Ripensamenti sulla "caduta del muro"

Piero Bernocchi, portavoce dei COBAS, ha scritto per l’ultimo numero de «l’Ernesto» un articolo sulla nuova fase imperialista in cui vengono dati giudizi condivisibili su tutta una serie di questioni: dall’accostamento Goebbels-uso mediatico della propaganda ‘antiterroristica’ americana, alla critica radicale alle teorie negriane sull’impero, alla individuazione della dinamica economica delle attuali guerre imperialiste.

Questa nota non è però una recensione dell’articolo di Bernocchi, bensì una sottolineatura di una questione legata alle posizioni ‘storiche’ del portavoce dei COBAS, il quale, a proposito degli avvenimenti dell’89 e della caduta del muro di Berlino, aveva teorizzato, in un libretto pubblicato dall’editore trotskista Massari, l’apertura di una nuova possibilità di liberazione dei popoli, di superamento dell’aberrazione del socialismo reale in una prospettiva di nuove rivoluzioni autentiche.

Dall’articolo pubblicato da «l’Ernesto» ci sembra di capire, se non andiamo errati, che invece proprio a partire dai fatti dell’89 si è andata determinando un’offensiva imperialista che non ha trovato più ostacoli e che ha assunto dimensioni planetarie. Dunque delle due l’una: o i fatti dell’89 hanno aperto una nuova fase di liberazione dei popoli o, al contrario, hanno consentito l’offensiva imperialista e la guerra infinita. Quale dei due Bernocchi ha ragione? La nostra non è solo l’evidenziazione di una palese contraddizione, ma la necessaria sottolineatura di una questione ricorrente nel dibattito a sinistra. L’antisovietismo e l’attacco sistematico al socialismo reale di cui una certa sinistra, spesso definitasi rivoluzionaria, si è nutrita per decenni, sono stati, fatte le debite proporzioni, il rovescio della medaglia di quella impostazione goebbelsiana che ha caratterizzato decenni di propaganda occidentale anticomunista. Ora che lo spauracchio del socialismo reale si è dissolto, ma non del tutto se si tiene conto dell’anticinesismo imperante, si capisce meglio che tipo di regia c’è dietro le campagne orchestrate a livello mondiale dall’imperialismo e che uso è stato fatto del discorso sulle ‘rivoluzioni tradite’.

Certamente, nel caso del compagno Bernocchi non vogliamo avanzare il dubbio che lavori per i nostri nemici e per l’imperialismo e l’articolo sull’Ernesto è una ulteriore testimonianza del suo impegno militante anche contro posizioni come quelle di Toni Negri. Però non si può far finta di niente su certi giudizi espressi in passato e non tanto per dare pagelle, quanto per sradicare tra i compagni che oggi sono impegnati nella lotta antimperialista una cultura che rappresenta il brodo su cui nascono le campagne goebbelsiane della ‘democrazia’ imperialista contro le ‘barbarie’ delle rivoluzioni reali.

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