Movimento brava gente

Sapevamo che migliaia di giovani, di disoccupati, di lavoratori dei servizi, avrebbero raccolto l'indicazione di scendere in piazza per la rituale manifestazione di autunno. La situazione è tale che esiste una pressione contro la crisi che deve trovare uno sfogo, anche se simbolico, e la manifestazione del 18 ottobre era un'occasione. Alla vigilia dell'evento abbiamo scritto una nota in proposito contro i riti di quelli che definiamo "cattivi maestri". Ora che i fuochi si sono spenti torniamo sull'argomento per fare un consuntivo e valutare se le premesse sono state rispettate.

Intanto partiamo dalla questione dei buoni e dei cattivi. Non vi è dubbio che su questo, strumentalmente, si sono accesi per tempo i riflettori puntando al duplice obiettivo di demonizzare i manifestanti e dall'altra di costituire un deterrente contro coloro che erano intenzionati a scontrarsi e attaccare gli obiettivi 'sensibili'. Da questo punto di vista i fatti ci dicono che l'operazione è riuscita. Il ministro degli interni Alfano ha riconosciuto che la parte sostanziale dei manifestanti ha rispettato le regole, salvo qualche eccezione. Gli sfracelli annunciati non si sono verificati e se non ci fossero state alcune brevi scaramucce tutto sarebbe filato liscio. Anche perchè a controllare la situazione era stato istituito un servizio d'ordine che, stando alle cronache, avrebbe dissuaso più di uno a desistere da propositi battaglieri. A tutti i costi bisognava evitare il ripetersi dei fatti del 15 ottobre 2011 per i quali alcuni stanno scontando anni di galera.

Ma questa è acqua passata e ora prevale il buonismo. Il quale è andato evidenziandosi nel corso stesso degli eventi. In primis quando il sindaco di Roma Marino ha chiesto e ottenuto la revoca dello sciopero dei mezzi pubblici in concomitanza con la partita Roma-Napoli, ricambiando la cortesia con la promessa di un incontro per discutere del trasporto pubblico. Magari con l'assistenza del vice sindaco che, amico degli organizzatori della manifestazione del 18, anticamente militava nell'Organizzazione proletaria romana. Ora però è alla prese con uno scandalo perchè a sua insaputa il suo capo staff, con cui collaborava da 13 anni alla modica cifra di 110.000 euro l'anno, è risultato privo della laurea richiesta e si è dovuto dimettere. Anche il prefetto di Roma ha messo la sua buona parola, invitando i manifestanti alla calma perchè da questo sarebbe dipesa anche la conclusione della vertenza casa. Rispetto alla quale è nota la strumentalizzazione di personaggi che fanno dipendere le loro fortune politiche da momenti di lotta che non hanno nessun obiettivo strategico. Un altro obiettivo raggiunto?

Ma il clou di tutta la vicenda è l'attesa dell'incontro di martedi prossimo col Ministro delle infrastrutture Lupi a cui si chiederà, a quanto pare, di cambiare destinazione ai fondi per le opere programmate. Magari a partire dal traforo in Val di Susa, rispetto al quale pochi giorni fa il vice-presidente Alfano si è esibito col casco per dichiarare che l'opera andava fatta a tutti i costi. Sarebbe il caso di chiedersi: ma i cattivi maestri non leggono i giornali?

A conclusione ci spiace di due cose: che movimenti come NO-TAV e NO-MUOS abbiano dato copertura a iniziative poco serie e che non si sia aperto un serio dibattito sul che fare.

Erregi

21 ottobre 2013


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