Cecenia: la paura dell'orso russo

Premesso che non abbiamo nessuna simpatia per Eltsin nè per la mafia che gestisce il potere a Mosca e che certamente non la consideriamo la conseguenza naturale della rivoluzione d’Ottobre, ci permettiamo di dissentire da quella vergognosa campagna sulla Cecenia che fa apparire la sinistra italiana, con in testa il quotidiano "Liberazione", più interventista di Clinton.

Che a Mosca qualcuno abbia deciso di porre termine alle scorribande di gruppi armati fondamentalisti finanziati dall’Arabia Saudita, dagli USA e da altre centrali del terrorismo occidentale, non ci sembra uno scandalo, ma anzi una necessità per uno stato degno di questo nome. Certo, si tratta pur sempre della Russia di Eltsin e non dell’URSS, ma perchè gridare allo scandalo se anche solo per interessi nazionali o nazionalistici si contrastano i disegni anericani di controllare tutto il petrolio del Caucaso? Ci si lamenta perchè è in corso una guerra, ma chi ha scatenato questa guerra e per quali interessi?

Forse la sinistra italiana e Liberazione vorrebbero un esito come quello della guerra contro la Jugoslavia e del Kosovo, un altro intervento umanitario in Cecenia? Oppure immaginano paradisi di libertà del tipo di quelli instaurati dai Talibani?

Cosa dovrebbe fare uno stato sovrano contro un’ingerenza militare imperialista mascherata da lotta di liberazione nazionale?

E’ vergognoso dover constatare che la storia di questi anni non ha insegnato nulla a una certa sinistra, da Solidarnosc ad Havel all’Afganistan alla NATO ad Est, e che essa continua indisturbata (o sollecitata?) a prendersela sempre con coloro che cercano di contrastare anche con le armi l’imperialismo USA e NATO.

Anche se ci mancano i dati diretti, dalle cronache della stampa filoamericana ci sembra di dedurre che esiste una parte della popolazione che prende parte ai combattimenti con le truppe russe e che queste, pur continuando a combattere, mantengono aperte vie di fuga per la popolazione civile.

Certo, nella guerra ci sono morti e distruzioni, ma la responsabilità è sempre di chi la provoca. Oppure dobbiamo riaprire il caso di via Rasella?

Abbiamo il sospetto che la campagna di stampa di Liberazione sia funzionale anche a uno scontro interno teso a eliminare ogni sacca residua di comunisti per rilanciare l’antagonismo bertinottiano fatto di aria fritta. A quei compagni di Rifondazione che sono l’oggetto di questo attacco rivolgiamo l’invito a battere un colpo e contrastare, nell’interesse di tutti i comunisti, la deriva trotskista del PRC. Per quanto ci riguarda, da questi fatti troviamo conferma della necessità di un punto di orientamento forte e quindi sollecitiamo i lettori di Aginform non solo a rafforzare il lavoro che abbiamo intrapreso, ma anche a misurarsi con strumenti e capacità nuove nel dibattito politico e culturale contro le campagne subdole di Liberazione.

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