Stalinofobie

I trotskisti non sono mai cambiati, la loro caratteristica, dal 1924 in poi, è quella di essersi trovati sempre in cattiva compagnia. Mai che una volta, una sola volta, siano stati in sintonia con il movi-mento comunista ed abbiano marciato, se non proprio insieme, almeno parallelamente ad esso. Mai. Sempre dall’altra parte. Mentre si preparava l’aggressione nazista all’Urss hanno svolto un ruolo di quinta colonna. Dopo che il loro capo fece la grandiosa scoperta che in Urss non di socialismo si trattava ma di "burocrazia", i suoi epigoni hanno applicato con alzheimeriana ripetitività questa categoria (divenuta ormai metafisica e matastorica) a tutto ciò che di socialismo si è realizzato in Europa orientale, Cina, Corea, Vietnam. Anche se correvano fiumi di sangue per vincere le rivoluzioni o fare guerre nazionali antimperialiste era sempre "burocrazia".

Non hanno mai contato nulla. La cosiddetta quarta internazionale è stata un patetico tentativo di coordinare qualche frazione entrista ben camuffata in questo o quel Partito comunista. Però, hanno avuto la loro grande rivincita a partire dall’epoca in cui Krusciov ha insozzato il grande Stalin, e Gor-baciov ha completato il lavoro con il brillante risultato della dissoluzione dell’Unione Sovietica. In Francia il trotskismo ha straripato.

In Italia, rinnovando (si potrebbe dire?) le nostre tradizioni di maggiore autonomia di pensiero, i trotskisti ricusano l’ortodossia. Alcune pietre miliari restano, ma imboccano con coraggio anche vie inesplorate. Cosicché accanto ad un feroce, implacabile odio riversato sulla figura di Stalin e al misconoscimento del socialismo nel mondo (dicono che solo a Cuba c’è qualcosa di assomigliante al socialismo), mettono da parte Trotski e si fanno seguaci del subcomandante insurgiente il quale dice che non bisogna lottare per il potere ma lasciare quello che c’è, e i ribelli devono costringere il potere ad obbedire alle necessità della povera gente. Vi immaginate a quale infernale fatica di Sisifo avrebbe dovuto sobbarcarsi il Partito comunista cinese e l’Esercito Rosso se, invece di puntare alla conquista del potere dello Stato avessero lasciato gentilmente il governo centrale a Chang Kaishek ingiungendogli però di "comandare" sì, ma "obbedendo" ai comunisti? Sorge una domanda: come si fa a produrre sintesi di pensiero politico così audaci? In confronto, il marxismo è terra terra.

Ritornando alla stalinifobia: due intere pagine di Liberazione dal titolo "Stalin mai più". Non dico che i leninisti dell’Ernesto dovrebbero rispondere con un "Bertinotti mai più". Ma insomma, fare i pesci in barile di fronte a queste vergognose manifestazioni di anticomunismo viscerale non solo è un’omissione, ma può essere anche dannoso, perché certamente quel 33% dell’Area su quelle due pagine ci ha sputato. E si chiederanno: ma che cavolo fanno ‘sti leninisti, vuoi vedere che anche loro sono stati contaminati dalla fobia?

A.C.

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