Tra i molti segnali di guerra lanciati dalla nuova amministrazione americana un po in tutte le direzioni nei primi tre mesi della sua attività (verso la Cina, verso la Russia, verso lIraq e i Palestinesi, verso gli stessi alleati-concorrenti-vassalli europei) non deve sfuggire per la sua rilevanza la svolta riguardo alla Corea. Lincontro tra il presidente sudcoreano Kim Dae Jung e G.Bush junior a Washington ai primi di marzo ha fornito al nuovo presidente americano loccasione per manifestare appieno lostilità della nuova amministrazione alla distensione nella penisola coreana, che aveva avuto la sua più eclatante manifestazione nel vertice del giugno 2000 a Pyongyang tra Kim Jong Il e Kim Dae Jung.
Le dichiarazioni ostili di esponenti governativi come John Bolton o Donald Rumsfeld e dello stesso Bush non si contano più e ad esse fanno eco alti comandanti militari come il comandante della flotta del Pacifico Blair. Secondo costoro la Repubblica Popolare Democratica di Corea rappresenta una grave minaccia militare, è un paese con cui non si può fare una trattativa perchè non manterrebbe i patti, ecc. In realtà - come è evidente per chiunque non rinunci deliberatamente alluso della ragione - è proprio il gigantesco dispositivo militare USA nel Pacifico e in tutta lAsia orientale che costituisce una minaccia per lAsia e per tutto il mondo e il nuovo ministro della difesa USA Rumsfeld dichiara che gli USA devono riposizionare il loro mostruoso apparato militare per poter "combattere e vincere una guerra nucleare" contro la Cina. Basterebbe da sola la mostruosità di una simile affermazione per destare orrore e ripulsione in tutto il mondo e per dimostrare che tutti i popoli del mondo, i governi dei paesi indipendenti e le istituzioni internazionali devono unirsi per fermare questo mostro che ormai mostra senza vergogna e con impudenza il suo volto imperialista senza nessuna giustificazione e nessuna maschera.
Ancora una volta la Corea è al centro delle trame dellimperialismo. Alle dichiarazioni ostili seguono i fatti: sostanziale congelamento dei rapporti bilaterali Corea del Nord - USA, che sembravano sulla via della normalizzazione con la visita di una delegazione nordcoreana a Washington e di Madeleine Albright a Pyongyang; rafforzamento del dispositivo militare già enorme nella Corea del Sud; sostegno aperto alle forze più reazionarie della Corea del Sud per impedire il dialogo tra Nord e Sud (a fine marzo Kim Dae Jung ha cambiato 13 ministri su 22 e tra gli altri il ministro degli esteri che a colloquio con Putin aveva osato mettere in dubbio lapprovazione del suo paese al piano di scudo antimissile americano).
La lotta pluridecennale del popolo coreano per lindipendenza e la riunificazione nazionale si scontra ancora una volta con i disegni egemonici e le minacce militari dellimperialismo. Per questo, come è stato in passato, così anche oggi, questo popolo coraggioso che lotta con tanta determinazione e spirito di sacrificio per lindipendenza e la riunificazione, merita la solidarietà attiva e consapevole di tutti coloro che riconoscono il grande pericolo che limperialismo rappresenta per il mondo intero.
La strada è ancora una volta in salita. Ma la lotta contro limperialismo e, al suo interno, la solidarietà con il popolo coreano è ancora la cosa più importante. Su questa base oggettiva siamo impegnati a promuovere la solidarietà attiva col popolo coreano e la lotta contro le minacce di cui è oggetto.
A questo scopo lassemblea del Comitato Italiano per la Riunificazione della Corea è convocata per il giorno 15 giugno alle ore 18 presso la Fondazione Pasti, in viale Tor Marancia 115, a Roma.
Comitato Italiano per la Riunificazione della Corea