Il giacobino ha colpito ancora

Uno degli aspetti più vergognosi di questo regime a guida PD è stato l'allineamento di stampa e televisioni alle direttive renziane, e non solo per la vicenda del referendum del 4 dicembre, ma anche rispetto a tutte le balle sulla situazione economica e sui risultati delle riforme. La punta di questo regime mediatico è stata La Repubblica di Eugenio Scalfari, che si è legata mani e piedi all'avventura del pallonaro toscano accreditandolo come il rinnovatore che avrebbe fatto uscire l'Italia dalla crisi. Non era però un abbaglio, bensì una scelta reazionaria del giornale liberal che ha capito che solo da quella parte poteva venire la difesa degli interessi delle classi previlegiate. Nononostante la sconfitta del 4 dicembre, La Repubblica ha continuato ad attaccare, in particolare accanendosi contro la giunta Raggi a Roma.

La situazione di regime mediatico non si limita però certo al solo giornale scalfariano. La RAI pubblica, di cui Renzi ci ha imposto per decreto il pagamento del canone, è diventata un viatico vergognoso della propaganda del gruppo di potere targato PD. Spesso, e non sempre a proposito, si cita Goebbels, ma stavolta l'accoppiamento è d'obbligo, almeno per quanto riguarda la spudoratezza e la menzogna con cui il ripetitivo messaggio ci viene trasmesso.

Dopo il 4 dicembre, nonostante l'enorme successo raggiunto, la situazione si è andata avvitando sulla riforma elettorale e sulla durata del governo Gentiloni, mentre gli sconfitti stavano preparando la rivincita. Ora siamo vicini alla nuova ondata mediatica che deve imporre le elezioni a giugno e la sconfitta del demone grillino. Il lugubre Del Rio, il transfuga Migliore e il capo del governo a servizio di Renzi, Gentiloni, hanno aperto le danze al grido di elezioni, elezioni!

La svolta si è avuta quando Beppe Grillo, in presenza di una campagna mediatica fatta di menzogne, ha aperto per primo il fuoco sulla situazione dell'informazione intuendo che bisognava scompaginare l'artiglieria mediatica del regime per impedirne gli effetti sull'evoluzione della situazione politica.

Il colpo è andato a segno e nel merdaio dell'informazione è scoppiato il panico. La parola d'ordine, pensate, è la reazione di sdegno per il preteso attentato alla libertà di stampa e di informazione! Sicché gli strumenti mediatici del regime vestono i panni delle vittime.

Bene ha fatto dunque Beppe Grillo a invocare giurie popolari per smascherare gli autori della disinformazione a pagamento. Purtroppo non siamo in una situazione rivoluzionaria e quindi il richiamo ai tribunali popolari è puramente formale e, soprattutto, Beppe Grillo non ha a disposizione la ghigliottina come Robespierre e Saint-Just. Bisogna ammettere però che, aldilà dello stuolo impiegatizio e abbastanza fragile che lo segue e che non ha nulla che somigli ai sanculotti francesi, la mossa giacobina di Grillo, da comitato di salute pubblica, contro il regime dell'informazione ha prodotto i suoi effetti. Ancora una volta però - è il caso di ribadirlo - non li ha prodotti dentro quella sinistra che si definisce alternativa e spesso è solo perbenista e viaggia coi soliti modelli retorici, non afferrando i punti veri dello scontro e dimostrandosi codista e parassita

Aginform
6 gennaio 2017