Le prospettive internazionali e i nostri compiti
dopo la vicenda Ucraina

Finalmente alcune nebbie si sono diradate ed è possibile vederci più chiaro. In particolare, l'occupazione russa della Crimea e la situazione delle regioni orientali dell'Ucraina ha messo allo scoperto che, nonostante le provocazioni occidentali, la Russia non intende subire oltre l'offensiva americana e europea. Con ciò i confini dell'occidente capitalistico sono stati definiti. Russia e Cina sono ormai un punto di non ritorno per gli equilibri internazionali e le invasioni di campo, che si susseguono dal 1989, non sono più possibili se non a costo di guerre di ampia portata. A parte i rituali sulle sanzioni e sulla difesa della democrazia non sembra che europei e americani siano in grado di andare oltre. Ciò significa anche che il grado di preparazione e la mancanza di lungimiranza strategica non consente facili avventure.

Tra l'altro, le notizie che vengono dalla Siria ci dicono che anche in una situazione difficile come quella, gli obiettivi americani si stanno dimostrando irrealizzabili e si prevede una sconfitta totale delle truppe mercenarie.

Queste buone notizie, che certamente non sono tali per la sinistra imperialista nostrana e per i tutori dell'ortodossia gruppettara, devono indurci a riflettere su ciò che si muoverà nella nostra area, quella cioè imperialistica euroamericana, e su ciò che ci deve impegnare come antimperialisti e comunisti.

Prima questione. Come reagirà l'occidente umiliato dalla vicenda Ucraina? Certamente dobbiamo aspettarci una ripresa di tentativi di consolidamento del dispositivo bellico asiatico ed europeo. In Asia già da tempo gli USA hanno definito una priorità strategico-militare attorno alla Cina. In Europa la situazione è più complessa anche se nel caso Ucraina la UE ha dimostrato un totale allineamento agli americani. L'Italia ovviamente è tra gli allineati e si esprime per bocca di un pappagallo renziano messo a dirigere la politica estera.

Quindi, la questione della guerra e della pace, legata agli equilibri mondiali sarà riproposta a breve scadenza e stavolta non è legata alla guerra infinita nel giardino di casa, ma a scenari ben più vasti. A questa prospettiva dobbiamo prepararci. Senza cedere ovviamente al fatalismo, anzi tutt'altro. A condizione però che il discorso sulla fase sia politicamente ben definito. Intanto bisogna saper gestire a livello di massa la questione russa e cinese. Il tentativo di far passare lo scontro in atto come un confronto tra imperialismi è fuorviavente. E' chiaro, e deve essere reso chiaro a tutti, che il giudizio su Cina e Russia non sminuisce la portata aggressiva degli americani e dei loro vassalli europei. Sono questi che portano avanti una strategia aggressiva e militarmente accerchiante. Quindi noi ci schieriamo contro chi porta alla guerra e vuole imporre il suo dominio sui popoli.

Come dicevano i cinesi, bisogna bastonare il cane quando cade nell'acqua per impedire che morda ancora. E' il caso dell'imperialismo occidentale ora. La crisi che attanaglia l'occidente in questo momento è di credibilità ed è economica. Bisogna quindi non far uscire la bestia dall'acqua gestendo in modo unitario lo scontro di classe, la lotta all'imperialismo - a partire da quello di casa nostra - e la lotta contro l'UE. In particolare, le elezioni europee di maggio possono essere un momento importante, una sorta di referendum contro l'UE e il suo strumento militare, la NATO.

Niente illusioni elettoralistiche, dunque, di condizionamento a 'sinistra' di un'Europa unita dalla finanza e dal militarismo. Organizziamoci per non votare. Organizziamoci per difendere ed estendere l'esperienza NO-MUOS

Erregi

9 marzo 2014