Studenti brava gente

Voler attribuire al movimento degli studenti una possibilità salvifica rispetto allo scontro politico in atto è certamente un errore di sopravvalutazione dei dati oggettivi. Il movimento degli studenti è stato, e forse sarà ancora, un movimento di massa molto avanzato, ma non gli si possono attribuire compiti che da solo non può assolvere. I suoi compiti, anche in forma molto politicizzata, sono quelli di bloccare la legge Gelmini e dare un segnale che le cose possono cambiare.

Perché questo obiettivo si potesse realizzare però, con la possibilità di produrre anche conseguenze più generali, erano necessarie due condizioni. Una di natura per così dire tecnica e un’altra di carattere politico. Quella tecnica consisteva nel saper mantenere un livello di lotta incisivo che facesse pagare al governo un prezzo molto alto se voleva andare avanti nell’approvazione della legge. L’altra condizione era che attorno alla lotta degli studenti si creasse non solo un clima mediatico favorevole, cosa che peraltro si è registrata, ma si materializzasse una partecipazione diretta di un movimento politico attorno alle scadenze di piazza e in particolare per quella del 22 dicembre.

Su questo era necessario però concentrare le forze e la lotta, aprendo una situazione da luglio’60. Gli studenti ci hanno provato il 14 dicembre e hanno espresso una rabbia e un orientamento politico avanzato. Ma gli altri dov’erano? Certamente facevano il tifo, ma aspettavano solo di cogliere i frutti elettorali dal movimento, come è sempre successo dal ’68 ad oggi. Puntualmente.

L’unico intervento attivo che si è registrato è quello del ‘movimento’ dei pompieri, a partire dal Presidente della Repubblica che ha anche ricevuto un gruppo di studenti. Gli altri hanno sollecitato la ‘creatività’ degli studenti, invitandoli a non cadere nelle provocazioni. Certo, le provocazioni del potere ci possono anche essere, ma questo non può distogliere dall’obiettivo.

I ‘sinistri’ in cerca di voti si sono dimostrati i più avanzati nella lotta alle provocazioni, pubblicando la lettera estorta agli studenti che parlava di andare in periferia a cercare i nuovi luoghi della protesta. Il 22 dicembre, come si è visto, è stato un flop e la legge Gelmini è passata.

C’è motivo dunque di riflessione e di discussione per il futuro.

Erregi

26/12/2010


Ritorna alla prima pagina
I