Il progetto Monti

Mentre il teatrino della politica e della falsa opposizione va avanti, il progetto Monti si sta dimostrando più organico di quanto vogliano far credere coloro che dichiarano di voler andare oltre l'agenda dell'attuale capo del governo.

Sul piano economico e sociale le cose sono abbastanza chiare. Si va avanti con l'operazione dimagrimento che riduce tutti gli 'sprechi' rappresentati dalla tutela sociale dei lavoratori e dai servizi che lo stato fornisce ai cittadini, dalla scuola all'illuminazione pubblica. L'obiettivo è quello di rendere compatibile il bilancio con la spesa pubblica, in linea con la politica di difesa dell'eurozona di cui Monti è tra i maggiori protagonisti.

Nel rapporto tra capitale e lavoro, Fornero docet, si opera perchè salari e relazioni aziendali siano il più possibile funzionali ai passaggi che dovrebbero portare alla 'crescita', cioè a una nuova capacità delle aziende di competere in Europa e sul piano internazionale.

Ora si è aperto un altro fronte, che è quello delle spese degli enti locali. Da come si stanno mettendo le cose appare chiaro che l'offensiva della magistratura e dei mass-media ha il sapore di una campagna ben orchestrata che ha preso spunto (casualmente?) da gravi episodi di corruzione. Qui l'obiettivo è di mettere in crisi una scandalosa e barocca costruzione delle autonomie locali - in particolare le amministrazioni regionali - che si è dimostrata in questi decenni vorace fonte di affari clientelari e e di dispersione dei soldi pubblici. A Monti spetta ora il compito di riportare le cose sotto controllo.

Come si vede Monti non è affatto superato. La borghesia italiana, pressata dalla crisi dell'euro e dalla recessione economica, è costretta a mutare strategia e quindi anche interlocutori. La crisi del PDL rende l'operazione più spedita, come si è visto con lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria e con la sollecitazione del ministro Severino ad approvare il decreto anticorruzione. La crisi dei berlusconiani muta gli equilibri politici attorno al governo Monti, ma paradossalmente manca la forza politica che sia capace di dargli respiro. Bersani ci prova, ma ha dietro un'accozzaglia di personaggi da operetta del tipo Renzi o screditati come D'Alema. E' possibile quindi che, in un modo o nell'altro, dai tecnici non ci si possa liberare fintanto che la borghesia italiana non troverà un referente politico forte.

Erregi

14 ottobre 2012


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