I caratteri del nuovo partito comunista

Cari compagni, vi invio alcune riflessioni, maturate in seguito alla cordiale conversazione informale che abbiamo avuto qualche tempo fa.

Giuseppe Amata

A più di dieci anni di distanza dai fatti del 1989 siamo nelle condizioni di poter sintetizzare le riflessioni accumulate in questo periodo e tracciare un percorso per il futuro, mettendo in evidenza ciò che dovremmo realizzare nel prossimo futuro e che, a mio avviso, si potrebbe delineare come Piattaforma ideologica, politica e organizzativa del nostro "Che fare?", con i seguenti intendimenti:
Se a media scadenza (nell’ambito di un quinquennio) l’obiettivo fondamentale deve essere la costruzione (e non la ricostruzione) di un Partito comunista ambientalista (il perchè di questa denominazione si evince dai miei scritti ed è superfluo ripeterlo in questi brevi cenni; onde per cui, costruzione e non ricostruzione del Partito comunista, come tentano di fare alcuni compagni!), la discussione ora si deve incentrare sulla sua piattaforma ideologica, politica ed organizzativa che faccia tesoro dei successi del movimento comunista internazionale e degli insuccessi o dei gravi errori, per non ripeterli.

Piattaforma ideologica non significa ripetizione libresca del marxismo-leninismo, ma sviluppo della teoria marxista-leninista, alla luce dei principi del materialismo storico e dialettico, i quali devono tener conto del livello di sviluppo delle forze produttive e dei rapporti di produzione all’inizio del XXI secolo, acquisendo i livelli della ricerca scientifica e tecnologica e le leggi di conoscenza della natura e di movimento della materia nel settore biologico e chimico-fisico, per come aveva intuito ed iniziato a trattare Engels nello scritto Dialettica della natura. Pensare che il marxismo sia solo Il manifesto, L’Ideologia tedesca ed Il Capitale è molto riduttivo; così come pensare che il leninismo sia solo il Che fare?, L’imperialismo fase suprema del capitalismo, Stato e rivoluzione e qualche scritto sulla dittatura del proletariato o sulla Nep, senza approfondire lo studio di Materialismo ed empiriocriticismo è altrettanto riduttivo. E poi marxismo-leninismo significa tener conto del pensiero di Labriola, di Gramsci, di Mao, di Kim Il Sung, di Guevara e di altri dirigenti che nella specificità delle loro situazioni particolari hanno enucleato alcune riflessioni teoriche universali.

Piattaforma politica vuol dire analisi concreta della situazione concreta, partendo da quella che è la realtà, dall’analisi delle classi, dal livello di coscienza delle masse, dalla loro appartenenza ai diversi partiti ed ai sindacati di regime o di opposizione, dalle relazioni che si sono create tra movimenti di massa e istituzioni rappresentative, ecc.

Piattaforma organizzativa, per capire quale deve essere la struttura oggi di un partito comunista di quadri e di massa, che superi le involuzioni organizzative che hanno permesso ai gruppi dirigenti di cambiare spesso la natura e gli obiettivi del partito comunista. D’accordo in linea di principio con il centralismo democratico, inteso come centralizzazione di idee giuste e di iniziative concrete, di subordinazione della parte al tutto, dell’istanza inferiore a quella superiore, dell’interesse individuale a quello collettivo e di disciplina del militante; ma le idee giuste maturano attraverso un confronto dialettico in cui non sempre le posizioni della maggioranza sono quelle scientificamente corrette. Ma poichè, giustamente, non può dirigere la minoranza, ma la maggioranza, la dialettica deve consistere nella riflessione teorica e pratica anche delle posizioni che possono essere di uno o di pochi militanti, ovviamente non cristallizzate, altrimenti si scade nel correntismo piccolo-borghese dei partiti socialisti o revisionisti. Centralismo deve significare altresì non demonizzare la differenziazione, ma ricercare la verità secondo il metodo scientifico di induzione, deduzione, sperimentazione per acquisire l’elaborazione teroica che scopra i segreti della natura e le leggi di movimento fisico, economico, sociale; insomma le leggi scientifiche della rivoluzione per farle diventare patrimonio di tutti, sia dei militanti che delle masse, e portarle avanti unitariamente.

In tal senso, discutere sulle forme organizzative e le norme statutarie del partito non è un aspetto secondario, anzi, come scrive H.H.Holz nel libro Comunisti oggi, ancora più importante della piattaforma politica, perchè essa muta al variare delle situazioni concrete. Importante, da scrivere a chiare lettere nello statuto, è la non cristallizzazione delle funzioni direzionali. Promuovere il lavoro collettivo significa che i dirigenti e i quadri ad ogni livello debbano interessarsi di diversi settori di studio e di lavoro e ruotare nelle funzioni per far crescere il livello qualitativo della direzione, per renderla accessibile a un numero crescente di quadri e non restringerla a pochi esperti, che obtorto collo si burocratizzano. Altresì le cariche rappresentative nelle istituzioni debbano ruotare per sensibilizzare un gran numero di quadri e per mostrare alle masse che i dirigenti comunisti sono in prima fila per aiutare le masse ad accrescere il loro livello di coscienza, di lotta e di direzione degli affari sociali e non per riprodurre esperti con la coccarda comunista e con comportamento borghese che praticano le attività clientelari per ottenere voti per la successiva rielezione.

Giuseppe Amata

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