Il dittatore di cartapesta e i giochi della sinistra

La discussione sulla manifestazione di Berlusconi del 20 marzo è soprattutto sui numeri. Un milione o 150.000? Questa discussione andrebbe però spostata sul carattere e sui discorsi di quella manifestazione. In proposito due cose sono di una gravità estrema. Una è che c’è stata l’accettazione da parte del pubblico della retorica cialtronesca di Berlusconi, che non dobbiamo però limitarci solo a ridicolizzare perché a condividerla erano comunque centinaia di migliaia di ‘italiani’ i quali hanno anche fatto il verso in piazza al Capo, una sorta di piazza Venezia di cartapesta. L’altra cosa da evidenziare è lo spessore razzifascista del ‘popolo’ delle libertà che si è confermato aldilà della discussione sui numeri. Un fatto quest’ultimo che da tempo avrebbe dovuto farci riflettere su come affrontarlo. E non solo all’epoca delle ronde padane.

Non c’è solo Berlusconi, ma anche il popolo di Berlusconi e il paragone con il fascismo non è dunque improprio perché, aldilà delle spacconate sui sondaggi elettorali, esiste una base di massa per il regime, sia nella versione berlusconiana che in quella leghista. Non c'è Il fascismo nella sua vecchia forma storica, ma la politica autoritaria del Capo questa sì, e c'è il razzismo, il controllo dell’informazione, la demolizione della Costituzione.

Stiamo scoprendo l’acqua calda? Che esiste una base di massa per la destra? La questione non è questa, almeno per come la poniamo noi. Noi sosteniamo che nella fase ascendente il neofascismo trova spazio in Italia in rapporto alla debolezza della sinistra. Più questa è debole più il neofascismo trova forza. Quindi oltre che di Berlusconi dovremmo parlare di come è stato affrontato il rischio di un sua definitiva affermazione di regime.

Questo non riguarda solo il PD, ma anche la variegata area degli alternativi di sinistra che ora stanno tentando ricuciture politiche per riemergere come forza elettorale in un nuovo quadro di centrosinistra. Un'eventuale vittoria su Berlusconi su quel terreno lascerebbe intatta, come è avvenuto con Prodi, la base di massa della destra. Contro il potenziale criminale ed eversivo che questa esprime è necessaria una battaglia frontale. Questo soltanto bisognava e bisogna dire e mettere in pratica. Ancora una volta è la lotta e non il voto che decide!

Erregi

25 marzo 2010


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