Senza difese

Ci siamo sempre illusi, in questi decenni, che aldilā dei trasformismi e delle sconfitte ci fosse comunque un argine all'avanzata dei nostri nemici in un paese con le tradizioni del popolo italiano. Ebbene, č ormai evidente che gli argini sono crollati e che quella che era una condizione consolidata si č sgretolata.

Partiamo innanzitutto dal PD, questo agglomerato senza identitā e possiamo dire senza prospettive. Il trasformismo dei suoi dirigenti di origine PCI ci ha consegnati mani e piedi ad una destra che appare ormai, aldilā delle sue contraddizioni interne, capace di estendere la sua egemonia per un lungo periodo.

Senza una vera e tenace opposizione, il berlusconismo dilaga e impone, in modo mussoliniano, il suo diktat. Anzi, a ben vedere, sembra proprio che la storia si ripeta. Per chi conosce difatti un pō la storia del fascismo, appare evidente la similitudine tra il protagonismo di Berlusconi e quello di Mussolini. Ambedue i soggetti hanno in comune alcune cose essenziali. Innanzitutto la conoscenza delle debolezze dell'avversario. Mussolini conosceva molto bene di che pasta erano fatti i suoi avversari, sia quelli di tendenza liberale che di quella socialista. E basandosi appunto su tale debolezza ha potuto affermarsi e ottenere da Vittorio Emanuele la nomina a capo del governo.

Anche Berlusconi marcia nella stessa direzione. Prima ha organizzato la sua base 'militare' con i fondi mafiosi e piduisti, le sue televisioni e le sue alleanze con i razzisti e gli ex fascisti, portandosi dietro una grande fetta di nomenclatura demosocialista. Poi, nonostante le avventure giudiziarie e d'altro tipo, ha scatenato la sua offensiva trovando come linea di resistenza un PD confuso e corrotto. Nonostante la resistenza tenace di alcuni personaggi del mondo giornalistico, la linea del fronte č crollata, confermando che la storia la fanno le masse e non i singoli. Per intenderci, quello di cui stiamo parlando non č il crollo di un partito, il PD, ma la disgregazione di una grande area che ha saputo resistere al fascismo, alla guerra e ai governi atlantici. Di questo bisogna prendere coscienza per capire la gravitā della situazione in cui ci troviamo. E questa gravitā non si riduce con l'attivismo di alcuni protagonismi di sinistra a vocazione elettoralistica, che anzi confermano la sconfitta. In fondo costoro hanno sempre ragionato in termini soggettivi, lasciando il compito di generalizzare il loro ruolo a logorroidi ragionamenti o elucubrazioni cartacee verniciate di marxismo. Dimenticando che questa generalizzazione va operata nel tessuto sociale e attraverso l'accumulazione delle forze.

Erregi

1 febbraio 2010


Ritorna alla prima pagina