1991
ABBIAMO DETTO "NO"
ALLA GUERRA DELL'ONU

1999
DICIAMO "NO"
ALLA GUERRA DELLA NATO

DIPENDE ANCHE DA NOI FERMARLA

Cari amici,

nel 1991 molti uomini e donne, di diversa convinzione politica e religiosa, hanno rifiutato di arruolarsi nella guerra "giusta" contro l'Iraq. Oggi siamo di nuovo coinvolti in una guerra terribile, e per di più in Europa. Perché?

Nel 1991 un vasto fronte di lavoratori, politici, intellettuali, giovani si mobilitò sostenendo che - per fedeltà alla Costituzione - si doveva ricercare una soluzione di pace, rifiutare la guerra e disobbedire all'ONU, anche se l'Iraq aveva invaso uno stato sovrano, anche se l'uso della forza era stato autorizzato dal Consiglio di sicurezza, anche se il Parlamento aveva votato a favore dell'intervento. Oggi molti di quelli stessi che si opposero alla guerra del Golfo, anche votando contro in Parlamento, ci hanno coinvolto in una guerra contro la Jugoslavia, decisa dalla NATO in violazione del suo stesso statuto (che esclude azioni d'aggressione), in contrasto con la nostra Costituzione, senza neppure un ordine dell'ONU, senza che il governo avesse chiesto, prima e non dopo, un voto del Parlamento.

Si dice che oggi le cose stanno diversamente, che bisognava fare la guerra per impedire una catastrofe umanitaria. Chiediamoci se è vero.

CHI PARLA DI "INGERENZA UMANITARIA" NON DICE LA VERITÀ Veltroni, per convincerci alla guerra, ci ha descritto alla Camera le atrocità commesse dalle truppe serbe: le mani mozzate, i cadaveri decapitati, le fosse comuni, le donne stuprate, i villaggi distrutti, i "2.000 morti in due mesi", le migliaia di profughi. Non entriamo nel merito di queste affermazioni, benché non tutte le violenze si possano attribuire a una sola parte, come sempre nelle guerre civili, e benché spesso notizie vere si mescolino a una disinformazione "programmata". Non mettiamo in dubbio che le violenze commesse dal regime di Milosevic siano preponderanti e soprattutto che sia conculcato il diritto degli albanesi del Kosovo all'autodeterminazione. A loro va quindi la nostra solidarietà, così come va al popolo serbo vittima oggi, insieme agli stessi albanesi, dell'aggressione NATO contro la Jugoslavia. Ma siamo solidali anche con un altro popolo massacrato, quello kurdo. Eppure non ci è mai venuto in mente di difendere i kurdi bombardando la Turchia e il popolo turco! Abbiamo invece chiesto di boicottare il regime di Ankara, di non vendergli le armi. E ci chiediamo come mai il governo D'Alema, che vuole bombardare i serbi per salvare gli albanesi, venda alla Turchia le armi che vengono usate per distruggere migliaia di villaggi e massacrare decine di migliaia di kurdi inermi. Forse perché il governo turco è un "paese chiave" della NATO?. Ci chiediamo anche perché il nostro governo abbia fatto fino a ieri (o stia facendo ancora oggi) affari lucrosi con lo stesso Milosevic, e lo abbia nei fatti aiutato contro gli albanesi del Kosovo, per "scoprire" adesso di volerli difendere… Mentre Veltroni parlava di bombardamenti a fini "umanitari", molti di noi pensavano anche ai bambini scheletriti, ai vecchi e alle donne uccisi ogni giorno in Iraq attraverso un embargo cui il governo italiano partecipa e che si rifiuta di rompere unilateralmente: se D'Alema e Veltroni sono disposti a fare una guerra contro le uccisioni in Kosovo, perché contribuiscono a uccidere, attraverso l'embargo, 7500 iracheni al mese (400.000 nel periodo dei governi Prodi-Veltroni e D'Alema)?

Ma, mentre parlava Veltroni, pensavamo soprattutto - con angoscia e con rabbia - alle donne e agli uomini del Kosovo intrappolati in un paese chiuso a osservatori stranieri, bombardati dall'alto, sottoposti a deportazioni, vendette e massacri proprio grazie alla copertura offerta, anche a bande irregolari, dall'intervento NATO. In quattro giorni di raid morti e profughi sono stati, per quanto è dato sapere, ben di più che nei due mesi precedenti. Di ciò sono corresponsabili i governi che fanno la guerra e i partiti che li sostengono, anche perché era prevedibile e preannunciato che sarebbe accaduto proprio così!

E' ipocrita dunque giustificare l'intervento con "ragioni umanitarie". Tali ragioni sono messe in dubbio perfino da un giornale filogovernativo come "Repubblica" del 26 marzo, che scrive: "Come si fa a non essere scettici sull'uso dei bombardamenti come azione umanitaria? I loro effetti diretti o indiretti non rischiano di aggravare la condizione degli albanesi?" E il Vaticano chiede a tutti, specie ai credenti, proprio per "ragioni umanitarie", non di fare la guerra ma di mettervi fine! Esiste invece un interesse strategico degli USA a portare avanti la destabilizzazione della Jugoslavia e dei Balcani (attizzata e aggravata già con la politica e gli interventi dell'Occidente nella guerra jugoslava del 1991-95); ad affermare con le bombe e con la NATO il loro predominio politico-militare in quest'area. E i governi europei, a loro volta interessati a consolidare la presenza politico-militare e la penetrazione economica nella regione, partecipano all'aggressione per non essere "tagliati fuori" oltre che per la loro subalternità agli USA, sancita attraverso l'adesione alla NATO.

CRESCONO I PERICOLI DI ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO Questo intervento è gravido di pericoli. La provata inefficacia dei bombardamenti a distanza costringe già a passare a quelli ravvicinati e spinge verso l'uso delle truppe di terra, in cui moriranno civili e soldati serbi e albanesi, soldati italiani e di altri paesi europei (non degli USA, che guardano e uccidono "dall'alto"). E' un conflitto che può estendersi a tutti i Balcani. Ne sono un sintomo manifestazioni e proteste che si susseguono in Macedonia e in Grecia. La guerra inoltre non indebolisce ma rafforza il nazionalismo slavo e lo stesso Milosevic, come è accaduto per Saddam. E chiama in causa la Russia, che si sente umiliata e minacciata. In questo modo una guerra fuorilegge, che moltiplica vittime, attrocità e massacri, apre un conflitto dagli sviluppi disastrosi e imprevedibili se non lo fermeremo subito. UNIAMOCI CONTRO LA GUERRA

I partiti che sostengono il nostro governo hanno votato una mozione con la quale si chiede di "far cessare subito" i bombardamenti, ben sapendo che essi sarebbero invece continuati perché la NATO vuole intensificarli e perché l'Italia, come ha dichiarato D'Alema, "resterà fedele" agli alleati. In questa mozione i partiti della maggioranza parlano anche di limitare la partecipazione italiana ad azioni "difensive", ben sapendo che i nostri aerei sono già usati in azioni offensive e che l'offensiva parte comunque proprio dalle nostre basi. Da Gioia del Colle, da Aviano.

E allora? Perché si cerca di nascondere ai cittadini, con false promesse di pace, la nostra partecipazione in prima linea a una guerra d'aggressione che viola la carta dell'ONU, la nostra Costituzione e perfino lo statuto della NATO? Perché alcuni esponenti della maggioranza "chiamano" a mobilitarsi contro la guerra mentre loro stessi sostengono il governo che la sta facendo? Ad ex-pacifisti, come il presidente dei popolari Bianchi, come i verdi Ronchi e Mattioli, o i diessini Calzolaio e Serri; a Cossutta, Manconi e agli altri dirigenti, ministri, sottosegretari, parlamentari dei DS, dei Comunisti italiani, dei Verdi, dei Popolari chiediamo almeno di non essere ipocriti.

Agli iscritti e agli elettori dei partiti di maggioranza chiediamo di contribuire alla pace obbligando i loro dirigenti e il governo a uscire SUBITO da questa guerra, a dissociarsi dalla NATO e a rifiutare le nostre basi all'aggressione; o ad andarsene.

BOICOTTARE LA GUERRA!

Ai lavoratori e alle lavoratrici, agli studenti, agli insegnanti chiediamo di parlare e di agire per la pace organizzando assemblee, fermate sui luoghi di lavoro, scioperi contro la guerra e forme di boicottaggio.

DISERTARE!

Ai soldati, che i generali si apprestano a usare come carne da cannone quando gli attacchi dall'alto non saranno più sufficienti, chiediamo di ascoltare l'appello delle madri di Bari ai loro figli che prestano servizio in Macedonia. Per non essere né vittime né complici, disertate! Disertare non è viltà, disertare non è illegale. Disertare è un obbligo, per chi vuole difendere la pace, la democrazia e la Costituzione.

COMITATO GOLFO
Milano 30 marzo 1999

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