Dal luglio 1960 ai Black Bloc

Le riflessioni sui fatti del 1° maggio a Milano non necessariamente devono essere fatte a caldo. Anzi c'è da dire che le discussioni del giorno dopo sono di fatto scontate. Da una parte il punto di vista di chi si è sentito in guerra ed ha agito di conseguenza e dall'altra coloro che denunciano, più o meno apertamente, l'opera dei guastatori o meglio dei guastafeste che hanno schiacciato la libera espressione di massa di chi protestava contro l'Expo. Dire che è meglio una riflessione più ponderata sui fatti del 1° maggio che non le facili polemiche tra pacifisti e violenti, serve a capire cose che, per opportunismo o mancanza di idee chiare sugli obiettivi di quella giornata, vengono tenute in ombra.

Che cos'era dunque la giornata di Milano? Certamente non si poteva contrabbandare per celebrazione della festa dei lavoratori, questo era solo un pretesto, un'occasione per esprimere qualcosa di più attuale e concreto. E possiamo anche dire che quella di Milano non era in effetti una manifestazione sull'Expo, ma una sorta di resa dei conti con il renzismo rampante e fascistoide che attraverso l'avvenimento voleva esprimere la sua volontà di potenza e di autoesaltazione di regime.

Se vogliamo, possiamo esprimere questo concetto facendo la similitudine con il luglio 1960 quando l'antifascismo e le forze popolari che lo esprimevano scesero in piazza a partire da Genova contro il governo Tambroni appoggiato dal MSI. Ci furono diversi morti, a partire dai cinque di Reggio Emilia, ma lo scontro fu vincente, Tambroni cadde. Il luglio 1960 non fu una rivoluzione né preludeva ad una rivoluzione. Fu invece un moto popolare che colse la drammaticità di quella fase politica e reagì in una maniera adeguata.

Oggi ci troviamo in una fase simile. Non c'è solamente la conflittualità sociale per il rigore di Bruxelles e del governo italiano. Oggi siamo in presenza di uno stravolgimento politico-istituzionale che deve portare il nostro paese entro una gestione di democrazia congelata da forme di governo autoritarie e decisioniste per attuare le 'riforme' che gli USA e la UE ci impongono. Renzi è lo strumento spavaldo e pericoloso di questo progetto.

Quindi? La risposta è che dal 1° maggio a Milano ci si aspettava una cosa che non c'è stata. Le 'masse', in numero ridotto rispetto all'evento, sono arrivate senza idee chiare e senza una vera spinta a raggiungere l'obiettivo. In contrapposizione a questo si è verificata una immissione di apparati paramilitari, i black block, che hanno marcato una distanza abissale col resto della manifestazione, non solo, ma in definitiva la loro è stata una mera manifestazione di stile. Difatti sul piano militare, per così dire, la polizia è riuscita a creare una grande gabbia dentro la quale i 'militaristi' si sono sfogati, ma senza incrinare il controllo poliziesco e portare lo scontro popolare nel cuore della città. Dobbiamo anche ammettere che forse gli organizzatori 'politici' della manifestazione di Milano avevano programmato solo l'ennesima sfilata per ribadire il loro ruolo, al solito modo, ma così non si fa certo deragliare il treno del renzismo.

Bisognerà riflettere su queste cose e ritornarci sopra.

Aginform

14 maggio 2015