Il dopo Berlusconi

La lettera di denuncia dei misfatti familiari di Berlusconi, scritta al tempo di Letizia Noemi da Veronica Lario, conteneva una frase un po' oscura che non č stata adeguatamente analizzata. Scriveva la Lario nella sua lettera che il peggio sarebbe venuto col dopo-Berlusconi. A che cosa si riferiva? Se andiamo ad esaminare l'offensiva leghista non solo sulle ronde, ma sui dialetti e sulla nomina dei presidi nelle scuole del Nord e l'apertura del nuovo fronte del partito meridionalista che parte della Sicilia del 'governatore' Lombardo, possiamo immaginare quale sarā la prospettiva al momento in cui Berlusconi, sempre pių impresentabile e incoerente nelle sue decisioni di governo, dovesse gettare la spugna.

A qualcuno viene in mente che la linea del Piave possa essere rappresentata da Franceschini o dagli affannosi tentativi della sinistra alternativa di raggiungere il fatidico 4%. Quest'ultima peraltro, mentre annuncia che non ci sono oggi le condizioni per accordarsi col PD, propone addirittura una costituente per la proporzionale, sfidando il ridicolo o forse pensando alla sponda Bersani-D'Alema.

L'ipotesi di Scalfari che le vicende di escort e veline oltre a destabilizzare Berlusconi ne scuotano il sistema di governo č certamente 'sovrastrutturale'. Al fondo della societā esiste una spinta fascistoide che si manifesta in molte occasioni, particolarmente sul versante razzista, ma non solo. E' contro questa spinta che si infrangono i tentativi di mettere in piedi un governo perbene che gestisca la crisi. E del resto le vicende interne al PD e gli scandali ricorrenti dei suoi amministratori locali tolgono ogni legittimazione morale all'alternativa che si vorrebbe costituire. Un governo del PD poi non avrebbe nč i numeri nč la forza per costituire un'alternativa, prospettiva definitivamente sepolta con l'ultima esperienza Prodi.

Riusciranno i poteri forti a mettere in piedi, in alternativa, un governo Draghi-Casini-D'Alema che restauri la legalitā 'repubblicana' per stabilizzare il sistema? I dubbi anche qui sono molti.

Quello che di concreto esiste č la volontā del ministro Maroni di andare avanti con le ronde e il proposito di usare i manganelli e gli arresti contro le lotte. Finalmente anche Liberazione, impegnata nella originale esperienza della Federazione della sinistra (a proposito Vendola non aveva perso la battaglia contro un PRC 'comunista'?), si č accorta che il cosiddetto conflitto sociale, una sorta di funzione fisiologica del sistema, viene da tempo governato con gli arresti e i manganelli.

Il dibattito sulle prospettive č dunque aperto e per essere credibili bisogna essere concreti uscendo dal torpore del movimentismo cobasista. Alla lotta dunque, ma quella vera e politicamente mirata. Solo questa puō essere la nostra linea del Piave.

Erregi

4 agosto 2009


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