Vicenza, è possibile vincere?

Prodi e D'Alema hanno sciolto i nodi su Vicenza e sull'Afghanistan dicendo con chiarezza e determinazione che l'ampliamento dell'aereporto Del Molin e la presenza delle truppe NATO a Kabul non sono in discussione. In poche parole la strategia militare offensiva degli americani è accettata dai massimi esponenti del governo e non può essere cambiata. A questo punto bisognerà attendere gli eventi e capire chi, nella "sinistra radicale", si opporrà e come a queste decisioni. Mi sembra però di capire che siamo in presenza di polveroni e di contorcimenti che non promettono niente di buono. Da una parte si cerca di trattare una presenza militare più 'politica' in Afghanistan, cioè di mascherare la presenza delle truppe, dall'altra di delegare al "movimento" lo scontro su Vicenza.

Se questa è la questione che emergerà definitivamente dalle forze della "sinistra radicale" bisognerà innanzitutto fare una battaglia  contro queste forze. Abbiamo, già da tempo, messo in guardia i movimentisti dai rapporti politici con PRC, PdCI e Verdi, rispetto ai quali bisogna combatterne la deriva governista e subalterna. Nella discussione abbiamo sostenuto che, man mano che il governo Prodi chiarisce la sua strategia interna e internazionale liberista e atlantica, bisogna creare una autonomia politica di tutte quelle forze che con serietà e determinazione perseguono un programma antimilitarista e di rivendicazioni sociali che al liberalismo si oppongono.

La manifestazione del 19 gennaio davanti a Montecitorio non ha sciolto i nodi. Poca gente in piazza e toni accesi, diciamo discorsi gridati, che non delineano una prospettiva. Siamo ancora una volta alle "scadenze". Quella logica gruppuscolare che non modifica realmente le cose e i rapporti di forza.

A mio parere bisogna affrontare le cose in un diverso modo.

Sul terreno della lotta è necessario costruire una forza reale contro l'articolazione della forza militare americana in Italia che rappresenta il secondo fronte della guerra infinita di Bush. A che cosa serve se non a questo il raddoppio dell'aereporto di Vicenza? E, visto che se ne parla poco, la costruzione a Cameri, in Piemonte, della fabbrica di assemblaggio dei caccia bombardieri non è la produzione su larga scala di avioggetti per la guerra infinita? Dunque siamo in ballo e questo governo non esce dagli schemi strategici americani. Le chiacchiere della Menapace sono la copertura vergognosa della politica di guerra di questo governo. Sulla guerra non si può mediare, bisogna contrapporsi costruendo una coscienza di massa e una mobilitazione contro il governo chiamandolo per nome e cognome.

Sapremo costruire questa forza uscendo dal ritualismo e dal minoritarismo? Molto dipenderà dalla forza che si sta sviluppando a Vicenza contro il raddoppio della base. Molto dipenderà però anche dalla strutturazione a livello nazionale e dal compattamento di tutta quell'area politica di sinistra che dovrà sganciarsi dalla sinistra governista e rilanciarsi come protagonista di grandi battaglie.

Rompere con Prodi e coi partiti del centro sinistra, creare una forza di massa che sia di riferimento organizzato e politicamente matura. A partire da Vicenza.

Erregi

21 gennaio 2007


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