COMUNISTI UNITI
la vecchia strada che produce illusioni

Il dibattito che cova sotto le ceneri fumanti della disfatta della sinistra radicale potrebbe ancher esser visto come un segno di vitalità e di ripresa. Noi siamo invece dell'avviso che si tratta di ulteriori processi degenerativi, forieri di nuove sconfitte, e qui cercheremo sinteticamente di dimostrarlo. Partiamo dal discorso sulla Federazione della Sinistra. Non vi è dubbio che la scelta di non essere nè carne ne pesce fatta dall'ultimo congresso di Rifondazione è stata la base degli equivoci attuali. Che cosa voleva Ferrero quando ha imposto la conta contro il suo rivale Vendola e gli emuli di Bertinotti? Il posto da segretario o aprire una fase nuova della rifondazione? Quello che siamo riusciti a capire finora è che in realtà non si è rifondato proprio nulla. La scelta di dar vita ad un raggruppamento elettoralistico che riproduce la logica dell'Arcobaleno ha posto una pietra tombale sull'illusione che si cambiasse veramente musica. Anzi, Vendola è stato inseguito continuamente con proposte unitarie ed esaltato per la battaglia sulle primarie in Puglia.

La sostanza di questa scelta è venuta fuori poi con la 'tattica' sulle elezioni regionali di marzo. Ovunque o quasi è stata riproposta la politica di alleanza col centro sinistra 'allargato' dove le liste della Federazione della Sinistra hanno accettato l'accordo coi governatori di sempre, compresa la neocandidata Bonino ultraliberista e sionista.

Per confermare che l'eccezione conferma la regola, Ferrero si è audacemente speso a Napoli per una lista autonoma e si è spinto laddove neppure Di Pietro ha osato, ma il carattere pubblicitario di questa trovata non ha reso la Federazione più credibile e non ha evitato che la linea della dirigenza, se così si può ancora definire, di Rifondazione fosse duramente contestata all’interno di quello che rimane del partito tanto che, mentre si parla di unità, gli equivoci politici continuano a produrre separazioni.

Non si può comunque parlare dell’operazione Ferrero senza considerare che all’orizzonte, oltre al cartello elettorale della sinistra, incalza la parola d’ordine dell’unità dei comunisti. Alla testa di questa tendenza sono i firmatari di un appello, comunisti uniti, che raccoglie i resti dell’Ernesto, quel che rimane del PdCI e un gruppo di intellettuali di orientamento marxista. Sembrerebbe un punto di svolta, finalmente una rottura con gli equivoci della rifondazione e invece ritroviamo i vecchi nodi, mai sciolti dagli anni ’80.

Intanto parliamo del personale politico che anima 'comunisti uniti': ci ritroviamo i dirigenti del PdCI, quelli per capirci dell’avventura del governo D’Alema prima e Prodi poi, i reduci dell'ingloriosa storia del gruppo cossuttiano e infine alcuni intellettuali di nicchia che non hanno collegato mai la ricerca con l'impegno diretto nello scontro con l’anticomunismo di sinistra. Potrebbe ugualmente essere un punto di svolta, di avvio di una nuova fase, ma il documento dei fondatori di 'comunisti uniti' in polemica con le componenti del loro stesso movimento che rivendicano un sacrosanto diritto a liquidare i manovratori che stanno dietro le quinte e aspettano il momento giusto per uscire allo scoperto e tentare una nuova rifondazione comunista toglie ogni dubbio in proposito.
Si ritorna alla Realpolitik che ha portato alla disfatta del movimento comunista anche in Italia e riproduce l’illusione che oggi ci sia un movimento comunista da riorganizzare dalle ceneri del vecchio ceppo cossuttiano. Cerchiamo di guardare altrove.

Erregi

24 febbraio 2010


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