L'opposizione e il manganello

Se c’è una evidenza drammatica nella situazione italiana è la discrepanza tra i provvedimenti del governo in materia di ordine pubblico e di logica repressiva delle forze di polizia dirette dal leghista Maroni e la solitudine di coloro che, in qualche modo, cercano di opporvisi. Questo vale anche per quelle lotte sociali che hanno tentato, non in modo rituale, di andare in controtendenza.

Un esempio evidente è stata la vicenda Alitalia dove perfino un sindacato di ’base’ è andato a firmare un accordo che prevede diecimila licenziamenti. Altro esempio ’politico’ è la ridicola iniziativa dei venditori di pani alla Ferrero che credono così di ricomporre un rapporto sociale mentre in realtà pensano di trovare credibilità per superare lo sbarramento del 4% alle elezioni europee.

L’ultimo esempio di solitudine è stato l’episodio delle cariche all’Università di Roma contro gli studenti che tentavano un corteo 'non autorizzato'. Perchè parliamo di solitudine? Non per dire che mancano attestati di solidarietà per le vittime della repressione politica e sociale. Queste abbondano da parte dei partitini antisbarramento e degli intransigenti movimentisti. Certamente all’appuntamento manca il PD, ma questo è ovvio per un partito che è solo di governo e che ha rimosso le lotte, anche se si tratta di iniziative moderate come quelle della CGIL.

Se si parla di solitudine è da riferirsi alla solitudine politica in cui si trovano coloro che, volendo o dovendo affrontare lo scontro col governo, non trovano una linea politica che nei fatti le incoraggi e le guidi in maniera non frazionata e in modo da incidere nei confronti dell’avversario e della repressione. Per capirci, mettiamo in fila tutte le questioni sul tappeto che riguardano il senso dei provvedimenti governativi e della linea Maroni condivisa da tutta la destra al governo. Ronde padane, Lampedusa, cariche della polizia contro studenti e lavoratori, leggi antisciopero, denuncia medica per gli extracomunitari, leggi clericali, fine del Parlamento sono, come da più parti è stato evidenziato, la moderna fascistizzazione dell’ Italia. Al discorso mancava il manganello: ora sappiamo che questo ha un volto pubblico. Allora? Allora bisogna riflettere sul fatto che per adeguarsi alla nuova qualità dello scontro bisogna superare, e non episodicamente, il modo di reagire politico, dando coscienza collettiva al fatto che contro il nuovo stato di cose bisogna muoversi di conseguenza. Un esempio: perché non sono state propagandate, sostenute e difese le ronde antifasciste e antirazziste? Un altro esempio: perché non si fa capire che la repressione va affrontata dimostrando che la polizia non mette paura e che la legittimità sta dalla parte di chi lotta? Un'ultima domanda: non si è capito che Berlusconi in primo luogo si combatte spuntando i suoi pruriti dittatoriali e dimostrando che in Italia esiste una opposizione capace di fronteggiarlo? Meditiamo su questo.

Erregi

21 marzo 2009


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