Gli amici dell'impero

La bestia è ferita gravemente, ma si capisce che, nonostante la pericolosità, non ha più un’idea chiara di come procedere. Al contrario dei suoi avversari che invece hanno deciso di arrivare a un chiarimento dal quale dipenderanno le mosse future e i concreti rapporti di forza.

Sul terreno militare le cose si mettono male per gli americani e per la Nato. Dover affrontare uno scontro che comprende, oltre l’Iraq, l’Afganistan e il Pakistan senza sapere come può essere gestito strategicamente, porta a subire i colpi e reagire alla cieca, come nel caso delle stragi di civili. Quanto può durare?

Nel frattempo, proprio perché impauriti, gli americani hanno tentato una mossa azzardata contro russi e cinesi con l’idea che indebolendo avversari così potenti si potesse riaffermare un’egemonia mondiale nonostante le sconfitte sul campo.

Prima è partita la campagna sul Tibet, per impedire che le olimpiadi confermassero il ruolo della Cina nel mondo, poi gli americani hanno scatenato l’attacco in Georgia con la collaborazione degli ascari israeliani. In ambedue i casi l’operazione non ha avuto effetto. Le olimpiadi si sono svolte regolarmente, nonostante i tentativi di provocazione, e in Ossezia i russi hanno risposto adeguatamente.

E ora quali scenari si aprono?

Sul piano direttamente politico gli Usa non potranno contare in futuro su quella ‘collaborazione’ internazionale con cinesi e russi che ha consentito avventure militari a tutto campo. Al punto che i russi hanno incontrato il siriano Assad e fatto balenare la possibilità di installare missili direttamente puntati su Israele, costringendo questo paese alla difensiva.

Quindi si ricomincia e con nuovi rapporti di forza. Soprattutto si riapre il gioco delle alleanze internazionali che possono consentire una sconfitta definitiva del governo unipolare.

Il movimento antimperialista è sicuramente interessato a creare le condizioni perché si saldino tutte le spinte che convergono verso il comune obiettivo di sconfiggere la politica di guerra degli americani e della Nato e di riaprire una nuova fase di relazioni tra popoli e paesi schiacciati dall’imperialismo. Raggiungere questo obiettivo non sarà né facile né indolore.

Per noi che siamo nel ventre della bestia si pongono due obiettivi, quello di intensificare lo scontro con le forze che gestiscono, in vario modo, le guerre imperialiste e nel contempo, come più volte abbiamo detto, lo scontro con l’imperialismo di sinistra, cioè quelli che possiamo definire gli amici dell’impero.

Sulla funzione di giornaletti ‘pacifisti’ come il Manifesto e Liberazione abbiamo più volte parlato. Questi organi della ‘sinistra’ si sono caratterizzati con gli slogans né.. nè, cioè né con l’aggressore né con l’aggredito, perché questa ultima scelta avrebbe contraddetto i principi di purezza che contraddistinguono la loro linea. Non insisteremo mai abbastanza sul fatto che queste posizioni vanno liquidate nell’area di coloro che si impegnano nella lotta antimperialista, in quanto fanno parte di una logica che tende comunque a rafforzare l’imperialismo. Questi ‘pacifisti’ sono poi quelli impegnati nel lavoro delle ONG nei paesi aggrediti!

Ora però all’orizzonte spuntano posizioni più articolate che sostengono che il lavoro americano e occidentale per destabilizzare i paesi considerati nemici o avversari attraverso la rivendicazione del diritto al riconoscimento delle minoranze è questione sacrosanta o anche che la vicenda dell’Ossezia sarebbe uno scontro interimperialista.

Già all’epoca della caduta del muro di Berlino, dei fatti di Praga, di Solidarnosc e di Eltsin abbiamo potuto mettere con le spalle al muro gli ultrarivoluzionari sugli effetti di queste vicende, aldilà della discussione sul ‘comunismo’ realizzato.

Anche ora mettiamo in guardia gli stolti che quando gli si indica la luna guardano il dito. Se fanno ancora finta di non capire qual'è la partita che si sta giocando, non possiamo che considerarli amici dell’impero e trattarli come tali.

Per quanto ci riguarda non siamo né filoislamici, né filorussi, né filocinesi. Siamo amtimperialisti che combattono, con tutti i mezzi e con tutte le alleanze, il nuovo nazismo delle ‘democrazie’ occidentali.

Erregi

25 agosto 2008


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