Cosa vogliono da Prodi ?

La discussione sull'indirizzo del governo Prodi ha un aspetto finto e una sostanza vera.

Partiamo dalla finzione, quella che viene rappresentata nello scontro tra l'ala moderata e l'ala radicale. La sinistra alternativa governista indica nei toni della destra e dei poteri forti contro la sua presunta egemonia sul governo la verifica del ruolo che essa svolge di garante del patto elettorale. Bastano questi toni a mascherare il programma espresso con la finanziaria di Prodi?

Dalle rimostranze manifestate dai quotidiani 'comunisti', Liberazione e il Manifesto, e soprattutto dalle molte dichiarazioni di rappresentanti della sinistra governista, particolarmente di area Rifondazione, non si direbbe che la finanziaria abbia segnato una svolta. Anzi, a noi sembra che la sua impostazione di fondo, quella che viene richiamata come un'impostazione di classe dalla destra, nasconda una linea già conosciuta.

Questa linea è innovativa solo perchè esce dalla "finanza creativa" di Tremonti, ma s'incanala in quella più tradizionale di riportare i conti dello stato dentro un ordine più severo e di concentrare tutte le energie per lo sviluppo. Allora, per far quadrare i conti si reimposta il sistema delle aliquote contributive e dei sussidi assistenziali ai più poveri, ma si introducono maggiori balzelli nelle tasse locali, nella sanità, nel bollo auto e in varie altre articolazioni del sistema contributivo. Questa impostazione ha suscitato la reazione non solo dell 'opposizione della destra, di  quei ceti  che si stavano abituando ai vantaggi della finanza creativa e alla detassazione ai livelli più alti di reddito, ma anche di coloro che, pur non essendo di destra, si sono trovati di fronte a spese maggiori senza aver ricevuto risultati in termini di reddito. Per costoro Prodi prevede un futuro radioso, ma il presente si dimostra scuro.

Di contro, una parte sostanziosa delle nuove entrate sono servite a finanziare il cuneo fiscale e le grandi opere incompiute, tra cui  spese scandalose come il progetto TAV di cui anche Rifondazione ha dovuto ammettere la gravità. Prodi ha dichiarato più volte che la Confindustria non poteva opporsi a una finanziaria i cui maggiori vantaggi erano riservati ai padroni. E non aveva torto.

In definitiva un conto era l'impostazione vera della finanziaria e un altro il risultato che la 'sinistra radicale' poteva vantare, anche se in molti casi essa, a corto di argomenti, ha sostenuto che la medicina Prodi doveva essere ingerita contro un ipotesi di ritorno della destra al governo. Ci sembra dunque che il presunto ricatto della sinistra radicale si sia rovesciato nel suo contrario. Sono i centristi che hanno usato il ricatto dello spauracchio della destra per far ingoiare i rospi. E ora? Ora, a nostro parere, esiste il fatto che il fuoco di sbarramento dei moderati, dentro e fuori il governo, mette in crisi ogni nuovo tentativo di uscire 'a sinistra' da questa situazione. In politica interna come in politica internazionale. Inoltre, la debolezza numerica e gestionale della maggioranza di governo ha messo in moto le forze 'riformiste' delle grandi lobbies, che puntano a due risultati, uno politico che è quello di chiudere la vicenda Berlusconi e anti-Berlusconi per evitare che nell'alternanza politica si introducano forze non perfettamente omogenee, e l'altro che consiste nel sostituire ai conti da ragioniere dello stato di Padoa-Schioppa la strategia delle grandi riforme, quelle che piacciono all'UE e a Montezemolo. La politica finisce dove cominciano gli affari.

Siamo stati facili profeti quando abbiamo sottolineato che dopo la vittoria, anche se risicata, su Berlusconi bisognava organizzare da subito un movimento politico di alternativa che non si facesse risucchiare dalla sinistra governista e dalle grandi manovre della sinistra europea, che sono la via d'uscita a una possibile implosione degli attuali equilibri del centro-sinistra, ma che certamente non sono la nostra alternativa.

Erregi

8 gennaio 2007


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