Un regalo scomodo... I Forchettoni Rossi

Alessandro Cisilin

Fonte: Megachip
27 dicembre 2007


Facciamoci del male. Ci sono libri che molti vorrebbero non esistessero neppure, perché mettono a repentaglio le poche certezze e i fragili appigli politici di chi pensa a sinistra. Sperando nel pacifismo, nell'attenzione ai ceti deboli, e soprattutto nella "coerenza" di chi siede nell'angolo estremo delle aule parlamentari. E infatti, a discutere e a scrivere dell'irriverente " Forchettoni Rossi. La sottocasta della ‘sinistra radicale' ", ultima fatica dell'Editore Roberto Massari (www.enjoy.it/erre-emme), profondo esperto, tra le altre cose, della storia delle rivoluzioni sudamericane, sono quasi esclusivamente i detrattori, ossia i blogger e i media di destra, dal Corriere della Sera in là.

Errore, perché quest'esteso armamentario degli ultimi quarant'anni di battaglie fallite e, soprattutto, rinchiuse in qualche cassetto di Montecitorio, dovrebbe formare un prezioso "memento" nell'animo di ogni militante. Non per rinchiuderci nell'ennesima autocoscienza, ma per rilanciare la dignità di quegli ideali troppo spesso umiliati da chi dovrebbe rappresentarli.

I Forchettoni Rossi sono dunque i cosiddetti “burocrati” che guidano la sinistra estrema. Pronti a immolare la nostra identità per tenersi la loro poltrona, con un'accortezza che, secondo gli scanzonati responsabili di questo sforzo collettivo, li iscrive a pieno titolo nell'indecorosa "casta", un tempo chiamata "classe politica", da sempre infarcita di sostanziose categorie d'appendice, a cominciare dal suo serbatoio sindacale.

Inutile sbilanciarci qui in un elenco di sintesi. Tanto, non si salva quasi nessuno. Il pacifico tiro a segno degli autori è del resto così esteso da dover esser preso per quello che è. Non l'ennesima rivendicazione di purismo dall'ennesimo gruppo di santoni che abiterebbe la sinistra. E nemmeno la critica ai contenuti politici, che il testo sembra non pretendere. La protesta, corposa e documentata, vuole “solo” bersagliare l'incoerenza, tra le parole e i fatti, tra le promesse e i voti.

Naturalmente, la stessa intransigenza degli autori non è scevra di inflessioni ideologiche. Perseguire le proprie idee significa saperle difendere. E, nella fattispecie delle assemblee e degli accordi di governo, questo impone compromessi e sacrifici, anche ideali. E' il gioco della democrazia, in un sistema parlamentare in cui la sinistra è per definizione minoritaria, per ottenere qualcosa, deve concedere tanto, a meno di non voler restare al “tanto peggio tanto meglio” che ha contribuito all'attuale regime berlusconiano, tuttora imperante.

Il contributo più prezioso del testo non dimora infatti nella pur meritoria ricostruzione degli errori e dei tradimenti perpetrati dalla “ sottocasta ”, bensì nella decostruzione sociologica della sua genesi. Dai meccanismi di formazione nel partito, ordinati meno dalle capacità individuali che dal numero dei sì, al riprodursi di un sistema di cooptazione dall'alto. Dalla logica del culto religioso del capo, alle “svolte epocali” di natura nominale e simbolica orientate essenzialmente a conservare leadership in crisi. Questo testo politicamente scorretto è qui allora una fertile boccata di ossigeno, per chi si ostina a considerare la politica come il terreno concreto dei propri valori, e non la burocrazia dei partiti che li irridono.

Aa. Vv., Forchettoni Rossi. La sottocasta della "sinistra radicale"
Massari Editore, 2007, 13 euro


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