Note a margine:
Chi grida alla censura altrui…

I tagli di Massari

Nel 1989 l'editore Roberto Massari ha pubblicato, nonché tradotto il testo e curato l'edizione italiana del libro di Carlos Tablada El pensamiento económico de Ernesto Che Guevara, il libro elogiato da Fidel Castro nel suo discorso in occasione del XX anniversario della caduta del Che in Bolivia, discorso in cui esortava a studiare il pensiero di Guevara.

Confrontando l'edizione italiana: Carlos Tablada Guevara con quella originale delle Ediciones Casa de las Américas 1987, viene immediatamente da chiedersi come mai il testo originale (212 pagine, formato 15 x 22) sia stato sottoposto ad una drastica cura dimagrante per essere contenuto nelle 160 pagine di un libro di piccolo formato (12x17).

La spiegazione ce la dà lo stesso Massari a p.152, in una breve nota della Redazione:

«Per ragioni di spazio non sono qui riportati questi materiali [quadro sintetico riassuntivo e bibliografia degli scritti e discorsi del Che e delle opere consultate] e per le stesse ragioni sono state operate delle brevi ed occasionali riduzioni del testo - sempre indicate da punti in parentesi quadra - che in nulla alterano lo spirito del lavoro, la continuità di esposizione e l'intellegibilità da parte del Lettore.»

Il Lettore (con tanto di maiuscola) curioso, che non si accontenta dei punti in parentesi quadre, vorrebbe a questo punto sapere con quali criteri siano state praticate le "brevi ed occasionali" (cioè arbitrarie e non tanto brevi, date le loro dimensioni) "riduzioni" del testo, per quali ragioni esse non ne alterino il significato e infine se di queste "riduzioni" Carlos Tablada e la Casa editrice cubana (non c'è traccia del loro copyright, mentre è indicato quello della "coop. erre emme edizioni") sono stati informati dei tagli.

Il nostro Lettore potrà soddisfare la sua curiosità confrontando l'edizione Massari con il testo originale, o più facilmente con l'edizione integrale italiana: Carlos Tablada. Economia, etica e politica nel pensiero di Ernesto Che Guevara. Il Papiro, Sesto S. Giovanni, Milano, 1996.

Per parte nostra, abbiamo riscontrato alcune sforbiciate (senza punti tra parentesi quadre) praticate qua e là a termini come: marxista-leninista (a cui Massari sostituisce marxista), comunista, (a cui Massari sostituisce socialista) e così via… Inezie del tutto casuali, o Massari è allergico a tali categorie?

Le censure di Moscato

In uno dei suoi numerosi articoli pubblicati da Liberazione (apparso in data 6 settembre 2005), Antonio Moscato fa riferimento ad una lettera indirizzata ad Armando Hart (1) da Ernesto Guevara che, reduce dalla missione in Congo, si trovava a Dar-Es-Salaam (Tanzania), in attesa di rientrare a Cuba per preparare quella che sarebbe stata l'ultima sua impresa in Bolivia.

Questa lettera è stata pubblicata più volte: nel settembre 1997 nella rivista Contracorriente, anno 3, n. 9, nel libro Che desde la memoria, Ocean Press, 2004 e recentemente (in versione italiana) in Ernesto Che Guevara. La storia sta per cominciare. Mondatori, 2005, pp. 212-213. Inoltre si può trovarne il testo integrale e la copia fotografica dell'originale, pubblicati nel libro di Armando Hart Dávalos. Marx, Engels y la condición humana. Una visión desde Cuba. Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 2005, pp. XLIII-XLVIII. In questa lettera il Che espone, a grandi linee, un piano di studio e di pubblicazione di opere di autori classici, un piano che egli definisce "gigantesco, ma che tuttavia Cuba si merita".

Al punto V del piano, si legge:
«Si sta già realizzando, ma senza alcun ordine e mancano opere fondamentali di Marx. Qui sarebbe necessario pubblicare le opere complete di Marx ed Engels, Lenin, Stalin (sottolineato nel testo) e altri grandi marxisti. Nessuno ha letto nulla di Rosa Luxemburgo, per esempio, che ha commesso errori nella sua critica di Marx (III tomo), ma morì assassinata, e l'istinto dell'imperialismo è superiore al nostro in questi aspetti. Mancano anche pensatori marxisti che in seguito uscirono di carreggiata, come Kautsky e Hilfering (non so se si scrive così) che portarono contributi e molti marxisti contemporanei, non completamente scolastici».
Al punto VII del piano, si legge:
«Qui verrebbero i grandi revisionisti (se volete potete metterci Jruschov), bene analizzati; più profondamente che nessun altro, e dovrebbe starci il tuo amico Trotsky che è esistito e ha scritto, a quanto pare». (2)

Ed ecco Moscato all'opera.

Per prima cosa riporta un passaggio, accuratamente virgolettato, estrapolato dal contesto della lunghissima lettera, con cui, forzando lo stile ironico e dissacrante del Che, persegue il consueto insano proposito di dimostrare la supposta inclinazione anti-sovietica e anti-partito di Guevara:
«A Cuba non è stato pubblicato nulla se si escludono quei mattoni sovietici che presentano l'inconveniente di non farti pensare; il partito lo ha già fatto al posto tuo, e il tuo compito è digerirlo».
"Mattoni", non dimentichiamolo (siamo nel 1965), scritti durante il periodo Brezneviano.

Ed ecco invece quel che resta, nella versione di Moscato, dei due punti che abbiamo riportato sopra.

«Guevara propone invece una serie di raccolte di testi originali dei "classici" (a cui aggiunge Rosa Luxemburg, sia pure con un vago accenno ai "suoi errori" che conferma che non la conosce direttamente e "il tuo amico Trotsky che a quanto sembra, è esistito e ha scritto", dice ironicamente a Hart».
Spariti Marx, Engels e Lenin, purché non apparisse Stalin (per di più sottolineato); si salva Rosa Luxemburg che tuttavia il Che, secondo Moscato, criticherebbe senza averla letta; soprattutto spariti i revisionisti, categoria nella quale Guevara collocava Trockij.

Moscato, che lancia a destra e a manca accuse di censura sui testi del Che, non si vergogna di essere sorpreso con le mani nel sacco?


(1) Appena designato segretario dell'Organizzazione del CC del PCC.
(2) Ci siamo limitati a tradurre in italiano il testo, conservando la scrittura dei nomi propri usata dal Che.

Adriana Chiaia


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