La rivoluzione non è un pranzo di gala
nè un avanspettacolo

Insomma, un tempo si usava dire che la rivoluzione non è un pranzo di gala, per replicare alle anime belle che usano condannare i metodi di quelli che le rivoluzioni le fanno. Oggi siamo costretti ad aggiungere che la rivoluzione non solo non è un pranzo di gala, ma neppure un avanspettacolo. Quando si dice che la situazione è drammatica, ma poco seria, con aspetti appunto da avanspettacolo, non vogliamo prendercela con Beppe Grillo, ma con il modo in cui viene intesa la situazione determinata dal successo elettorale cinque stelle da tutti coloro che sperano che la situazione evolva nella direzione giusta.

Ebbene, non vogliamo togliere le illusioni a chi è abituato a sognare 'un altro mondo possibile', ma realisticamente riportare la situazione su un terreno concreto di ragionamento che ci faccia capire come stanno effettivamente le cose.

Partiamo dunque dal risultato elettorale. Come va letto questo risultato? A noi pare che in questo risultato ci sono tre cose che emergono. La fine del sogno riformista di Bersani, che credeva di poter aggiustare la crisi con considerazioni di buon senso. La evidenziazione che il buonismo riformista non incide sulle due spinte che emergono dalla crisi, quella del parafascismo berlusconiuano e quella espressa dal radicalismo grillino e, infine, il crollo dell'ipotesi rigorista montiana.

Se queste sono le conclusioni a cui si giunge interpretando il risultato elettorale, quali sono le prospettive che si intravedono? Basta partire dall'insistenza con cu il il PDL chiede nuove elezioni per capire che l'eventualità di una nuova vittoria di Berlusconi è nelle cose dal momento che sia Bersani che Monti hanno finito le loro cartucce.

Certamente c'è il movimento cinque stelle, ma su questo bisogna intenderci. Intanto sulla natura di questo movimento che è, a nostro parere, bifronte, nel senso che raccoglie spinte qualunquiste e spinte al rinnovamento. Questo per dire che non siamo tra quelli che, nella cosiddetta sinistra, uscita liquefatta dal voto, passano il tempo a parlar male di Grillo, ma che siamo convinti di quelli che sono i limiti del grillismo e delle sue potenzialità. Aspettarsi che il movimento cinque stelle possa cavarci le castagne dal fuoco è fuori da ogni logica. Grillo è un prodotto della crisi non la soluzione, fermo restando che su alcune cose ha saputo interpretare molto bene la protesta che saliva dal paese. Ciò che la falsa sinistra non ha saputo fare. Ma quando diciamo che la rivoluzione non è un avanspettacolo intendiamo dire che, per cambiare le cose, ci vuol ben altro che le trovate grilline nella gestione della politica e dello scontro quotidiano. Coltivare illusioni può essere l'ancora a cui si aggrappa chi in questi decenni ha campato recitando la farsa di un'alternativa, anche questa coltivata con metodi da palcoscenico, ma seguendo questa strada ci troveremo ancora una volta al palo.

I prossimi mesi saranno dunque molto importanti per decidere sul futuro, quindi conviene lavorare su ipotesi serie di riorganizzazione e di progettualità politica e uscire da questo palcoscenico. Ci rendiamo conto che tutto ciò non dipende dal volontarismo dei singoli, ma dall'emergere di forze soggettive reali che possono entrare in ballo in rapporto all'evolversi della situazione. Il nostro, per ora, è solo un ottimismo della volontà.

Erregi

1 aprile 2013