Bersani e l'onore delle armi

Si dice rendere l'onore delle armi ad un nemico sconfitto, ma che si è battuto con tenacia e determinazione. Questo potrebbe accadere a Luigi Bersani al termine del suo mandato 'precario' con gli avvoltoi del suo schieramento che volteggiano in attesa della resa.

Possiamo senz'altro dire che nella crisi che si è aperta dopo le elezioni politiche il Luigi oggetto di molte, divertenti imitazioni di Crozza, si sta comportando come il famoso truffatore interpretato da De Sica nel film di Rossellini "Il generale Della Rovere". De Sica, finito in prigione, di intesa coi tedeschi, per carpire informazioni sui capi della resistenza finge di essere un generale badogliano arrestato dai tedeschi e in attesa di essere fucilato. Alla fine però si riscatta, rifiuta di collaborare e muore senza rivelare la sua identità, come se fosse il vero generale Della Rovere.

La vicenda Bersani di vincitore sconfitto nelle elezioni può considerarsi alla stessa stregua. Dopo una gestione opaca del suo partito il cui unico merito è stato quello di costituire un collante per tenere a freno le spinte centrifughe che si sono via via manifestate, Bersani ha deciso di morire da eroe e ha pronunciato a ripetizione la fatidica frase: nessun accordo con Berlusconi.

Data la situazione scaturita dalle elezioni con l'assenza di una maggioranza PD al Senato dire "mai con Berlusconi" è come andare contro le leggi della matematica. Un po' come il calabrone che riesce a volare contro le leggi della fisica.

Se il calabrone Bersani riuscirà a volare, cioè a costituire un governo e una maggioranza, lo vedremo nei prossimi giorni. Aldilà di questo, però, bisogna dare atto a Bersani di avere dato una chiara indicazione antiberlusconiana e la cosa, in questi frangenti, non è da poco.

Come scrive Furio Colombo sul Fatto di domenica 24, in questi ultimi tempi Berlusconi ha vinto più volte. Con l'aiuto di Napolitano ha evitato di essere condannato pesantemente, allungando il brodo dei processi; ha recuperato consensi e mobilitato le truppe becere presenti a Roma (ma anche i fascisti degli anni venti non erano gentiluomini) per intimorire gli avversari e minaccia nuove elezioni se non gli sarà permesso di rientrare in gioco.

Mentre l'attenzione dei più è focalizzata sul grillismo si sottovaluta che il fascista Berlusconi irrompe di nuovo nella scena e può diventare, dopo il fallimento di Monti, il catalizzatore a destra del malcontento diffuso.

Siamo convinti che in questo contesto Bersani non è la soluzione, ma a lui va reso l'onore delle armi perchè, una volta tanto, ha parlato chiaramente. E ciò spinge in avanti la situazione che diversamente, come sperano i corvi renziani, si avviterebbe su una logica di inciucio che catalizzerebbe il peggio che essa puo esprimere.

PS. Se qualcuno pensa che si può fare di meglio lo dimostri coi fatti. O non è bastata la vicenda Ingroia per capire di che pasta sono fatti coloro che, con la scusa dell'alternativa, cercano solo voti? Quand'è che i 'compagni' impareranno la lezione? L'invito vale anche per i comunisti che si considerano il culo del mondo e invece di capire preferiscono estinguersi.

Erregi

24 marzo 2013