2014 punto e a capo

Nonostante che il pupazzo ridens, Matteo Renzi, abbia fatto correre fremiti ai giornali e alle televisioni del regime unico e ai fans del modernismo anagrafico, la situazione non sembra cambiata.

E' bastata una battuta sul sottosegretario, ormai ex, Fassina per incrinare gli equilibri, molto fragili, del governo e della maggioranza. Eppure i tre milioni di voti alle primarie per Renzi avevano avviato un percorso trionfale per il neoeletto, ma questa illusione, introiettata da gente abituata ai miti di plastica che cerca in personaggi da avanspettacolo la soluzione dei problemi, rischia di andare in frantumi in breve tempo. Perchè e con quale risultato?

Il perchè ci sia un equilibrio precario, aldilà di ogni ipotesi di riforma elettorale, sta nella composizione di quello che rimane dell'elettorato, diviso in tre o quattro schieramenti all'opposizione: FI, Movimento5stelle, Lega e uno schieramento di centro destra nella maggioranza che, dopo l'elezione di Renzi a segretario, si sente sempre più a disagio. Quello che sembrava il capolavoro Napolitano-Letta-Alfano fa acqua da tutte le parti e si sente assediato e pronto a entrare in crisi da un momento all'altro.

Qualcuno potrebbe avanzare l'ipotesi che come risorsa, per questo regime del presidente, rimane Renzi, il candidato delle trovate facili che oltre a somigliare sempre più a Berlusconi prima maniera ne ha anche copiato lo stile governativo, condito di spot pubblicitari del tipo "Fatto!" (legge elettorale, job act, ecc). Ma c'è seriamente da dubitare che attorno al sindaco di Firenze si possa trovare un punto solido di equilibrio. La previsione che si può fare è che andremo di fronte a periodi di maggiore instabilità politica e con un Napolitano sempre più incapace, lui sì per ragioni anagrafiche, di metterci una toppa.

E allora? Allora le turbolenze saranno sempre più grandi e i provvedimenti governativi sempre più pesanti. Aldilà di ogni possibile risultato elettorale. Il quale non è in grado di sciogliere i nodi della situazione che si è andata determinando in Italia. E' vero che lo spread è sceso sotto i 200 punti e che con grande fatica si tenta di stare sotto il fatidico 3% di deficit, ma l'economia italiana, nonostante le bugie sulla ripresa, non è in grado di cambiare rotta se non rispetto ai parametri imposti dalla Troika cioè su un terreno finanziario e di bilancio. La comica sull'IMU ne è la riprova.

Se le cose stanno così, come si presenta la situazione da un punto di vista sociale e dei ceti investiti dalla crisi? Finora la reazione ha assunto solo aspetti di disperazione. Suicidi, occupazioni di fabbriche in crisi finite nella desolazione, ricatto sul precariato e sulle categorie meno esposte. Tutto questo nonostante ci siano milioni di persone disoccupate o che hanno perso il posto di lavoro o chiuso le fonti di guadagno. Perchè non si è in grado di affrontare la situazione in altro modo? A nostro parere ora vengono al pettine tutti i nodi di una storia che, contrabbandata come storia di antagonismi e di movimenti di base, è stata gestita senza un'analisi seria sui limiti dei livelli organizzativi e politici. Con l'approfondirsi della crisi vale rifletterci finchè le possibilità del movimento di classe non vengano travolte dal forconismo.

Erregi

7 gennaio 2014


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