AMORI SFIORITI
l'eterna polemica Massari-Bernocchi

Nei giorni scorsi abbiamo assistito a un nuovo capitolo della polemica Massari-Bernocchi. Il primo torna a rimproverare al leader maximo del cobasismo italiano di mirare al seggio parlamentare europeo, il secondo a ribadire che le elezioni non gli interessano e che gli obiettivi a cui è interessato sono altri e tra questi il socialforum in cui, per il coordinamento italiano, egli siede in compagnia dell'Arci e della Fiom.

Ora, stando così le cose, l'accusa di vocazione parlamentarista rivolta a Bernocchi è assolutamente irrilevante, in quanto il personaggio ha chiarito da tempo che non ha nessuna intenzione di prendere in mano la bandiera della nuova rivoluzione proletaria e di voler stare invece nella nicchia che si è creato nella sinistra con funzioni di cerniera tra il 'movimento' e la sinistra istituzionale.

Se questo viene considerato da Massari un tradimento rispetto agli antichi amori trotskoidi, sul piano strettamente politico non ha grande importanza. Tirare per la giacca, nella illusione di spostarlo a 'sinistra', il leader dei Cobas è puro esercizio dialettico. Il calderone movimentista in cui Bernocchi si muove non è una pagina bianca su cui si può scrivere sotto dettatura. Esso ha una precisa cultura politica da cui, aldilà dei riti di cui il socialforum è una delle espressioni, non si discosta. Il superamento di questa dimensione non è all'ordine del giorno.

Massari dunque dovrebbe abbandonare l'idea di mettere le braghe a Bernocchi e interessarsi a mettere ordine, se gli riesce, al suo pirotecnico modo di fare politica e teoria. In primo luogo evitando di ritornare al vecchio anticomunismo troskoide e in secondo luogo bloccando la deriva anarco- psichiatrica a cui negli ultimi tempi si sta dedicando.

Nell'ecclettica dimensione teorico-libresca il Massari era riuscito a far emergere un filone, quello del forchettonismo rosso, un utile contributo alla lotta contro la sinistra governista. Parlando di matti, però siamo ritornati alla storiella della mazzafionda. Sembrava guarito, ma poi ...

Erregi

22 febbraio 2009


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