LA FARSA E LA TRAGEDIA
Gli insegnamenti dell'incontro di Chianciano

Quando ci siamo dati convegno a Chianciano a fine ottobre per discutere sul da farsi dopo aver sostenuto l'astensionismo alle elezioni di aprile, sapevamo, almeno alcuni di noi, che non sarebbe stato facile individuare un percorso politico comune tra coloro che avevano detto 'questavoltano'. Un percorso politico non si improvvisa, come non si può trasformare il rifiuto del voto, automaticamente, in una prospettiva politica. Eppure siamo stati i più convinti assertori della necessità di cogliere il dato oggettivo della sconfitta del PD e del crollo dell'Arcobaleno e di trasformarlo in un progetto di lavoro.

Le prime avvisaglie delle difficoltà si sono avute però già alla partenza. Siamo rimasti abbastanza sconcertati dal fatto che, pur essendo l'astensionismo il dato  da cui partivamo, questo fosse messo in discussione come scelta di fondo e si passasse a sostenere l'astensionismo caso per caso.

Ora, che la scelta astensionista non fosse per noi un dato ideologico e irrinunciabile era stato detto chiaramente, ma che in questa fase della lotta politica contro la casta e la criminalità della politica l'astensionismo attivo diventi la conferma del distacco da questo sistema di potere è un dato inoppugnabile per non ricadere nel gioco dell'alternanza sistemica. Come non capire questo? Come pensare che l'opposizione a questo potere potesse essere espressa da una lista elettorale?

La radicalità dell'opposizione e il consolidamento del non voto erano e sono dunque la base di ogni progetto effettivamente alternativo. Rimettere in discussione questa strategia poteva solo significare che l'ambiguità del politichese era ancora tra di noi e che certi agitatori 'rivoluzionari' erano strumentalmente al nostro fianco.

Anche su una seconda questione, sulla proposta cioè di dar vita a un movimento politico astensionista e di disobbedienza civile, si è manifestata la stessa ambiguità da parte degli astensionisti per caso. L'obiezione questa volta era: come è possibile mettere in piedi un movimento politico? Non ci sono le condizioni! Anche su questo punto abbiamo spiegato ampiamente che dire movimento politico non voleva dire fondare un partito o qualcosa di simile, ma dar vita ad un centro di orientamento e di promozione di campagne politiche che desse corpo a una vera opposizione non elettoralistica.

I temi su cui basare l'attività di questo movimento erano in parte contenuti nel manifesto 'questavoltano' e furono poi ampiamente ripresi e articolati da un testo di convocazione dell'incontro di Chianciano. In questo testo veniva fissato un programma su cinque punti. La lotta alla casta e alla criminalità del potere, l'aggancio alla Costituzione per i valori sociali e di libertà che rappresenta, la contestazione della crescita del PIL come misura di progresso, l'antimperialismo come base delle relazioni internazionali.

Questo programma fu accettato come base comune. A questo punto però si è trovato il modo di rimetterlo in discussione. Dove? Proprio a Chianciano, nel corso del convegno di fine ottobre, dove, dopo un tiro di artiglieria di alcuni fossili dell'ideologismo che criticavano il preteso moderatismo del manifesto di convocazione, una parte dei promotori ha colto la palla al balzo per ricominciare da capo la discussione, come nel gioco dell'oca. Azzerato il comitato promotore, azzerato il manifesto di convocazione del convegno, dopo sei mesi di incontri si ricomincia a discutere. Di tutto e di nulla perchè a questo punto il lavoro comune aveva perso il suo punto di orientamento e ciascuno diceva la sua.

E' a questo punto che la quinta colonna ha messo in chiaro il suo progetto strumentale, quello di fare di Chianciano il punto di lancio di un nuovo soggetto politico a servizio di cervellotiche strategie rivoluzionarie, che hanno nel Campo Antimperialista il loro desertificante laboratorio. Gli apprendisti stregoni non avevano però considerato che coloro che avevano lavorato per Chianciano non intendevano prestarsi a farse postsessantottine, ma partivano dal presupposto di fare qualcosa di vero contro la tragedia incombente in Italia. Su questa linea noi proseguiremo, facendo tesoro delle esperienze.

R.G e P.P.

15 dicembre 2008


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