Equidistanze
Una lettera di Domenico Losurdo a "Liberazione"

In Kosovo, una terribile pulizia etnica è in corso a danno non solo dei serbi, ma anche dei rom e di altri gruppi etnici. Finisce per riconoscerlo persino "Foreign Affairs" (gennaio-febbraio 2000): il Kosovo «sta oggi peggio che non prima dell’inizio dei bombardamenti Nato». Washington è decisa a portare ancora oltre lo smembramento della Jugoslavia: gruppi terroristici armati di tutto punto penetrano nella zona smilitarizzata, mentre il Montenegro viene trasformato in un vero e proprio "Stato della mafia", subalterno all’Occidente ("Die Zeit" del 23 novembre). Come se questo non bastasse ecco una campagna di destabilizzazione a base di attentati e assassini. Per capire chi siano i responsabili basta leggere un articolo dell"’lntemational Herald Tribune" (2 marzo) che annuncia giubilante: la Cia ha stanziato somme enormi per trovare qualcuno che «conficchi una pallottola nel cervello di Saddam». Bisogna riconoscere che, grazie anche agli interventi di Grimaldi, "Liberazione" denuncia con forza queste infamie. Peccato che qualche compagno non rinunci a dare il suo bravo contributo al bombardamento multimediale della Jugoslava e del suo governo: eppure, come l’esperienza insegna, si tratta solo di una tappa preparatoria della ripresa della guerra vera e propria; è un ulteriore chiodo per la crocifissione di un paese e di un popolo martire.

Domenico Losurdo

E la risposta della redazione di «Liberazione»

Sulla gran parte delle cose che ci scrivi siamo del tutto d’accordo: come si deduce dalla linea politica che il giornale, nel suo insieme, ha fin qui seguito. Una posizione che non ci ha mai fatto chiudere gli occhi sulla politica di Belgrado, che abbiamo criticato e critichiamo, senza per questo "farci arruolare" nelle fila della Nato, o del govemo italiano. Che portano, ovviamente, enormi responsabilità nella catastrofe dei Balcani.

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