L'impegno di Chianciano

Non č stato facile, dopo i risultati delle elezioni di aprile che hanno visto il crollo di quella che č stata la sinistra 'storica' dentro cui ha ruotato il dibattito di questi anni, passare dal manifesto "questa volta no" a definire un successivo passaggio. Rifiutare il voto alla sinistra governista era sicuramente necessario e in questo ci siamo trovati in sintonia con milioni di persone, ma andare oltre su una prospettiva politica č tutt'altra cosa. Non basta firmare un appello, per quanto giusto nel suo obiettivo.

Ce ne siamo resi conto in questi mesi di confronto abbastanza serrato dove si sono affacciate ipotesi diverse, anche se non contrastanti nell'analisi della situazione, sulle proposte da fare.

Diciamo, per sommi capi, che l'alternativa che si presentava era tra due ipotesi: continuare a svolgere una funzione di orientamento su alcune tematiche di fondo - imperialismo, antigovernismo, rifiuto della ritualitā 'antagonista' ecc. - oppure partire dal crollo elettorale della sinistra 'radicale' e dalla sconfitta del PD per utilizzare questo dato oggettivo e tentare di rompere un'egemonia ossificata. Insomma avere il coraggio di una proposta politica e verificarla nella realtā.

Il manifesto di convocazione dell'incontro di Chianciano scioglie questi nodi e avanza un'ipotesi di movimento politico che si inserisce in un contesto che vede gli sconfitti dell'arcobaleno tentare una ripresa e i veltroniani agitarsi tra inciucio e ruolo di opposizione. E' realistica un'ipotesi di questo genere? Esiste davvero la possibilitā di uscire dallo stato di cose presente contro cui ci siamo scagliati in questi anni definendolo il mondo del 'politicamente corretto'? Diciamo che Chianciano raccoglie la sfida e prova a discutere pubblicamente la questione, senza ovviamente dare per scontato il risultato. Questo non č un mettere le mani avanti, ma far capire ai numerosi critici a che punto siamo e che affrontiamo laicamente il dibattito, accettandone realisticamente le conclusioni. Non siamo dunque alla vigilia della fondazione di un ennesimo gruppo, ma a un tentativo di dare risposte a una serie di questioni che la realtā ci pone.

Anche se gli avvenimenti corrono veloci e ci sopravanzano continuamente, a Chianciano poniamo in discussione un'ipotesi di lavoro politico comune, che sarā successivamente definito in termini operativi, che ha come punti fondamentali lo scontro col potere criminale e di illegalitā che ci governa, l'autonomia dalla casta politica che gestisce questo potere e che ha le sue metastasi non solo a destra ma anche a sinistra, il comune richiamo ad alcuni punti fondamentali della Costituzione che concernono l'art.11, i diritti sociali, la laicitā dello Stato.

Abbiamo definito questa proposta al tempo stesso democratica e rivoluzionaria e con questo ci siamo attirati le critiche di coloro che da decenni suonano il piffero della rivoluzione senza azzeccare una proposta vera e dimenticando che la rivoluzione non si proclama, ma si fa.

Il nostro scopo, al contrario, č capire in che modo si aggancia una situazione caratterizzata dalla demagogia della destra e dal trasformismo della sinistra e della sua impotente ritualitā e far emergere la volontā del popolo di "questa volta no", trasformandolo in movimento reale che come tale diventa un fattore rivoluzionario dell'assetto esistente.

Sembra l'uovo di Colombo. Ma provate a pensare un movimento che mette al centro della sua azione politica la lotta al potere criminale che governa l'Italia, la lotta alla casta che gestisce il dibattito politico e l'informazione, la lotta ai criminali di guerra che violano l'art.11, la rivendicazione dei diritti sociali definiti dalla Costituzione. Vi sembra poco e poco rivoluzionario?

Suvvia, uscite dai recinti e cominciate a ragionare.

Erregi

6 ottobre 2008


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