Sui risultati del congresso del PRC

La rifondazione dimezzata

Nonostante venga considerato un leader carismatico, Bertinotti è uscito piuttosto male dall’ultimo congresso del partito. Un risicato 60% è ben poco per un segretario che tenta di rifondare la teoria comunista e di reinterpretare la storia mettendo a confronto la rivoluzione d’ottobre e il 1968, il movimento dei movimenti con lo sviluppo dell’organizzazione operaia del XIX secolo. Non è stato preso sul serio? Evidentemente non troppo, a giudicare dalle votazioni sulla mozione di maggioranza che ha visto un 27% a favore degli emendamenti del gruppo che fa capo alla rivista l’Ernesto e un 13% per i gauchisti della mozione Ferrando.

A noi interessa qui però fare considerazioni non sull’ampiezza della maggioranza bertinottiana, bensì sui quattro emendamenti che consideriamo vicini o, meglio sarebbe dire interni, al dibattito sulle posizioni comuniste. Le questioni sulla natura del partito, il riferimento esplicito a Lenin e soprattutto l’analisi sull’imperialismo sono punti di differenzianione importantri dal Bertinotti-pensiero.

Il fatto che il 27% del PRC si sia differenziato da Bertinotti su queste questioni è un fatto importante e non solo perchè dimostra che una tendenza comunista in Rifondazione esiste ed è consistente, ma anche perchè finalmente si è bloccata una deriva trotskista e movimentista che stava dando un colpo mortale e definitivo alle posizioni comuniste.

Certamente gli emendamenti di cui stiamo parlando non garantiscono chiarezza su alcuni punti importanti che noi e altri compagni riteniamo essenziali. Ad esempio: si può parlare di Lenin senza parlare di leninismo? Si può accettare che la tesi 53, "stalinismo contro comunismo" venga fatta passare senza un commento? Si può lasciar correre sugli strafalcioni storici e interpretativi della realtà odierna sulle contraddizioni sociali e sul caratte dei movimenti contenuti nelle tesi?

Da questo punto di vista è chiaro che gli emendamenti non demoliscono l’impianto neotrotskista e riformista del documento di maggioranza. Noi pensiamo però che i compagni che hanno presentato i quattro emendamenti che hanno espresso il 27% dei consensi mirassero più che ad una contrapposizione tra documenti congressuali ad una verifica di consenso su alcuni (e quindi non tutti) punti qualificanti di una posizione, sia pur generica, di tipo comunista. Il risultato è stato raggiunto e questo rappresenta un dato oggettivo che va preso, da noi comunisti, in seria considerazione.

Oggi esiste una posizione comunista dentro rifondazione che supera, come dato politico, qualsiasi tentativo di "alternativa" comunista presente in Italia.

Dire questo non significa non vedere i limiti di questo risultato che, a nostro avviso, non sono solo tattici, ma di analisi e di linea. Inutile sarebbe quindi anticipare i tempi di uno sviluppo politico che andrà verificato nel tempo. Importante è cogliere il dato di novità che il congresso del PRC ha espresso e considerarlo, senza settarismi e presunzioni politico-teoriche, all’interno della ricostituzione di una posizione comunista dentro quello che si definisce il movimento alternativo.

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