia detto incidentalmente, a quella provocata da ambienti sionisti nei confronti di eminenti partecipanti al Comitato internazionale per Milosevic, quali Ramsey Clark, Vergès e altri), che ha avuto il suo epicentro nel quotidiano di R.c. "Liberazione", in particolare con due articoli, fra l’altro di pessimo livello e basati su menzogne e falsificazioni indegne di un foglio che si richiama al comunismo, a firma di Saverio Ferrari e Gennaro Migliore. Vi è stata risonanza, proprio a partire anche da azioni di sconsiderati membri di R.c., su altra stampa ("Manifesto", "Corriere della Sera", pur se il resoconto finale di questo appare abbastanza corretto), con convergenti attacchi di altro segno da destra (soprattutto "Libero").

Dichiarazioni pubbliche e televisive degli organizzatori, lettere di smentita ai giornali, pur pubblicate, non sono valse a provocare onesti e meditati ripensamenti: fra l’altro per la considerazione che, in un appello aperto al pubblico e che ha raccolto circa 2.500 firme a titolo individuale, l’adesione, o addirittura una simpatia antimperialista, di elementi di destra, può risultare fattore obiettivamente derivante dalla dislocazione filoimperialista della "sinistra moderata" e dall’alleanza di R.c. con esso: inutile scandalizzarsi, l’importante è porre limiti, controllare, mantenere egemonia e comunque realizzare quella che è l’unica iniziativa in Italia a favore dell’indispensabile resistenza irakena. Iniziative che si sono volute contrapporre si limitano alla misera richiesta del ritiro delle truppe italiane e alla sostituzione, oltretutto irrealistica, dell’occupazione della Coalizione con una da parte dell’ONU, parimenti illegittima e rifiutata dalla resistenza, perché si porrebbe contro di questa, oltre che vietata dall’art. 78 della Carta.

Perché le forze "comuniste" istituzionali non hanno organizzato loro il sostegno antimperialistico alla resistenza? Ovviamente, perché non sono più antimperialiste: la cancellazione della categoria dell’imperialismo vuol dire semplicemente filoimperialismo.

Ma perché tanta furia? Al punto che R.c. ha dichiarato incompatibile con il partito l’adesione all’iniziativa (ah, lo "stalinismo" - per cadere in questa imprecisa espressione - degli antistalinisti…): con ciò provocando qualche ritiro, ma ben più adesioni e anche presenze di iscritti di R.c. all’iniziativa stessa. Forse perché questa iniziativa dice ciò che oggi, ai teorici fabiani o francescani della non violenza, appare indicibile, e cioè che all’aggressione si resiste anche con la forza. Iraq e Palestina mostrano la corda fasulla del giochino della non violenza elevata a dogma di azione.

Quanto costa l’accreditarsi per andare al governo… Altri opina sul timore nei confronti del realizzarsi di una convergenza trasversale tra "estrema sinistra" e "estrema destra": ma a parte che ciò sembra fuori da quanto è in realtà avvenuto, almeno in modo visibile e di qualche rilievo, tali pericoli si sventano solo con la chiara presa di posizione leninista contro l’imperialismo.

La manifestazione può considerarsi, nelle difficoltà del momento e dell’impresa, ben riuscita. Hanno parlato l’irakeno Awni al Kalemgi, esponente di un movimento di resistenza partito dall’opposizione a Saddam Hussein, ma che in vista dell’aggressione aveva con questo concluso un accordo, e quindi, introdotti da Leonardo Mazzei, Claudio Moffa, Luigi Cortesi, l’editore Massari, Domenico Losurdo, Costanzo Preve, Aldo Bernardini, la ex deputata Mara Malavenda, l’avvocato Pelazza di Milano.

La lotta continua, oggi anche per la difesa del presidente Saddam Hussein, illegalmente catturato e detenuto: si tratta per ora di un capo di Stato che nessuno può destituire dall’esterno.

Aldo Bernardini

Ritorna alla prima pagina