FINO A QUANDO ?

Questa è la domanda che ci siamo posti finora e ci riponiamo ancora dopo i bombardamenti di Trump sulla Siria. Una domanda che cerca di razionalizzare tempi e forme di una risposta a ciò che sta succedendo, di rendere politica un'angoscia che in molti viviamo da decenni, peraltro caratterizzati da una scarsa sensibilità contro le guerre infinite dell'occidente imperialista.

Certo non sono mancate in questi anni isolate e lodevoli iniziative di denuncia delle responsabilità americane ed europee nelle varie guerre di aggressione, ma gli effetti autistici che esse hanno dovuto registrare impongono una riflessione.

Il primo dato da analizzare riguarda il comportamento della sinistra, quella che negli anni migliori aveva svolto un ruolo importante nella mobilitazione. Che fine ha fatto questa sinistra?

Certamente una parte di essa ha seguito la deriva che l'ha portata al renzismo, ma la parte migliore pur non avendo seguito il pifferaio di Rignano sull'Arno si è lasciata invischiare in quel pensiero debole che è incapace di un'analisi corretta delle cause scatenanti delle guerre. Questa sinistra si è rivelata incapace di leggere negli avvenimenti il ruolo dell'apparato imperialista che organizza le condizioni per rendere possibili le guerre 'umanitarie' e le operazioni militari nascoste e palesi che le preparano. Non è un caso che la vicenda dell'11 settembre, quella 'strage di stato' che ha fatto più di duemila vittime, è passata, pur nella sua enormità, come una cosa scontata. La quasi totalità di coloro che dichiarano di essere contro le guerre ha accettato passivamente la tesi americana del complotto islamista. Eppure i comitati americani che hanno fatto controinformazione sugli attentati alle torri gemelle ci avevano messo in guardia con dovizia di argomenti sulla natura dell'operazione.

Che americani, sauditi e turchi siano stati gli animatori della guerra dell'ISIS è cosa risaputa e anche variamente documentata e commentata. Tutto ciò non ha scosso però le coscienze 'democratiche' della sinistra. Nella testa di troppi Saddam, Gheddafi, Assad (e prima di loro Milosevic) sono rimasti le anime nere che provocano le crisi vessando i loro popoli. Questa tesi purtroppo ha paralizzato e ancora paralizza tanta gente che dovrebbe essere in piazza a manifestare contro le guerre scatenate dall'imperialismo. Rendiamocene conto. Le operazioni sofisticate che passano attraverso le rivoluzioni colorate e travestono le guerre in 'difesa umanitaria' delle popolazioni non siamo riusciti a bloccarle. In questo sta la nostra sconfitta.

E allora? Allora ci sono due cose da fare. Una è dire a tutti coloro che in questi anni si sono impegnati a denunciare l'imperialismo che la Bohème è finita davvero. Non si può vivere di lotte virtuali, bisogna organizzare una strategia contro la guerra, una vera militanza antimperialista.

La seconda cosa da fare è rompere l'autismo e parlare davvero alla gente. Dire che stiamo andando incontro a guerre disastrose che ci coinvolgeranno tutti, come hanno coinvolto già milioni di persone e che l'odierna immigrazione prefigura il nostro futuro. Oggi forse, anzi è certo, non possiamo andare molto avanti nella direzione voluta, ma dobbiamo essere veramente consapevoli che di fronte abbiamo una prospettiva concreta di guerra e a questo ci dobbiamo preparare non con qualche corteo autistico, ma con gli strumenti politici adeguati.


Aginform
10 aprile 2017