Roma, 14 settembre 2005 - ore 17

 

Dal presidio degli scioperanti della fame sotto la Farnesina

 

UN PASSO AVANTI

 

Quindici giorni di sciopero della fame, quindici giorni di sacrifici che non sono stati inutili.

Un'ondata di solidarietà ci è giunta da tante parti, così come l'affetto di tanti compagni che ci hanno fattivamente sostenuto in queste due settimane difficili; solidarietà e affetto che ci hanno dato la forza di resistere.

Non siamo riusciti  a vincere il rifiuto opposto dal governo e dal ministro degli esteri Fini (su pressione americana), a concedere il visto a 6 alti esponenti del popolo iracheno.

Abbiamo però strappato due risultati molto importanti:

1. Respinto la campagna di criminalizzazione proveniente dagli Usa che puntava a schiacciare tutti coloro che sostengono o considerano legittima la Resistenza irachena;

2. Ottenuto l'avvio della procedura affinché Haj Ali, il torturato di Abu Ghraib, venga in Italia nelle prossime settimane per un giro di conferenze contro la barbarie della guerra e per denunciare i crimini degli occupanti.

  Con Haj Ali daremo avvio, assieme a tutti coloro che ci sono stati vicini, ad una campagna di verità sulla tragedia che vive l'Iraq, una campagna che rilancerà con più forza di prima la battaglia per i visti affinché la prevista conferenza di Chianciano ("Per una pace giusta, con la Resistenza irachena"), che tanto terrorizza gli USA e il governo Berlusconi-Fini, abbia finalmente luogo.

La Conferenza è rimandata, non annullata ed al governo diciamo: ride bene, chi ride ultimo.

  Il prossimo appuntamento sarà il 2 ottobre a Roma. Qui si svolgerà un grande incontro internazionale non solo per ridare slancio alla battaglia per strappare i visti per i rappresentanti iracheni, ma pure al movimento che chiede una pace giusta in Iraq, il ritiro delle truppe di occupazione e il pieno rispetto della sovranità nazionale di quel paese, senza la quale libertà e democrazia sono solo parole vuote.

  Cessiamo quindi, a partire da oggi, lo sciopero della fame.

Non torniamo a casa, ma ci rimetteremo al lavoro assieme a quanti vogliono battersi contro questo governo di guerra, affinché l'Italia, da paese finalmente sovrano diventi luogo di pace e di dialogo non solo con il popolo iracheno ma con tutti coloro che lottano per la liberazione da ogni giogo imperialista.

 

Comitati Iraq Libero


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