A furor di popolo

A proposito dello schieramento antiberlusconiano

C'è una evidente accelerazione della crisi politica che investe la persona e il governo Berlusconi. Tutti con il fiato sospeso, da una parte e dall'altra. Il cosidetto partito delle libertà sta verificando la tenuta interna della coalizione, che viene scossa da questioni di politica economica e dalla eventualità di una o più condanne in giudizio del leader. Si cerca di fare buon viso a cattivo gioco e di mostrare che il dibattito è normale dialettica interna e che Berlusconi ha ragione da vendere nella difesa delle sue vicende personali. Ma ormai la partita a poker rischia di far saltare il banco. La sfida principale, dopo il lodo Alfano, è la proposta Ghedini sui tempi certi dei processi, una trovata per rimettere il discussione i tempi dei processi a Berlusconi. La sfida è da considerarsi però troppo alta e rischia di rendere impossibili ulteriori rilanci. Come dire, siamo alla frutta.

Certo, c'è da mettere in conto che l'attuale maggioranza non ha pudori politici nelle sue scelte. Il carattere fascistoide e razzista di questo governo è evidente e non possiamo dire che siamo in una situazione di normalità. Però le circostanze non permettono di arrivare alle leggi eccezionali, le uniche che potrebbero stabilizzare una maggioranza come questa aprendo un capitolo nuovo della storia d'Italia. Lo schieramento che si opporrebbe a scelte del genere è troppo ampio e anche trasversale. Anche Berlusconi ne è consapevole e quindi bluffa e poi gioca a fare il costituzionalista. Quindi è  probabile,di fronte ad un aumento delle contraddizioni, che si vada alla crisi del governo e a nuove elezion, di cui già parlano noti esponenti di maggioranza .

Rinasce così la speranza del fronte antiberlusconiano, su cui però ci corre l'obbligo di fare alcune considerazioni. Intanto dobbiamo dire: "abbiamo già dato". Ci riferiamo al governo Prodi che a suo tempo incarnò il fronte che aspirava a liquidare il governo della destra. Come risultato concreto abbiamo avuto una politica economica alla Quintino Sella, il raddoppio di Aviano e la guerra in Afghanistan.

Oggi il fronte antiberlusconiano si presenta in una veste ancora peggiore. Il perno della vicenda è Casini e un Bersani pronto a tutti i compromessi centristi pur di rompere l’assedio.

Sul palcoscenico si muovono anche altri personaggi, da Di Pietro alla costituenda sinistra di alternativa, ma il manico della vicenda è in ben altre mani. Per riaprire i giochi ci vorrebbe un moto popolare come nel luglio ’60 che faccia capire che il gioco dell’alternativa può prevedere altri scenari. Ma non ci sembra che la discussione su questo si sia aperta. Se Bersani gioca al ribasso, la sinistra sta ancora peggio. E intanto assistiamo a forme di repressione che stanno assumendo un carattere sudamericano.

Erregi

17 novembre 2009


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