I 'comunisti' alla prova del voto

A scanso di equivoci ripetiamo che la nostra posizione sul voto non è assimilabile all'ideologia astensionista che caratterizza spesso gli ambienti radikalen degli anarco-bordighisti. Per arrivare alla conclusione a cui siamo approdati oggi sulla questione del voto noi partiamo invece dal processo politico che abbiamo attraversato in questi decenni.

Il voto inutile

Mario Gangarossa

Per molti decenni votare PCI ha significato per milioni di persone stabilire una linea di demarcazione tra il potere e le esigenze dei ceti popolari. Anche se nel tempo il voto al PCI è stato utilizzato dal gruppo dirigente per arrivare al compromesso storico prima e alla Bolognina poi, votare PCI era un atto politico contro il potere e una identificazione con un'esigenza vera di alternativa sociale. Era quindi un voto utile.

DS e PD hanno tolto qualsiasi illusione sul ruolo del nuovo partito e sulla sua funzione interna al sistema capitalistico e all’alleanza imperialistica occidentale. Votarlo sarebbe dunque un non senso non solo per i comunisti, ma anche per una sinistra con dei valori veri. Questo alle compagne e ai compagni è chiaro da tempo. Sostenere che non bisogna votare PD è cosa ovvia.

Meno chiaro invece è il significato del voto 'a sinistra' quello che ultimamente si è imperniato attorno a Rifondazione e ai suoi alleati di turno. Se è vero che nell’aprile scorso c'è stato il disastro di questa nuova sinistra governista e alternativa, un po’ come il PCI di lotta e di governo, e che questo evento ha dimostrato il fallimento dei teorici del 'nuovo mondo possibile', ora si tenta di risalire la china e di superare lo sbarramento del 4% imposto per le europee.

La diffidenza verso la nuova lista 'comunista' dei compagni e delle compagne che nell’aprile scorso si sono rifiutati di votare per la sinistra 'radicale' è ancora grande, ma potrebbero scattare le trappole che i fautori della falce e martello hanno predisposto nella speranza di rientrare nel parlamento europeo e poi in quello italiano. La tesi che viene avanzata dalla lista ‘comunista’ è che essa sarebbe il frutto di una battaglia vittoriosa che avrebbe ridato la possibilità di dare una identità al movimento comunista. Questo potrebbe far scattare la tentazione del voto utile. Ad evitare di cadere in questa tentazione ricordiamo: 1) che a capeggiare la lista ‘comunista’ sono personaggi che in veste di ministri hanno partecipato a governi di guerra e alle gestione della politica liberista di Prodi

2) che nelle liste europee fanno bella mostra persone come Agnoletto e Menapace, rappresentanti di quella tendenza che comunemente definiamo sinistra imperialista, cioè contraria a tutti i movimenti di resistenza che si sviluppano contro l’imperialismo. Costoro sostengono la 'resistenza' di Abu Mazen!

3) che l’attuale lista ’comunista’ rappresenta essenzialmente un ceto politico governista che vive negli interstizi delle istituzioni , in particolare negli enti local ma non solo, per la gestione clientelare dei rapporti col popolo della sinistra in cambio di voti.

4) che la lista 'comunista' è in realtà ancora una lista anticomunista, come è dimostrato dalle posizioni verso Domenico Losurdo e verso La Corea del Nord.

Oggi quindi non votare a sinistra e per l’imbroglio della ‘lista comunista’ è un voto utile. Utile a far prendere coscienza fino in fondo del ruolo dell’elettoralismo della sinistra. Utile ad aprire una discussione su come affrontare il futuro.

Aginform

1 giugno 2009


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