Le guerre prossime venture

Dopo la prima fase di necessario recupero di immagine, l'America di Obama sta dispiegando la nuova strategia dell'imperialismo multipolare. Qual'è la differenza con la situazione creata da Bush?

Proprio l'affermazione che ci troviano di fronte a un imperialismo multipolare indica la sostanziale differenza tra la politica dei due presidenti. Bush era partito lancia in resta per affermare un dominio unipolare americano trascinandosi dietro una serie di paesi mercenari.

Obama ha registrato l'impossibilità politica e materiale di procedere oltre in questa direzione e, dopo una fase di riflessione, ha cominciato a ritessere una strategia di intervento globale che tenga conto della nuova situazione caratterizzata dalla necessità di fare i conti con i potenziali interlocutori.

In questo campo Obama ha registrato delle sconfitte e qualche risultato. Nelle guerre antiislamiche e di appoggio ad Israele la sconfitta è stata pesante. In molti dicono e scrivono che la guerra in Afghanistan è praticamente persa. In Iraq la situazione è più complessa, ma sulla stabilità militare non c’è da giurarci. Aspettando i ritiri, gli americani hanno compromesso i rapporti con la Turchia che triangolava con Israele nel controllo dell’area mediorientale. L’asse imperialista si sposta e cerca di alzare il tiro su obiettivi di qualità. L’Iran in primo luogo dove le sanzioni Onu e l’adesione di Cina e soprattutto Russia, oltre ovviamente dell'Unione Europea, sembrano fatte apposta per creare una nuova fase che permetta a Israele di colpire e di coinvolgere l’occidente.

In Asia orientale si rinsaldano le alleanze militari e si mettono in campo mezzi bellici che fanno pensare che l’ora x potrebbe scattare, con epicentro la Corea, mettendo la Cina in difficoltà rispetto ai programmi di sviluppo e anunciando il confronto diretto.

Da ultimo l’America Latina dove lo scontro tra Venezuela e Colombia, dopo il golpe portato a termine in Honduras, potrebbe significare che la bonaccia è finita e che anche qui si tenta di cambiare il vento con la forza.

Non ci azzardiamo a dire che cosa si dovrebbe fare in una situazione drammaticamente peggiorata per non cadere nella retorica dell’incitamento alla lotta. Saranno gli avvenimenti a fornirci gli spunti sul che fare e soprattutto con chi.

Erregi

26 luglio 2009


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