I compiti del movimento antiliberista oggi

Il discorso politico che è già stato aperto, e in varie direzioni, con l'intenzione di suscitare un dibattito che ci porti fuori delle secche in cui una sinistra inesistente cerca di mantenere i suoi riti, senza intaccare minimamente i rapporti di forza, ha bisogno oggi di verifiche e di aggiornamenti continui. Siamo infatti ancora nella fase in cui va definita l'ampiezza dello spazio politico e la linea di demarcazione su cui fondare l'ipotesi di Fronte politico costituzionale e questo si può fare solo man mano che la situazione si sviluppa e si fa chiarezza con una corretta interpretazione dei fatti.

  Stiamo cercando perciò di affrontare il dibattito su una serie di questioni che possano costituire un punto di vista 'anomalo' rispetto alla vulgata dei radicali/alternativi 'a prescindere' e dei neosovranisti di 'sinistra'. Andare a fondo nel dibattito su queste cose serve a fissare lo spartiacque con una cultura che è la caricatura di una linea di opposizione e viene per di più sovrastata da una destra al cui mulino porta continuamente acqua.

  Attualmente la polemica e la discussione non riguarda tanto il giudizio sul governo Conte, su cui ci siamo già espressi in termini generali nei mesi scorsi, quanto le singole questioni che, messe assieme, non hanno carattere limitato, ma assumono ormai la valenza di un percorso legato da un filo rosso da cui si può ricavare l'andamento della battaglia in corso e farne, al momento opportuno, un bilancio.

  In particolare abbiamo dedicato molta attenzione alle questioni autostrade e recovery fund, mettendo in evidenza come il governo Conte fosse atteso al varco dai liberisti (ma anche da noi per andare alla verifica dei giudizi espressi). La valutazione che abbiamo dato, che cioè le soluzioni adottate sulle due questioni rappresentavano una sconfitta per i liberisti, i quali puntavano sulle difficoltà di estromettere i Benetton da Autostrade e di ottenere da Bruxelles i fondi richiesti, ci sembra confermata dai fatti, anche se chiaramente molte questioni rimangono aperte. In ambedue i casi le aspettative liberiste della vigilia sono andate deluse e Conte ha potuto superare gli ostacoli su cui i suoi nemici pensavano potesse verificarsi un naufragio che avrebbe consentito di sferrargli il colpo di grazia.

  Da questo dato di fatto positivo bisogna ripartire per riprendere un percorso e andare a ulteriori verifiche. Di fronte abbiamo questioni istituzionali come il referendum sulla riduzione dei parlamentari, il consolidamento o meno dei provvedimenti su Autostrade, Alitalia ed ex Ilva, il cosiddetto piano di ripresa e, sullo sfondo, i passaggi ulteriori con Bruxelles per l'attuazione del recovery fund e l'utilizzazione dei 209 miliardi previsti. Abbiamo anche da difendere e ampliare i progetti su reddito di cittadinanza, pensioni, salario minimo, tutela dei diritti, salute. Sul piano delle questioni internazionali dobbiamo evitare che si stabilizzi la gabbia euro-americana e che il governo baratti le concessioni economiche con l'appiatti­mento strategico sulla leadership dell'occidente capitalistico e in particolare sull'UE.

  Molte questioni dunque, e altrettante battaglie. Che non riguardano però soltanto punti di programma, ma anche lo sviluppo di una coscienza antiliberista nel paese che stabilizzi la spinta che oggi esiste e impedisca che si ritorni al passato. Dalla crescita di questo livello di coscienza dipende la costruzione di un movimento politico che abbia le idee chiare sugli obiettivi e modifichi i rapporti di forza.

  Il confronto non è solo con la destra a guida leghista, ma anche con tutta quella melma liberista che fa finta di stare col governo, ma lavora per creare le condizioni per un'alternativa neoliberista saldamente legata a Bruxelles.

   Qual è il ruolo del movimento antiliberista in questo contesto?

  Ci sono due questioni su cui si misureranno i risultati da conseguire. Una, di carattere generale, riguarda la battaglia contro la sinistra minoritaria e arroccata su posizioni identitarie e radical-movimentiste, che da tempo sta rendendo un buon servizio alla destra e alimenta un clima di radicalismo senza prospettive politiche.

  Il riscontro di questa affermazione si può trovare analizzando la teoria delle gabbie su cui una certa sinistra 'sovranista' insiste. Lo slogan 'fuori dalla gabbia UE' non viene mai collegato al discorso principale, che riguarda la gabbia dell'imperialismo occidentale e i rapporti che intercorrono tra dinamica imperialista e questioni di sovranità nazionale, ma ripropone una fuoriuscita 'nazionale' dalla crisi scollegata da un nuovo corso delle relazioni internazionali dell'Italia che esca dagli schemi dell'atlantismo. La Brexit ne è un chiaro esempio: fuori dall'UE, ma dentro una logica imperialista 'nazionale', peraltro subalterna all'America di Trump.

  Mentre portiamo avanti il progetto di organizzazione dell'area antiliberista, dobbiamo dunque far chiarezza sulle questioni interne e internazionali. Forse non potremo liberarci totalmente delle macerie politiche, ma almeno dobbiamo togliere qualsiasi credibilità al ruolo di opposizione in nome dei lavoratori che queste macerie pretendono di svolgere e insieme recuperare tutte le esperienze positive rilanciandole all'interno di un nuovo quadro politico.

  In questo contesto occorre anche chiarire il discorso sulle forze a cui fare riferimento e sulle alleanze. La costruzione di un Fronte Costituzionale presuppone che la proposta convinca ampi settori di massa e allo stesso tempo interessi, ad esempio, i 5 Stelle, l'area che segue il Fatto Quotidiano, settori che svolgono attività economica e intellettuale che vanno liberati dalle suggestioni di destra e trovino una sponda avanzata nel riorientamento economico in senso antiliberista.

   La seconda questione che ci sta di fronte è quella di inquadrare il programma di fase dentro la prospettiva che stiamo delineando. Esiste infatti una connessione diretta tra programma e prospettiva politica, che va esplicitata, in modo che risulti evidente che esiste un nesso preciso tra i singoli obiettivi e il cambiamento della logica su cui il sistema ha funzionato finora. La riduzione del numero dei parlamentari, la riforma della giustizia, l'efficienza della Pubblica Amministrazione al servizio dei cittadini, le misure di contrasto della corruzione, i provvedimenti di sostegno dei lavoratori (salario minimo, reddito di cittadinanza, pensioni ecc.), per la sanità pubblica, la scuola formativa, l'ambiente, la casa devono dare l'immagine di un paese che incomincia a imboccare la strada giusta. .

  L'abbiamo detto però e lo ripetiamo: se non crescerà un movimento organizzato che raccolga tutte le posizioni che nella pratica pongono la necessità di un orientamento antiliberista e riesca a trovare un terreno comune di azione, il pieno recupero della destra e del liberalismo 'democratico' sarà inevitabile, magari con la demagogia sovranista.

Aginform
8 agosto 2020