Il cretinismo dell'autodeterminazione nazionale

Cari compagni,

ho ricevuto ieri il numero di dicembre di "Aginform" e desidero scrivervi per complimentarmi con voi per i passi in avanti fatti dal vostro organo di informazione. Concordo pienamente con gli sforzi di uscire dal "ghetto" e con i contatti avviati con altre soggettività, per esempio con settori del PRC e con Raniero La Valle, contatti finalizzati a mettere in comunicazione forze internazionali (come l’Associazione Cinese per la Pace e il Disarmo) con forze antimperialiste e pacifiste nazionali. Concordo pienamente con voi nella valutazione delle posizioni di politica internazionale assunte da "Liberazione". Posizioni che mi hanno convinto, per disperazione, a congelare la tessera del 2000 al PRC. Concordo soprattutto là dove scrivete: "E’ vergognoso dover constatare che la storia di questi anni non ha insegnato nulla a una certa sinistra, da Solidarnosc ad Havel all’Afghanistan alla NATO ad est". Purtroppo è così: imperversa oggi, dopo "cretinismi" di varia specie, il cretinismo dell’autodeterminazione nazionale. Pensate che al "Comitato contro la guerra" della mia zona, ai cui lavori partecipo e che ha assunto la lodevole iniziativa di mettere in piedi momenti di mobilitazione e controinformazione contro l’aggressione imperialista alla Jugoslavia, a fianco di compagni molto seri e documentati capita di incontrare un tizio di fatto favorevole agli indipendentisti ceceni! Quelli che ragionano come costui, non prendono neppure in considerazione la linea politica degli indipendentisti e a chi essa giovi; basta che un movimento si metta ad agitare parole d’ordine e temi connessi alla questione nazionale, ed ha automaticamente ragione. Recentemente mi è capitato di scrivere una lettera alla redazione di una rivista interessante che pubblica articoli validi sulla corsa agli armamenti, le tendenze guerrafondaie degli USA, ecc., perché il direttore responsabile, recensendo vari testi apparsi sulla guerra contro la Jugoslavia, sosteneva che il diritto all’autodeterminazione fino alla possibilità di secedere è in quanto tale un "diritto dei popoli", a prescindere dalla linea politica di organizzazioni concrete. Ora, come si possano dividere le due cose resta per me un mistero. Un movimento per l’autodeterminazione è un movimento politico, e come tale ha inevitabilmente una direzione (un senso di marcia) politica! Come si fa a dividere il "diritto del popolo" kosovaro albanese o ceceno alla separazione (che poi non è neppure così, perché a volere la secessione sono élites politico-militari e non il popolo nel suo insieme) dalla linea, molto concreta, dell’UCK e dei fondamentalisti ceceni? Come si fa a prescindere dai loro sponsor internazionali e dall’impostazione sicuramente non progressiva delle concezioni complessive di queste formazioni indipendentiste? Quanto alle vostre conclusioni, è certo che nel PRC stanno molti compagni che non sono affatto entusiasti dell’andazzo del partito, e in particolare di "Liberazione", su diverse questioni internazionali. Proprio per questo, io credo, andrebbero stabiliti con questi settori rapporti di collaborazione per la promozione di iniziative concrete. In proposito, mi è occorso di recente di ascoltare un compagno di Milano del Centro Lenin-Gramsci affermare che non bisogna intromettersi nelle discussioni politiche in seno alle organizzazioni altrui. Io non riesco a capire come, dopo tutto quello che è successo ai comunisti a livello nazionale ed internazionale, si possa ancora ragionare nei termini "ognuno coltivi il proprio orto". Già il disordine sotto il cielo si moltiplica ogni giorno che passa e la situazione diviene sempre meno eccellente, ci manca solo che un comunista si rinchiuda nella propria conventicola e pensi agli affari della propria bottega! Io, parlando con compagni di diversa appartenenza, sono peraltro arrivata alla conclusione che molti non si rendono conto del mondo in cui vivono. La guerra in Europa sinora non s’era mai vista, in primavera l’abbiamo avuta a due passi da casa. La corsa agli armamenti è ripresa alla grande e contempla la ripresa dello "scudo stellare". L’economia internazionale, a partire dal centro del centro, ovvero dagli USA, sta seduta su un’enorme bolla finanziaria, come segnalava un bell’articolo di Bellofiore su "Guerre e pace" di dicembre. In queste condizioni, un segretario di circolo del PRC si preoccupa della privatizzazione del parchetto dietro a casa mia costruendo un comitato per la salvaguardia del parco, un comitato alternativo a quello già esistente, non "ideologicamente corretto" perché composto da "partiti borghesi". Lo stesso segretario, animato come si vede da grande "purismo di classe" (sulle stupidaggini), se ne esce, ad un dibattito sulla Jugoslavia, a chiedere al relatore, che aveva parlato di attività di solidarietà contro l’embargo, se in questo modo "si può portare la democrazia in Jugoslavia, perché lì non c’è la democrazia"! E con un partito così, non bisognerebbe intromettersi nel dibattito interno?!

Cari compagni, scusate lo sfogo, ma la vostra pubblicazione mi ha sollecitato il desiderio di comunicare una serie di riflessioni che sono venuta facendo via via nell’ultimo periodo. Continuate così, cercate di estendere rapporti e contatti, non chiudetevi in un ghetto m-l (che di leninista sul serio non avrebbe nulla), fate iniziative unitarie come quella relativa al Tribunale Internazionale contro i crimini di guerra della NATO in Jugoslavia, che mi è sembrata veramente un’ottima cosa. Per quanto mi riguarda, penso che continuerò solo a scrivere articoli per alcune riviste come "Il Calendario del Popolo" e "Gramsci" e a partecipare al "Comitato contro la guerra" di zona, almeno per quanto riguarda iniziative contro l’embargo alla Jugoslavia. Positive mi paiono anche le attività di solidarietà di "Un ponte per..." e quelle di adozione a distanza di bambini degli operai jugoslavi. Inoltre, il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Federale di Jugoslavia ha pubblicato un libro bianco in due volumi (in inglese, purtroppo!) sulle devastazioni compiute dai bombardamenti NATO. L’opera è agghiacciante, soprattutto perché è corredata da moltissime fotografie di bambini, donne e uomini letteralmente fatti a pezzi dalle bombe. Mi sembra che dovremmo diffonderlo perché come dice l’epigrafe sulla tomba di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht a Berlino "Die toten mahnen uns" ("I morti ci ammoniscono"). Forse cose così potrebbero far crescere la coscienza della gente e magari anche dei segretari di circolo di scarso intelletto, che, di fronte a queste immagini di barbarie, potrebbero essere indotti a meditare sulla fragilità e delle umane sorti e della nostra (non dell’altrui!) democrazia, incapace di sottrarsi agli ordini dei "padroni del mondo". Meditando più di quanto comunemente facciano, potrebbero scoprire la virtù dell’umiltà, che spesso fa loro difetto.

Saluti comunisti,

Emanuela Caldera

Milano, 4 gennaio 2000

N.B. Sia io che Fabio aderiamo al Comitato Promotore per la creazione del Tribunale Internazionale contro i crimini di guerra della NATO in Jugoslavia. Vi mandiamo la quota di adesione sul CCP di "Aginform". Mandateci materiali da diffondere!

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