L'ANELLO MANCANTE

I settori che in questi anni stanno conducendo la lotta contro Berlusconi e il berlusconismo non hanno certamente abbassato la guardia, ma anzi menano fendenti mediatici e giudiziari molto forti. Attorno a questa isola di resistenza altre forze sono entrate in ballo, forze sindacali, di movimento e settori politici che in questi anni si erano limitati a giocare di sponda.

Ormai sembra che il dado è tratto e ci si prepara alla battaglia campale che non è, come poteva sembrare qualche mese fa, una sfida  elettorale, ma un vero e proprio scontro politico su cui si gioca il prossimo futuro. Sembra che anche il PD si sia reso conto di questo e minaccia sfracelli.

Se andiamo però a vedere la sostanza delle cose, dal contesto emergono due dati su cui riflettere. Il fronte berlusconiano è stato sì duramente colpito, dalla scissione di Fini, dalla 'radicalizzazione' di Casini e dall'attacco dei magistrati di Milano, ma anche stavolta il Caimano ha riorganizzato le forze e si è chiuso nella ridotta della nuova maggioranza parlamentare e da lì spara contro chi vorrebbe rovesciarlo, magari con motivazioni etiche. E, mentre l'opposizione si attarda sul discorso del passo indietro, foriero delle peggiori soluzioni programmatiche future, l'olio bollente degli strumenti mediatici, del potere economico, della gestione criminale dell'apparato amministrativo si rovescia in continuazione sugli assalitori e ne blocca l'offensiva.

A che porta questo ragionamento? Senza la pretesa di avere la soluzione in tasca, ci sembra necessario uscire dagli schemi soliti e pensare un pò meglio a come affrontare lo scontro.

Intanto partiamo dalle forze in campo che rappresentano l'opposizione a Berlusconi. A questo proposito, prescindendo dalle gravissime responsabilità di aver permesso negli anni passati ad un criminale mafioso di mantenere il rango di politico e ad una forza come la Lega di strafare senza dover incappare nel reato di attentato alla Costituzione, è chiaro che ne emergono i limiti evidenti a fronte della irriducibilità del Caimano a piegarsi a schemi politici. Pensare che con i mezzi ordinari e con discorsi morali si possa battere una forza di natura fascista e criminale è un illusione.

Qualcuno sogna lo sciopero generale o mette in campo il femminismo moderato e la cultura, ma questo può anche rendere evidente la frustrazione e l'impotenza dei mezzi.

Allora? La risposta è che a mali estremi occorre pensare a estremi rimedi e cioè alzare il tiro dello scontro senza però rischiare l'isolamento. E' possibile coniugare queste due cose? Pensiamoci e discutiamo di questo, tenendo presente che la fine di Berlusconi non è che un inizio, ma a condizione che si trovi l'anello mancante di questa partita.

Erregi

6 febbraio 2011


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