La strenua lotta di Milosevic sta dando i suoi frutti

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L’8 novembre 2003 si è svolta all’Aja una manifestazione, organizzata dall’Associazione Sloboda di Belgrado e dalla diaspora jugoslava, contro lo pseudotribunale "per i crimini nella ex Jugoslavia" e a favore della liberazione del presidente Milosevic e degli altri ingiustamente carcerati. Hanno partecipato circa 250 persone provenienti da vari paesi dell’Europa e dell’America. La marcia dei manifestanti, a partire dal centro dell’Aja, si è conclusa a Scheveningen di fronte all’ingresso del carcere, ove sono stati tenuti dei discorsi e sono stati inviati messaggi a Milosevic. Si è discusso dell’attività e della legalità del Tribunale dell’Aja. Il Comitato internazionale ha anche elaborato il programma di attività futura.

Il risultato delle elezioni parlamentari del 28 dicembre in Serbia (votanti il 59,3%) mostra che la strenua lotta di Slobodan Milosevic sta dando i suoi frutti. Anzitutto, sul piano dell’indipendenza nazionale e della lotta contro il neoliberismo. E’ questo il significato della vittoria al primo posto del partito radicale di Vojislav Seselj, considerato schematicamente di destra (con il 27,7% dei voti), accanto al 7,4% del partito socialista di Milosevic, che è stato penalizzato comunque dalle scissioni e in parte da episodi passati di corruzione. Tanto Seselj che Milosevic, ambedue nel carcere dell’Aja, sono stati eletti deputati: insieme al 18% del partito democratico serbo di Kostunica, dati i pronunciamenti di quest’ultimo in merito, ciò varrebbe anzitutto anche come rigetto dell’illegale Tribunale dell’Aja per la ex Jugoslavia. D’altra parte, quest’ultimo partito, insieme ad altri (ex Djindjic, Labus, Draskovic) formano un fronte filoccidentale numericamente maggioritario, in quanto superiore al 50%, ma all’interno molto frazionato: anche se sono prevedibili le mene dell’imperialismo per compattare questo fronte. Non sono da escludere nuove elezioni…

Non vi è dubbio che il partito socialista di Milosevic è stato fortemente danneggiato da una serie di inquinamenti e da operazioni pilotate dall’esterno. E certo comunque che le illusioni sparse sulla "libertà" e "democrazia" occidentali sono state presto dissipate fra i lavoratori serbi e in generale jugoslavi: privatizzazioni, disoccupazione, smantellamento dello stato sociale, distruzione di industrie e risorse. E il carattere tutto politico degli arbitrari e indecenti processi dell’Aja è sempre più palese: fra l’altro si privano esponenti politici, illegittimamente carcerati, del diritto "umano" (in tutti i casi valido per ciascuno, data la presunzione di innocenza, sino a condanna definitiva - che dal Tribunale dell’Aja, sia chiaro, sarebbe comunque assolutamente illegale) di partecipare alla vita politica del proprio Paese, di competere con attiva presenza alle elezioni (anzi, il Tribunale ha con ulteriore gravissimo arbitrio impedito i contatti dei candidati carcerati con i loro partiti) e di esercitare, nel caso oggi verificatosi di successo elettorale, che da solo costituisce un giusto ceffone impartito ai "giudici quisling" dell’Aja, di esercitare il mandato conferito dal popolo nel proprio parlamento. Bella democrazia occidentale…

A. B.

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